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È nata l’agenda Bonomi. E dice Draghi anche oltre il 2023

C’è una notizia dall’Assemblea di Confindustria. Dopo anni, per la prima volta, c’è un presidente che detta l’agenda. E l’agenda di Carlo Bonomi dice Mario Draghi, fino (almeno) al 2023. Il corsivo di Roberto Arditti

L’applauso insistito e decisamente “fuori misura” che l’assemblea di Confindustria ha oggi dedicato a Mario Draghi è senza dubbio il fatto politico di giornata e va ben al di là del pur non scontato appoggio del sistema d’impresa nazionale al capo del governo.

Quello che si è oggi verificato è cioè un passaggio decisivo per capire cosa accadrà nei prossimi mesi: ora vediamo di analizzare perché.

Innanzitutto va detto che Carlo Bonomi ha messo insieme la miglior relazione di un Presidente di Confindustria da molti anni a questa parte. Schietta e per molti versi brutale nell’analisi, mai votata a lisciare il pelo a questa o quella parte politica, pronta a mettere in campo quel che resta del mondo imprenditoriale italiano per uno scatto in avanti dignitosamente virtuoso.

Il punto più rilevante dell’intervento è però quello dedicato a Draghi ed al suo governo, che Bonomi vede come necessario per portare l’Italia fuori dall’emergenza. Un governo che quindi non può avere prospettive di corto respiro tanto nei tempi quanto nello spazio di agibilità politica.

Il premier ha risposto con sobrietà (non saprebbe fare diversamente) ma non senza entrare nel merito, ad esempio chiarendo che sul fronte fiscale non sono in vista brutte notizie.

Ma Draghi si è spinto molto oltre, scegliendo un tema di enorme valore politico per dare la cifra “vera” al suo intervento: ha cioè introdotto il tema di un Patto Nazionale in grado di vedere tutte le parti in causa attorno al tavolo della Ripartenza e della Crescita.

Ecco allora che dall’assemblea di oggi di Confindustria escono tre punti che saranno probabilmente decisivi nei prossimi mesi, tre punti che sono così riassumibili:

1) L’esperienza del governo in carica va portata senza alcun dubbio al termine naturale della legislatura (2023) e il Parlamento deve sostenere con forza l’agenda del premier.

2) Per il Quirinale serve una figura di garanzia in grado di accompagnare Draghi nella sua attività di governo nel migliore dei modi;

3) Dopo le elezioni sarebbe errore drammatico tornare alla tradizionale (e spesso sterile) contrapposizione all’italiana tra maggioranza e opposizione: per attuare il PNRR servono alcuni anni di applicazione del “metodo Draghi”.

Il traballante sistema politico italiano, capace di dare vita a tre governi tre nella stessa legislatura con maggioranze totalmente diverse tra loro non pare in grado di opporsi a questo percorso, che potremmo anche chiamare “agenda Bonomi”.

Certo, ci saranno strepiti e tonanti dichiarazioni in favore di telecamera, ma è allo stato del tutto improbabile che un M5S ridimensionato o un Centro Destra illividito tra transfughi vari e rancori mai sopiti possano mettersi di traverso (il Pd di Letta ha tutto da guadagnare nel sostenere Draghi).

A oggi dunque la strada tracciata da Bonomi pare avere buone chances di successo. Non vedevamo da alcuni lustri un Presidente di Confindustria capace di dare la linea. Potrebbe essere un bene.

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