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Il Tricolore e la bambina, quegli ultimi scatti da Kabul

La politica italiana, a destra e a sinistra, sembra stavolta concorde nel sostenere gli sforzi del governo perché la sicurezza è bipartisan al netto degli slogan. Le foto dell’11 settembre sono state incorniciate in tutto il mondo, oggi l’Italia potrebbe conservare in un cassetto quei due scatti, il Tricolore e la bambina, cioè gli ultimi vent’anni e i prossimi decenni. Il nostro passato e il nostro futuro

Il Tricolore e la bambina. Ogni guerra, ogni tragedia ha le sue foto simbolo che invitano alla riflessione, suscitano ricordi, favoriscono la retorica. La fine dell’impegno dell’Italia in Afghanistan sta in quella bandiera fotografata da un militare poco prima che il portellone del C130 si chiudesse per l’ultimo volo da Kabul. L’emozione degli ultimi giorni ha ridato orgoglio all’Italia per la grande operazione di evacuazione organizzata dalla Difesa, ma gli ultimi vent’anni andranno analizzati a mente fredda perché 54 morti, 723 feriti, molte migliaia di uomini e donne, tante operazioni rimaste segrete impongono un’analisi su quello che l’Italia ha fatto e su quello che ha insegnato agli altri.

Quel Tricolore sembra anche indicare una linea di confine, dentro o fuori, dentro quel grande aereo che ti porta verso un altro mondo mentre fuori resta una grande e sfortunata nazione che pure non è nazione secondo i canoni democratici occidentali, ma tanti piccoli mondi chiusi in se stessi. E fuori è rimasta anche una bambina, un vestito rosso e un pianto dirotto. L’ha fotografata un inviato di guerra di lunghissima esperienza, Fausto Biloslavo: “La scattavo e mi piangeva il cuore”.

Quella mano al di là della rete verso l’amico sconosciuto, tra mille altri sfortunati, è la milionesima richiesta d’aiuto che l’Italia e l’Occidente non hanno saputo esaudire. Potevano l’Italia o gli altri Paesi Nato evacuare tutti? No, non puoi trasferire un popolo e non puoi nemmeno dimenticarlo se le sue sorti ti riguarderanno in futuro. La frenetica attività diplomatica del presidente Mario Draghi per un G20 straordinario che vorrebbe il più ampio possibile è il segno tangibile dell’urgenza di affrontare le conseguenze di un fallimento, qual è quello statunitense, che riguarderanno tutti: da chi confina con l’Afghanistan a chi, come l’Italia, sa quanto siano permeabili i confini che da quelle aree asiatiche arrivano fino all’Africa, fino al Sahel, fino al jihadismo vicino a noi.

La politica italiana, a destra e a sinistra, sembra stavolta concorde nel sostenere gli sforzi del governo perché la sicurezza è bipartisan al netto degli slogan. Le foto dell’11 settembre sono state incorniciate in tutto il mondo, oggi l’Italia potrebbe almeno conservare in un cassetto quei due scatti, il Tricolore e la bambina, cioè gli ultimi vent’anni e i prossimi decenni. Il nostro passato e il nostro futuro.


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