I ribelli filo-iraniani colpiscono con missili e droni la base militare più grande nel Paese che si trova nella provincia di Lahj, a 60 chilometri da Aden
I ribelli Houthi dello Yemen hanno compiuto una nuova strage, nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale per un cessate il fuoco, a seguito della proposta di pace avanzata dall’Arabia Saudita. Secondo quanto ha riferito l’emittente televisiva al-Arabiya si contano almeno 30 soldati morti e 60 feriti tra le forze dell’esercito regolare. L’attacco, lanciato con tre droni bomba e due missili balistici, ha colpito questa mattina (29 agosto, ndr), una base militare della provincia di Lahj, a 60 chilometri a Nord di Aden. Si tratta della famosa base di Al-Anad, la più grande del Paese, nota per ospitare la Forza Al-Umalaqa (dei Giganti).
Una fonte locale contattata da Formiche.net ha riferito che il raid ha colpito la base mentre era in corso l’appello mattutino dei soldati. Foto e video diffusi sui social hanno mostrato molte vittime insanguinate in abiti militari e civili portate nei reparti e nelle unità mediche di emergenza del campo.
Il raid del gruppo filo-iraniano è avvenuto proprio mentre avveniva l’addestramento dei soldati di questa formazione fedele al governo del presidente Abde Rabbo Mansur Hadi. Questa base era stata presa di mira già una volta, all’inizio del 2019, da un drone di fabbricazione iraniana, durante una parata militare, che ha portato all’epoca all’uccisione di sei membri dell’esercito yemenita e al ferimento di altri 20. Il maggiore generale Saleh Al-Zindani, vice capo di stato maggiore dell’esercito yemenita, era deceduto all’epoca per le ferite riportate in quell’attacco.
Considerata una delle storiche basi aeree militari fondate dagli inglesi nello Yemen, Al-Anad si trova a Nord della città di Al-Houta, capitale di Lahj. Comprende anche una pista di atterraggio per aerei, depositi di armi e un edificio per l’alloggio dei piloti, nonché un campo per le forze di fanteria e un’altra per le forze armate. Inoltre, questa base, che si estende da Nord a Sud per una lunghezza di 20 chilometri, comprende un campo di addestramento e officine per la manutenzione di aerei da guerra e attrezzature militari pesanti. Gli Stati Uniti l’avevano usata in passato come punto di partenza per il lancio di droni che davano la caccia agli uomini di Al-Qaeda presenti in Yemen.
Si ritiene che l’attacco sia stato lanciato dalle posizioni degli Houthi nell’area di Al-Hawban, a Nord-Est di Taiz. I feriti sono stati portati in strutture mediche di emergenza negli ospedali di Lahj e Aden, a bordo di ambulanze e camion militari. In passato la formazione sciita ha già compiuto attacchi simili come quello che ha preso di mira un campo di addestramento nella regione di Al-Wadiah, a Nord di Hadramout, a metà giugno di quest’anno.
I vertici dell’esercito yemenita ritengono che questo attacco sia un chiaro messaggio dei ribelli alla comunità internazionale sulla mancata volontà di aderire al piano di pace saudita e delle Nazioni Unite. È stata colpita infatti una base militare simbolo, spiegano da Aden, che è importante non solo per le forze di terra ma anche per l’aviazione e la marina yemenita.
L’attacco di oggi arriva mentre in Yemen circolano le notizie di una svolta nella mediazione saudita e internazionale che porterebbe al ritorno dei membri del governo yemenita nella vicina città di Aden, dichiarata capitale ad interim del Paese, e una settimana prima che il nuovo inviato delle Nazioni Unite, Hans Grundberg, inizi il suo mandato per rianimare lo stallo in cui versa il processo politico nel Paese.
La strage Houthi avviene inoltre a poche ore di distanza dall’appello lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, per un cessate il fuoco in Yemen e a meno di 24 ore di distanza dalla Conferenza per la cooperazione e il partenariato organizzato ieri a Baghdad dal governo iracheno alla presenza di Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Giordania, Egitto, Turchia e Kuwait invitati dal primo ministro iracheno, Mustafa Khadimi, con l’aiuto della Francia di Emmanuel Macron, in visita nella capitale irachena.