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Clima, caldo record e geopolitica, il meltemi che spira in Grecia

Il ragionamento sulle potenzialità eoliche nell’Egeo si affianca a quello sullo status ellenico di nuovo centro di relazioni dove costruire standard europei, che impediscano di fatto ad altri macro player esterni di usare l’energia come arma politica. La riduzione delle emissioni di carbonio dettate dal Covid-19 non ha rallentato il riscaldamento della terra

Gli effetti dei cambiamenti climatici, come l’eccezionale ondata di caldo dell’estate 2021, potrebbero rendere difficile la transizione energetica anche di quei Paesi che si erano mossi in modo più virtuoso chiudendo molte centrali a carbone. L’esempio della Grecia in questo senso è calzante, visto che proprio il cronoprogramma ellenico per eliminare gradualmente il carbone potrebbe essere inficiato dalle temperature infuocate dello scorso agosto. Più in generale, proprio il ritardo con cui si sta affrontando il nodo del clima assieme ai fatti legati alla quotidianità, si rivelano essere decisivi per le policies green e le connesse strategie aziendali.

CALDO RECORD

Il caldo record fatto registrare questa estate in Grecia con punte di 47 gradi (come anche in Italia) si è trasformato in una sorta di crash test per l’approvvigionamento energetico del Paese. Lo scorso inverno inoltre le ingenti nevicate avevano prodotto varie interruzioni di corrente. Per questa ragione il governo ha annunciato tagli dopo che le centrali elettriche non erano state in grado di coprire la domanda. Il progetto del governo Mitsotakis era chiaro: abbandonare il carbone 3 anni in anticipo rispetto al 2028, con la centrale a lignite Ptolemaida 5 da chiudere nel 2025 e tutti gli altri impianti nel 2023. L’emergenza rappresentata dalle temperature eccezionali però si pone come un macigno dinanzi ad una trasformazione epocale, non solo per l’Egeo ma anche per l’intero costone balcanico.

Non va dimenticato che la riduzione delle emissioni di carbonio dettate dal Covid-19 non ha rallentato il riscaldamento della terra, come osservato in un paper dell’Onu proprio alla vigilia della 76esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Appare chiaro come siano lontani anche gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti nell’accordo di Parigi del 2015, temi di cui si è discusso due giorni al vertice Eumed9 ad Atene, alla presenza tra gli altri del premier italiano Mario Draghi e del presidente francese Emmanuel Macron.

QUALE TRANSIZIONE

Di contro la Grecia ha fatto passi da gigante nell’eolico: pochi giorni fa infatti le turbine eoliche elleniche hanno stabilito il record nazionale di produzione di energia elettrica (a 61,4 Gwh), ovvero il 48% della domanda di elettricità nazionale. Lo stesso giorno, il 6 settembre scorso, le rinnovabili hanno coperto il 59% della domanda giornaliera complessiva in Grecia: un decimo proveniva dall’energia solare e altre fonti hanno contribuito per l’1%. Significa che dopo anni di lassismo c’è finalmente una progettualità settoriale marcata verso la transizione energetica.

Il governo Mitsotakis si sta caratterizzando non solo per il già citato impegno a eliminare gradualmente la lignite, ma anche per realizzare il necessario quadro normativo che attiri il gotha della tecnologia e degli investimenti internazionali, tra cui molti players Usa. Basti pensare che il Pnrr ellenico prevede 450 milioni di euro per le installazioni di sistemi di accumulo di energia, oltre che per lanciare una gara per 700 MW di stoccaggio.

WIND & GEOPOLITICA

Sul punto va osservato che si sta avvicinando l’inverno, un momento dell’anno in cui è già necessaria più energia e in cui quest’anno ne occorrerà altra per alimentare la ripresa economica post pandemia: anche per questa ragione i paesi europei stanno stipando quote destinate a limitare le emissioni di carbonio e ripensando alla chiusura delle centrali a carbone per colmare il vuoto lasciato dal vento che manca soprattutto nel mare del nord. Non è però il caso della Grecia, dove il meltemi spira con forza e offre al Paese la capacità di incrementare la sua produzione di energia eolica. Un passaggio che, al contempo, permette ad Atene di costruire reti tra le diverse fonti di energia.

Entro il 2040 l’eolico offshore sarà la più grande fonte di elettricità nell’Unione europea: per questa ragione il player ellenico Mytilineos ha firmato un accordo con Copenhagen Infrastructrure Partners (Cip) per lo sviluppo congiunto di parchi eolici al largo della Grecia. Inoltre lo stesso conglomerato industriale greco ha dichiarato di aver firmato un accordo per la vendita di un portafoglio solare da 90 MW in Romania, costituito da due parchi fotovoltaici, a Enel Green Power Romania, parte del gruppo italiano Enel.

Anche Shell collabora con Mytilineos, nella consapevolezza che i pesi massimi dell’energia scommettono sui progetti offshore nell’Egeo. Il ragionamento sulle potenzialità eoliche in Grecia si affianca a quello sullo status ellenico di nuovo centro di relazioni dove costruire standard europei, che impediscano di fatto ad altri macro player esterni di usare l’energia come arma politica.

@FDepalo

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