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Come l’Italia (e l’Europa) si potrà confrontare con il nuovo governo talebano?

Commenti a caldo dopo la nascita del nuovo governo talebano. Fassino: “Dopo Kabul serve un cambio di passo dell’Europa”. Mauro: “L’azione condotta da Qatar e Turchia è indizio regolatore del ruolo che nel rapporto con gli americani è tornato ad avere la Fratellanza Musulmana”. Margelletti: “L’occidente continua a sperare invece che giudicare”. Nirenstein: “Talebani come Hamas”

I Talebani hanno annunciato il governo ad interim: Hasan premier, Baradar vice, il figlio del mullah Omar alla Difesa, già capo della strategia militare che ha portato alla caduta di Kabul. Haqqani agli Interni, è vicino ad Al Qaeda ed è responsabile della morte di centinaia di soldati occidentali. E’di tutta evidenza che dopo Kabul serve un cambio di passo dell’Europa. Commenti e analisi di Fassino, Mauro, Margelletti, Nirenstein.

FASSINO

“Mi sembra che il Ministro Di Maio abbia detto con grande chiarezza – osserva a Formiche.net il presidente della Commissione Esteri della Camera, on. Piero Fassino – che l’atteggiamento nei confronti del governo talebano dipende dai suoi comportamenti. Le notizie che giungono in queste ore da Kabul sono molto inquietanti e indicano la scelta di un governo di duri e puri, smentendo in modo clamoroso gli annunci di moderazione delle scorse settimane. Se questa sarà la strada scelta dai talebani, l’atteggiamento europeo e occidentale non potrà che essere molto severo. In ogni caso – aggiunge – l’atteggiamento da avere con quel governo andrà convenuto in sede europea, concordando una posizione comune in modo che non vi siano divaricazioni o atteggiamenti distonici”.

L’Italia dialogherà con Qatar e Turchia, ha annunciato il ministro Di Maio. “Il Qatar – sottolinea Fassino – ha svolto un ruolo in questa crisi e molti paesi come l’Italia stanno pensando di collocare lì la propria postazione diplomatica dedicata all’Afghanistan. Quanto alla Turchia, anch’essa svolge un ruolo nella regione ed è utile avere con Ankara un’interlocuzione, come si dovrà avere con il Pakistan e le Repubbliche euroasiatiche confinanti che Di Maio ha visitato negli ultimi giorni. E si dovrà tenere conto di come si muoveranno altri player quali Russia, India, Iran e Cina. Anche in questo caso occorre una concertazione europea che definisca come la UE intende collocarsi negli equilibri strategici della regione.”

Vista la crisi afgana, è il momento di accelerare sulla difesa comune europea? “Certo – dice Fassino – così come la crisi afghana sollecita una riflessione sulla Nato e su come sviluppare un’autonomia strategica dell’UE in chiave complementare all’Alleanza Atlantica.”

“Avendo ben presente – sottolinea – che una politica di difesa e sicurezza comune non ci può essere senza una forte politica estera europea comune, rafforzando i poteri dell’Alto Rappresentante, superando il voto all’unanimità e realizzando un cambio di passo per una Unione Europea che abbia una voce sola e agisca con una sola mano. In funzione di ciò occorre un’accelerazione nella costruzione una strategia europea in materia di sicurezza e difesa, come è stato ribadito nella recente riunione europea dei Ministri della difesa. L’incontro Draghi-Macron ha lanciato un segnale forte e dopo le elezioni tedesche dovrà essere una priorità operare per un’intesa tra Italia, Francia e Germania capace di imprimere un salto di qualità alla politica estera e di sicurezza europea”.

MAURO

L’ex ministro della Difesa Mario Mauro, già vicepresidente del Parlamento Europeo, raggiunto telefonicamente a Bruxelles dove ha preso parte al vertice del PPE sull’Afghanistan, dice a Formiche.net che è inutile negare lo stabile collegamento tra l’attività diplomatica italiana e Turchia e Qatar, per molteplici ragioni: “In primis perché con i turchi collaboriamo in ambito Nato, fatto che non lascia adito a dubbi, in secondo luogo perché al Qatar consentiamo ogni libera attività di investimento sul nostro territorio. Nel momento in cui la Fondazione Qatar acquista la gran parte degli investimenti immobiliari di Milano è illusorio porsi adesso degli interrogativi circa le nostre relazioni con quel paese. Diverso è il rapporto assunto nella questione afgana: l’azione condotta da Qatar e Turchia è indizio regolatore del ruolo che nel rapporto con gli americani è tornato ad avere la Fratellanza Musulmana”.

