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Chi era Fada Mohammad, morto aggrappato all’aereo militare a Kabul

Dentista, 26 anni, voleva fuggire dal regime dei talebani a Kabul e si è aggrappato alle ruote di un aereo militare americano durante il decollo. Storia, progetti e speranze

Aggrapparsi a un aereo nella speranza di fuggire dal proprio Paese, e raggiungere un futuro migliore, è una pratica fatale e purtroppo non così rara. Da Miami a Londra, sono tante le persone (più uomini adulti che donne e giovani) che sono precipitati nel tentativo di nascondersi nel vano del carrello durante un volo. Dal 1947 al 2020, 128 hanno tentato questo viaggio suicida, secondo i dati della Federal Aviation Administration, e quasi tutti (75%) sono morti.

Come l’“uomo sconosciuto” partito da Nairobi nascosto in un volo della Kenya Airways con un paio di scarpe e una bottiglia di gazzosa, e precipitato in una villa di lusso a Clapham, vicino Londra; o Keith Sapsford, un ragazzino australiano di 14 anni, che cadde da un volo partito da Sidney e diretto a Tokyo dopo essere fuggito da un centro per giovani in difficoltà. Un altro disperato piombato dal cielo è diventato simbolo di una tragedia e di una crisi internazionale. Si chiamava Fada Mohammad ed era un giovane dentista che cercava di fuggire dalla ferocia dei talebani in Afghanistan.

La sua storia, fatta di sogni e speranza, ma con un tragico epilogo, è stata raccontata dal Washington Post. Il viaggio drammatico inizia quando il 15 agosto dice al padre che Canada e Stati Uniti stavano portando via, in aereo, chiunque volesse lasciare l’Afghanistan.

Fada aveva 26 anni, era nato quando i talebani presero il potere a Kabul per la prima volta. Il più grande di 10 figli, era cresciuto a Paghman, a ovest di Kabul, circondato dalla natura. Suo padre vendeva abiti e ha fatto grandi sforzi per pagargli gli studi di odontoiatria all’Università di Shifa. Il ragazzo aveva dimostrato di avere molto potenziale e subito dopo la laurea ha aperto una clinica con un amico. Aveva in programma di sposarsi e aveva chiesto un mutuo.

Ma quella mattina era convinto che l’aereo militare appena atterrato si sarebbe fermato e avrebbe portato a bordo chi come lui era sulla pista in quel momento. Invece i piloti, viste le centinaia di persone che circondavano il velivolo e le precarie condizioni di sicurezza, hanno scelto di ri-decollare. Non avevano modo di capire che alcuni erano rimasti aggrappati al carrello, come ha detto Andrew Inman, ex pilota della British Royal Air Force che ha condotto operazioni di evacuazione in Africa ed è atterrato più volte all’aeroporto di Kabul. “Inoltre penso che in quell’agitazione generale, se l’aereo si fosse fermato ci sarebbero state anche più vittime e problemi”. Nei video si notano due elicotteri Apache che provano a disperdere la folla dalla pista.

Chi l’ha trovato dopo il volo, sopra il tetto di una casa insieme al corpo di un altro ragazzo, l’ha portato in una moschea vicina. Nelle tasche le loro carte di identità e i cellulari che hanno permesso di identificarli.

La caduta di Fada rappresenta il prezzo che hanno pagato gli afgani in quest’estate che passerà alla storia. Resteranno per sempre le scene diffuse sui social network della folla che si accalcata nell’Aeroporto Internazionale Hamid Karzai, ma anche gli arrivi nei Paesi di destinazione (qui la gallery di Formiche.net sul ponte aereo a Fiumicino).

 

 



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