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Evergrande spaventa (davvero) la Cina. Default a un passo

Il colosso immobiliare cinese insolvente per oltre 100 miliardi di dollari incassa il downgrade di Moody’s e vede lo spettro del fallimento. Ma l’effetto contagio sulle altre aziende del settore è già cominciato, proprio come 13 anni fa negli Usa…

Alzi la mano chi non ricorda i dipendenti di Lehman Brothers immortalati con gli scatoloni tra le mani in una foto simbolo della grande crisi globale finanziaria del 2008-2010. Ora in Cina potrebbe andare in scena qualcosa di molto simile. Forse non nelle stesse modalità, non con gli scatoloni, ma gli effetti sull’economia potrebbero essere simili. Non è la prima volta che a Pechino suona l’allarme rosso che risponde al nome di Evergrande, il colosso immobiliare indebitato ma soprattutto insolvente per decine di miliardi verso il mercato.

Ma ora sembra proprio che si sia passati a un altro livello e parlare di rischio default non è più un tabù. Quello che preoccupa più di tutti è però l’effetto sistemico di un possibile collasso di Eevergrande, in una parola, il contagio. In anno le azioni del gruppo sono crollate del 70% in termini di valore in Borsa, mentre i profitti, ultimo bilancio alla mano, sono diminuiti del 29%. Ora tutto questo si sta traducendo in una scossa tellurica in grado di propagarsi ad altre aziende e sulle obbligazioni emesse dalle stesse per raccogliere soldi dal mercato. Ed è qui che entra in gioco il fantasma di Lehman, che non fu un fallimento isolato, ma il bacillo di una pandemia finanziaria che ha tenuto in ostaggio l’economia e le borse globali per non meno di due anni.

Ad oggi Evergrande è sempre più a rischio defalut con la seria possibilità di crollare sotto il peso dei suoi 100 miliardi di dollari di debito, una situazione che rischia di travolgere l’intero comparto in Cina oltre che gli investitori internazionali che hanno in mano la metà del debito corporate offshore cinese. Un bel guaio per Pechino, oltre che per gli investitori stranieri che hanno puntato sulle obbligazioni di Evergrande attratti dagli alti rendimenti. La paura c’è e si sente. Venerdì alla borsa di Shenzhen le contrattazioni sul titolo sono state sospese, mentre lunedì borsa di Shanghai ha deciso di interrompere temporaneamente le negoziazioni di bond con scadenza a luglio 2022 a seguito di fluttuazioni anomale.

Perché proprio questo sembra essere il problema, i contagio. Il timore che Evergrande non possa onorare i propri debiti sta avendo conseguenze sui rendimenti dei bond di diversi giganti immobiliari cinesi. Tanto per fare un esempio, Fantasia Group, altro grande sviluppatore immobiliare poco più piccolo di Evergrande, in un comunicato alla Borsa di Hong Kong ha annunciato di aver acquistato 6 milioni di dollari dei propri bond (buyback) che maturano a dicembre, facendo crollare il prezzo 78 centesimi di dollaro a obbligazione.

Come se non bastasse ci si è messo di mezzo anche Moody’s, che ha tagliato il rating di Evergrande, portandolo da Caa1 a Ca, quindi a soli due passi dal default. L’agenzia di rating americana ha poi confermato l’outlook negativo sul gruppo, citando problemi di liquidità e rischi di insolvenza dato il colossale debito sul mercato, 104 miliardi di dollari di bond (302 miliardi di dollari il debito complessivo, pari al Pil della Finlandia, secondo Reuters) parte del quale in scadenza già il prossimo anno. Chissà che forse alla fine non abbia ragione George Soros, quando nel suo duro attacco alla Cina di Xi, non intravede in Evergrand l’innesco di una bomba finanziaria. Un po’ come Lehman.



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