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In ricordo di Carlo Mosca, prefetto con l’anima, al servizio del Paese

Pubblichiamo un estratto del libro scritto per il prefetto Carlo Mosca, “un modello di comportamento nutrito da sentimenti profondi”, come lo ricorda Elvira Frojo, già dirigente della Pubblica Amministrazione, proveniente dalla carriera prefettizia, oggi scrittrice e giornalista, collaboratrice di Formiche.net. Il volume curato dai prefetti Ignazio Portelli e Laura Lega sarà presentato il primo ottobre presso la Sede didattico-residenziale del ministero dell’Interno

L’Anfaci, l’associazione nazionale funzionari dell’Amministrazione civile dell’Interno, alla presenza del ministro Luciana Lamorgese, il primo ottobre ricorderà il Prefetto Carlo Mosca, prematuramente scomparso nel mese di marzo scorso, con la presentazione, presso la Sede didattico-residenziale del ministero dell’Interno, di un volume curato dai prefetti Ignazio Portelli e Laura Lega, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Anfaci. “In ricordo di Carlo Mosca” è una raccolta di testimonianze dello straordinario legame di appartenenti all’Amministrazione come di personalità di Stato, amici, parenti, collaboratori, con l’alto dirigente, giurista, docente, Maestro di intere generazioni di funzionari e dirigenti del ministero dell’Interno.

Pubblichiamo l’estratto firmato da Elvira Frojo

Carlo Mosca ha rappresentato un padre, un maestro, un esempio di vita, di etica del lavoro e di cultura per molti. E non solo, ne sono certa, per le tante persone che hanno avuto il privilegio di lavorare con lui. Per me, dirigente della carriera prefettizia, Carlo è stato, sempre, il “cordone ombelicale” che ha alimentato serenità, fiducia e speranza. A 24 anni, già giovane avvocato, entravo in una dimensione lavorativa del tutto diversa da quella precedente e temevo di non riuscire a viverla in maniera adeguata.

Presto ho conosciuto Carlo. Affascinata, come tutti, dalle sue parole che toccavano il cuore, mentre spiegava nella maniera più diretta, da raffinato giurista, non aride questioni tecniche ma il modo di credere, concretamente, in una società migliore. Con la sensazione di poter essere ciascuno artefice di un reale cambiamento e di una costruzione del futuro sempre positiva. Iniziò, così, un percorso di intima condivisione con i valori di una comunità alla quale sono stata, da subito, orgogliosa di appartenere. Anche quando la mia vita professionale ha avuto strade diverse dall’amministrazione dell’Interno.
Etica, competenza, equilibrio, accoglienza, capacità di ascolto trovavano la sintesi nella figura umana e professionale di Carlo. Espresse nelle occasioni più varie.

Nella veste di eccellente docente e di dirigente di ineguagliabile valore.
Sia incontrandolo per caso, in partenza alla stazione, o per motivi di lavoro o quando, con gli occhi lucidi, mi confidò di aver appena appreso della malattia dell’amata moglie, Carlo era sempre l’uomo dalla particolare sensibilità.

Tanti i dolori della sua vita. Vissuti in solitudine, con eccezionale dignità e fede cristiana. Mai, neanche nei momenti più difficili, è venuta meno l’attenzione e la vicinanza per amici e colleghi, in ogni contesto. Mai trascurati, mortificati, dimenticati.

Testimone di costante sensibilità verso gli altri. La “persona”, qualunque essa fosse, è stata, sempre, al centro delle sue riflessioni, delle sue scelte e di una straordinaria capacità di armonizzare l’impegno pubblico e il rispetto del privato.
Un riferimento per tutti, Carlo. Per ridefinire priorità, nei momenti più oscuri e nei giorni di disorientamento. Apriva prospettive che condivideva con affetto e autentica solidarietà.

Un modello di comportamento nutrito da sentimenti profondi. Ero felice di ascoltarlo. Le sue parole, delicate e autorevoli. I suoi silenzi, un linguaggio per comprendere e accogliere le fragilità, attraverso uno sguardo mai distante. La qualità del suo sentire elevato era capace di rimuovere ansie, difficoltà e solitudini e di dilatare emozioni positive. Donando fiducia e speranza.

L’uomo di grande fede. Non proclamata, ma immanente, vissuta con forza in ogni contatto ed esperienza di vita e di lavoro.
Il professionista dei tanti prestigiosi incarichi, sempre svolti con dedizione e coraggio. L’uomo di amministrazione dalla visione originale e dalle soluzioni imprevedibili. Nel segno della giustizia, del rigore, dell’integrità morale e della libertà di pensiero.

La sua eleganza innata e il suo patrimonio morale sopravvivono alla prematura scomparsa. È il tempo interiore che lega passato, presente e futuro e dona un senso alla nostra vita. È ciò di cui, oggi più che mai, in tempo di pandemia, abbiamo tutti bisogno. Sentirci uniti in una gerarchia di valori definita dal cuore.

Nel distacco, ancora irreale, quel “cordone ombelicale” non riesco a reciderlo. Grazie, Carlo!

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