La Nota di aggiornamento al Def certifica il target di crescita al 6% per fine anno e un disavanzo che torna sotto il 10% dopo l’esplosione causa pandemia. E l’Italia potrà contare su 19-22 miliardi all’anno di risorse fresche
L’Italia torna sul sentiero della crescita e della sostenibilità dei propri conti, messi sotto stress come non mai da quasi due anni di pandemia e con lo spettro incombente di un ritorno del Patto di Stabilità, seppur più morbido. Il Consiglio dei ministri ha finalmente dato il via libera alla Nadef, ovvero la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza con le nuove stime relative ai conti pubblici. E le notizie sono decisamente buone.
Tanto per cominciare la previsione annuale di aumento del Pil sale al 6%, dal 4,5% ipotizzato nel Def in aprile. Il più alto livello di Pil e il minor deficit fanno anche sì che il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo non salga ulteriormente quest’anno, come previsto nel Def, ma scenda invece al 153,5%, dal 155,6%. Buone nuove anche sul fronte del deficit, che torna sotto il 10%, riducendo il livello rispetto alle previsioni di primavera. L’indebitamento netto nel 2021 si attesterà invece al 9,4% (dall’11,8 stimato nel Def). Nel 2022, poi, il deficit sarà al 5,6%, per scendere al 3,9% nel 2023 e avvicinarsi al 3% nel 2024 (3,3%).
Numeri che Mario Draghi, intervenuto in conferenza stampa pomeridiana a Palazzo Chigi insieme al ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha rivendicato con una punta di orgoglio. “Il quadro economico è di gran lunga migliore di quello che noi stessi pensavamo potesse essere cinque mesi fa, abbiamo approvato la nota di aggiornamento al Def che contiene le previsioni del governo sull’andamento dell’economia e della finanza pubblica. Ringrazio Franco con il suo staff e i collaboratori per tutto il lavoro fatto nel corso di quest’anno: ci sono state già tre leggi di bilancio. Un lavoro straordinario”, ha sottolineato Draghi. “Il debito pubblico è in lieve discesa e mi sono chiesto cosa significa: è la prima conferma che dal problema dell’alto debito pubblico si esce prima di tutto con la crescita”.
Ma il premier è andato oltre. “Ora c’è fiducia nell’Italia, fra gli italiani e nel resto del mondo nei confronti dell’Italia, un’altra notizia positiva. Fra l’altro si prevede per gli investimenti un aumento di circa il 15% quest’anno e di oltre il 6% il prossimo, dopo il calo del 9,2% nel 2020. Un rimbalzo che recupera tutto ciò che è stato perso lo scorso anno e anche più”. Investimenti che saranno resi possibili non solo dal Pnrr ma anche dalle stesse risorse liberate grazie al contenimento del deficit.
Stando alle indicazioni contenute nel documento, lo spazio di manovra per il 2022 aperto dalla differenza tra deficit tendenziale e programmatico ammonta infatti a circa 22 miliardi. Il deficit programmatico è infatti fissato al 5,6% del Pil e il tendenziale al 4,4%. La differenza pari a 1,2 punti si traduce in risorse comprese tra i 21 e i 22 miliardi. La sostanziale conferma è arrivata dallo stesso Franco, per il quale il quadro della Nadef dal 2022 al 2024 “libera ogni anno un margine di punto di Pil abbondante per gli interventi che dovremo definire nella legge bilancio, un punto di Pil vale circa 19 miliardi, ogni anno avremo una cifra un po’ superiore a questa”.