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Crolla il Panshir. Esultano i Talebani (grazie al Pakistan)

Il Panshir, l’ultima roccaforte della resistenza contro i talebani, è a un passo dal crollo. Sull’edificio del governatore sventola la bandiera degli studenti coranici, il vicepresidente Saleh sarebbe in fuga in Tagikistan, Massoud al sicuro. Accusa della resistenza contro il Pakistan: ha inviato i droni per bombardarci

Ormai è questione di ore. Il Panshir, l’ultima roccaforte della resistenza afgana contro i Talebani, è crollato. Lasciano pochi dubbi i video circolati sui social network della bandiera talebana issata sulla Casa del Governatore, al centro della valle nel Nord del Paese. Hanno ceduto le difese del comandante Ahmad Massoud, figlio di Ahmad Shah Massoud, l’uomo che per due volte ha infranto l’invasione della valle alle pendici dell’Hindu Kush, prima con i sovietici, poi con i talebani, vent’anni fa.

 

 

 

Un comunicato dai toni trionfalistici degli studenti coranici annuncia vittoria: “Con questa vittoria il nostro Paese è ora completamente fuori dal marasma della guerra», fa sapere in una nota il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid. Dal Fronte di resistenza nazionale (Fnr) arriva una parziale smentita in mattinata: “Le nostre forze sono presenti in tutte le posizioni strategiche nella valle per continuare la lotta”.

Fra un proclama e l’altro si addensa la nebbia sul destino delle due figure chiave per la resistenza del Panshir. Da una parte Massud, dall’altra il vicepresidente Amrullah Saleh. Venerdì in un video l’ex numero due di Ashraf Ghani aveva assicurato il proseguimento della battaglia pur ammettendo che la situazione sul campo era “difficile”. In questo momento, riferisce un portavoce del Fronte al Washington Post, avrebbe lasciato la valle con un’aereo diretto in Tajikistan. La stessa fonte conferma al giornale americano la caduta delle difese in Panshir: “Il Panshir è caduto. I Talebani hanno preso il controllo degli uffici governativi. I Talebani sono entrati nella casa del governatore».

Nessun dubbio invece sulla sorte di un altro personaggio chiave della resistenza, il portavoce del Fronte Fahim Dashti, ucciso in un agguato tra venerdì e sabato insieme al cugino di Massoud, il generale Abdul Wudood, come conferma lo stesso leader su twitter, “è morto da eroe”. A nulla sono valsi i tentativi di mediazione del comandante della resistenza con i talebani. Un comunicato di lunedì mattina ha aperto uno spiraglio per un cessate-il-fuoco, “se i talebani porranno fine ai loro attacchi nel Panjshir e ad Andarab, avranno fine anche i combattimenti e potranno iniziare i colloqui”.

Fonti sul campo confermano che i combattimenti sono ancora in corso lungo la valle. In una dichiarazione a Ndtv oggi il Nrf ha ammesso che “la strada della valle del Panshir è in mano ai talebani” anche se “la battaglia prosegue nelle sotto-valli”. Intanto dalla resistenza parte un’accusa contro il Pakistan, reo di aver sostenuto l’assalto dei talebani con l’intervento di droni armati.

Secondo Babak Taghvaee, analista di Difesa che monitora da settimane i movimenti nella regione, il Pakistan ha fatto ricorso a droni CH-4 acquistati dalla Cina per colpire le forze della resistenza in Panshir. Un’ accusa rilanciata dal governatore Kamaluddin Nezami, secondo cui le postazioni “sono state bombardate dai droni diverse volte”, e dallo stesso Massoud su twitter: “I talebani non stanno combattendo con noi, l’esercito pakistano e l’Isi (Inter Services Intelligence, i servizi segreti di Islamabad, ndr) sì. I talebani non sono abbastanza forti per competere con noi ma l’esercito pakistano li sta aiutando #sanzionateilPakistan”. Sabato mattina il direttore degli 007 pakistani Faiz Hameed è stato fotografato in un hotel a Kabul in visita con una delegazione per incontrare i talebani.

 

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