“Erdogan in particolare ha tradizionali rapporti con esponenti della Fratellanza – continua Mauro – che hanno avuto un ruolo nelle vicende afgane, non a caso i turchi già oggi si propongono come interlocutori dei talebani, soprattutto se la Turchia dovesse condurre questo gioco in collaborazione con un altro partner strategico per gli Usa come il Pakistan”.

L’Ue ha scelto di proseguire nell’aiutare gli afgani, tramite le organizzazioni internazionali, in modo tale che non fuoriescano da quel territorio, o quantomeno aiutandoli dove sono già arrivati come in Turkmenistan o Uzbekistan e aggiunge: “Continuare a dare soldi ai talebani produrrà oltre al danno anche una beffa. Si sta diffondendo il principio che dove c’è inefficienza e corruzione si risolve tutto con l’avvento di una stagione di autoritarismo. Un pensiero che non riguarda solo il modo con cui gli americani vogliono delegare per la soluzione del nodo afgano, ma ecco che esso comincia anche a riguardare quei paesi a due passi da casa nostra come la Turchia. Attenzione, con questa materia l’Italia sta giocando col fuoco mentre facciamo gli inflessibili, giustamente, con paesi come la Bielorussia mentre ci permettiamo di pensare che donne e uomini afgani saranno felici con l’avvento dei talebani”.

E conclude: “Lo sforzo profuso dalla difesa italiana per l’evacuazione a Kabul è stato mirabile ed è diventato un esempio per tutti i paesi membri dell’alleanza. Gli italiani hanno fatto meglio di tutti”.

NIRENSTEIN

“Che l’Italia possa stabilire un rapporto con Qatar e Turchia rispetto al rapporto che questi due hanno con i Talebani mi appare preoccupante – precisa a Formiche.net Fiamma Nirenstein, giornalista e membro del Jerusalem Center for Public Affairs (Jcpa) – lo dimostra l’attitudine che i due paesi citati hanno con il terrorismo. Non sono dichiarazioni le azioni dei Talebani, sono la sostanza stessa del loro essere. E’ come quando si parla di Hamas senza aver letto le loro intenzioni. Ieri in Afghanistan hanno ucciso una donna solo perché indossava i jeans: è la scelta di mettere quel paese al servizio del progetto islamista della dominazione del mondo tramite la Sharia. Ovviamente non tutti i musulmani pensano questo. Ma l’atteggiamento dei Talebani rispetto alla prospettiva internazionale non è da leggere, bensì è già noto da tempo. Attenzione inoltre ai deliri antiamericani che stanno spopolando su alcuni media – puntualizza – Biden o chi per lui passerà, mentre gli Stati Uniti no. Sono l’alleanza occidentale che tiene a bada tutti gli estremismi e vanno preservati con tutte le forze”.

MARGELLETTI

“Questi sono loro. Mi ha profondamente addolorato ascoltare la discussione sui Talebani buoni e cattivi: l’occidente continua a sperare invece che giudicare – sottolinea Andrea Margelletti, Presidente del Ce.Si – . Dovrebbe valutare meglio ciò che si trova dinanzi. Certamente non sono più quelli di 20 anni fa, ma il movimento non ha cambiato nome perché le matrici sono rimaste le stesse”. Il nodo secondo Margelletti risiede nel fatto che la politica occidentale preferisce gli slogan, “così come si fa in questi giorni sulla difesa comune europea: con quale pudore la si propone se prima non si ha una politica estera comune?”. E osserva: “Le forze armate sono strumenti di sovranità nazionale. Se da domani avessimo l’esercito europeo senza gli Stati Uniti d’Europa e qualcuno attaccasse l’Italia, come faremmo a gestire il mancato accordo sulla risposta militare da parte di un altro Paese Ue? Per cui occorre un Cancelliere europeo prima, e ministri di esteri e difesa. Non solo queste cariche non le abbiamo, ma credo che non le voglia nessuno. Quindi parlare di forze armate europee è solo un esercizio teorico”.

Inoltre il fatto che Roma abbia deciso di dialogare con la Turchia sul dossier afgano è fisiologico, non si può non avere relazioni con un membro della Nato. “A volte si tende a dimenticare che Ankara è tra i membri più significativi dell’Alleanza: possiamo discutere su molte cose ma non possiamo considerare la Turchia un paese nuovo con cui approcciarsi. Basti pensare che l’Italia si trova in comandi dove i nostri soldati sono fianco a fianco con i colleghi turchi, alla stregua di inglesi, americani e francesi”.

@FDepalo


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