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Alle comunali va in scena la crisi della politica. Il caso di Napoli

Ci si ritrova al cospetto di aggregati elettorali per guadagnare qualche posto al sole. Questa è la vera crisi della politica. Mancano i riferimenti essenziali su cui confrontarsi e che dovrebbero costituire presupposti caratterizzanti di un programma amministrativo, finalizzato a migliorare la condizione socio-economica di Napoli

Distrazione e disinteresse caratterizzano questo tempo pre-elettorale amministrativo. La data per votare è stata fissata dal governo per il prossimo turno 3 e 4 ottobre. Saranno protagonisti comuni importanti, da Milano a Napoli, passando per Roma. La scelta dei candidati a sindaco è stata fatta, bisogna solo attendere gli esiti del risultato, non ci sono elementi sufficienti per fare previsioni. Ad oggi schermaglie insignificanti, almeno a Napoli.

Un dato certo comunque emerge, si segue sempre lo stesso modello: in primis nomi e liste, rigorosamente civiche, anche se di civico non hanno nulla; di affinità culturali e politiche, di proposte programmatiche, di potenziali alleanze manco a parlarne. Bisogna convenire che ci si ritrova al cospetto di aggregati elettorali per guadagnare qualche posto al sole. Questa è la vera crisi della politica. Mancano i riferimenti essenziali su cui confrontarsi e che dovrebbero costituire presupposti caratterizzanti di un programma amministrativo, finalizzato a migliorare la condizione socio-economica di Napoli.

Sarebbe auspicabile che le migliori energie intellettuali, tecniche, economiche, sociali proponessero una valida ipotesi di rigenerazione della città su cui far pronunciare le forze politiche più avvedute e responsabili, che di certo non sono le 12 o 15 liste di candidati. Napoli nei passati decenni è stata oggetto di interventi urbanistici finalizzati a migliorare la vivibilità della città. Gli stessi non sono mai stati compiuti e definitivi, vista l’evoluzione socio-economica urbana. I candidati sindaci stanno attraversando la città in maniera incerta, dimostrando di non conoscere la vera Napoli, quella dei Quartieri Spagnoli, della Sanità, della Pignasecca, di Scampia, delle degradate periferie della città svuotata, del centro storico.

Si attardano su questioni che a loro avviso rivestono forse originalità, sensazionalismo, ma dimenticano che bisogna far uscire Napoli da una inerzia e da un abbandono durati dieci anni, ripristinando i servizi necessari alla comunità, che De Magistris ha ignorato. È necessario affrontare in modo organico la situazione della sanità territoriale, di cui tanto si parla in questa epoca di Covid-19, dei trasporti e della viabilità. Non basta inaugurare stazioni, bisogna che il trasporto su ferro sia efficiente e coerente con la quotidianità della città e con le esigenze turistiche.

La messa in sicurezza degli edifici scolastici, la annosa vicenda della rimozione e dello smaltimento dei rifiuti, la igiene urbana, la cura del verde sono priorità non secondarie. Non insignificante resta la questione della sistemazione della cittadella ospedaliera nella zona collinare, dal Vomero all’Arenella, al Rione Alto. Un piano urbanistico ad hoc non sarebbe fuori da logiche di efficienza, soprattutto per ciò che concerne le attività dei servizi alla persona (alberghi, ristoranti, supermercati, bar, palestre, biblioteche, scuole, teatri, sale convegno), della viabilità, dei trasporti. Restano pochi giorni dalla apertura dei seggi, si spera che ci siano riflessioni compiute e serie da parte delle liste in competizione e dei candidati sindaci.

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