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Del Vecchio e Caltagirone, patto per comandare sulle Generali. Scenari e numeri

I due azionisti, che insieme controllano l’11% del Leone di Trieste, si impegnano a consultarsi prima di prendere qualunque decisione da qui all’assemblea 2022 chiamata ad approvare i conti e rinnovare il board. Il cda del 27 settembre, la presentazione di una lista del cda, il ruolo di Mediobanca, il futuro di Donnet e la concorrenza dei giganti europei

Francesco Gaetano Caltagirone (78 anni) e Leonardo Del Vecchio (86) hanno stretto un patto parasociale per coordinare le loro mosse in Generali. Lo si è scoperto oggi da un annuncio a pagamento nelle pagine economiche del “Messaggero”, quotidiano del costruttore romano. La versione finanziaria delle pubblicazioni di matrimonio tra due imprenditori liquidi, attivi e battaglieri. Che hanno l’obiettivo di influire sul cda delle assicurazioni triestine, che sarà rinnovato ad aprile 2022. Non a caso, il patto avrà validità solo fino a quell’assemblea, e non oltre.

Dal testo integrale dell’accordo (che si può trovare qui), emerge che Caltagirone e Del Vecchio controllano insieme l’11% delle assicurazioni triestine. Il primo attraverso una galassia di società con quote inferiori all’1%, tutte con sede in via Barberini, storico quartier generale romano del gruppo di famiglia. Il secondo attraverso la Delfin, cassaforte lussemburghese che controlla sia la multinazionale EssilorLuxottica che la quota di maggioranza relativa in Mediobanca.

E qui le cose si fanno interessanti, perché oltre a possedere direttamente l’11% di Generali, i due hanno anche quote nella banca d’affari milanese (19% Del Vecchio, 3% Caltagirone), che è prima azionista di Generali con il 12,8%. Questo blocco azionario permetterà ai due di guidare un cambio al vertice delle assicurazioni? Non è così semplice.

In Mediobanca c’è un nuovo azionista (attivista)

L’attuale vertice, composto da Philippe Donnet (Ceo) e Gabriele Galateri di Genola (presidente) è espressione dell’azionista di maggioranza Mediobanca, guidata da Alberto Nagel e Renato Pagliaro. Che sono orientati a confermare Donnet, anche alla luce dei buoni risultati ottenuti dal gruppo in questi anni. Il manager francese con una lunga esperienza nel settore ha sempre raggiunto o superato gli obiettivi presentati agli azionisti. Solo che, nel frattempo, l’azionista di maggioranza di Mediobanca è cambiato: Unicredit è uscita e Leonardo Del Vecchio ha rastrellato azioni fino al limite imposto dalla Bce.

La Banca centrale, nell’autorizzare la scalata in due tempi (prima 10% poi 20%), ha costretto Del Vecchio a muoversi con cautela e senza scossoni, tanto che lo scorso ottobre Nagel e Pagliaro hanno presentato una lista “propria” e sono stati votati per un nuovo mandato; mentre Delfin, pur non presentando nomi propri, aveva puntato sulla lista di Assogestioni, risultata in minoranza.

Le liste presentate dal cda

Alcune aziende, infatti, permettono al cda uscente di presentare una propria lista in assemblea. Mediobanca lo ha fatto per la prima volta nel 2020 e ora anche Generali vorrebbe adottare lo stesso sistema per l’assemblea 2022. Il tema sarà in discussione al cda del 27 settembre e non è un caso se Del Vecchio e Caltagirone si siano mossi ora. Possono contare su due voti nel cda del Leone: lo stesso Caltagirone (che è vicepresidente vicario) e Romolo Bardin, uomo di fiducia di Del Vecchio (è al capo di Delfin), che siede anche nei comitati più importanti.

La domanda ora è: i pattisti vogliono sabotare l’adozione della lista del cda o fare in modo che i nomi in essa contenuti siano di loro gradimento? Il primo scenario sarebbe una dichiarazione di guerra aperta, contro i manager di Trieste e di Milano, visto che la modifica dello statuto che permette al cda di presentare una lista è stata votata all’unanimità nell’assemblea 2020.

Una nuova strategia per Trieste

Caltagirone e Del Vecchio stanno mettendo tutte le fiches sul tavolo perché credono che Generali debba tornare a crescere in modo esponenziale e non graduale, come è successo in questi anni di acquisizioni prudenti (Cattolica assicurazioni, gli asset comprati in Malesia). Per tornare a gareggiare con i giganti europei (Zurich, Allianz, Axa) servono operazioni “shock”, secondo i due paperoni.

Non ne fanno un mistero. Basta leggere il comunicato depositato sul sito di Generali: puntano a “consultarsi al fine di meglio ponderare i rispettivi autonomi interessi rispetto a una più profittevole ed efficace gestione di Assicurazioni Generali, improntata alla modernizzazione tecnologica dell’attività caratteristica, al posizionamento strategico dell’impresa, nonché alla sua crescita in una logica di mercato aperta, trasparente e contendibile”.

La parola “contendibile” fa sempre rizzare i capelli di chi segue la finanza, soprattutto in un settore delicato e ultra-regolamentato come quello finanziario. Da qui ad aprile capiremo se i manager troveranno un accordo con i due azionisti (c’è chi dice che anche i Benetton, con il 4%, siano dalla loro parte) oppure se useranno altra liquidità per crescere nel capitale e arrivare alla conta in assemblea.

 

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