Matteo Salvini e la Lega sono davvero un problema per Mario Draghi? A mio giudizio non è così. Il premier ha avuto bisogno di lui sei mesi fa. Ne avrà ancora a lungo. L’editoriale di Roberto Arditti
Matteo Salvini è l’artefice unico ed indiscutibile della rinascita elettorale della Lega, ma in questo momento si trova in una posizione scomoda che lo costringe a mosse spesso improvvisate e di corto respiro.
Sbaglia però chi ne interpreta la posizione in chiave di assoluta debolezza, poiché occorre considerare che il super governo composto da super ministri e guidato da un super premier (Draghi) è tale anche, o forse innanzitutto, proprio in virtù della presenza in maggioranza della Lega.
Proviamo a spiegarci meglio, partendo proprio dalla condizione di difficoltà di Salvini che è presto descritta: egli si trova “stretto” tra l’offensiva di Giorgia Meloni (unica titolare della condizione di “oppositrice” al governo) e ministri, sottosegretari e governatori leghisti (Giorgetti, Zaia e Fedriga in testa) che vedono nell’agenda dell’esecutivo la loro stella polare. In mezzo c’è proprio Salvini, che con la testa è con Draghi ma con il cuore vorrebbe dare battaglia dalla mattina alla sera, sia per limitare lo spazio a disposizione di Fratelli d’Italia che per contrastare in modo assai più veemente i detestati alleati Letta e Conte.
Questa condizione “né carne né pesce” è però in qualche modo obbligata per Salvini, poiché lui sa perfettamente che questa non è la sua stagione di governo (quindi su questo c’è assonanza con Meloni) ma al tempo tempo sa anche che stare nella maggioranza gli consegna una patente di riconoscibilità internazionale come forza spendibile nella stanza delle decisioni di cui lui ed il suo partito hanno oggettivamente bisogno.
Possiamo quindi assumere come dato certo questa situazione e possiamo anche affermare che essa si manterrà tale sino alla fine della legislatura.
È quindi vero (come si tende a sostenere a sinistra ed in particolare dalle parti del segretario del PD Letta) che Salvini e la Lega sono elemento d’instabilità per il governo e possono, in buona sostanza, essere assimilati ad un “problema” per Draghi?
Ebbene a mio giudizio così non si può dire, perché l’eccezionalità del governo attuale è tale anche (o forse innanzitutto) proprio in virtù del fatto che alla maggioranza del Conte bis (Pd + M5S + Leu) si è aggiunta la Lega con annesso sostegno di Fi (quest’ultimo probabilmente impensabile senza ticket con Salvini).
Il governo Draghi è infatti straordinario non solo per l’oggettiva situazione di emergenza sanitaria congiunta alla formidabile opportunità di gestione di fondi europei in quantità enorme, ma è tale per l’anomala e larghissima coalizione che lo sostiene, nella quale la Lega gioca un ruolo decisivo, poiché certifica il fatto che l’ex governatore è capace di tenere insieme cose che insieme non dovrebbero stare, come ben si vede nella campagna elettorale per comuni e regioni.
Quindi Salvini è sì un po’ in difficoltà, ma è anche azionista imprescindibile della compagnia, alla faccia di tutti quelli che non lo amano. Anche perché se all’opposizione ci fossero tanto lui quanto la Meloni la vita sarebbe assai più complicata anche per l’apprezzatissimo super governo oggi in sella.
Per questo Draghi, sulla cui sapienza tattica ormai nessuno ha dubbi, continuerà a fare tutti i distinguo necessari senza mai cercare la rottura con il “Capitano”.
Anzi farà ancora di più: lo sventolerà come un “capote de brega” (il drappo dei toreri) ogniqualvolta avrà bisogno di stoppare Conte o Letta. Olé!