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Fcas e sovranità europea. Il nuovo accordo tra Francia, Germania e Spagna

I tre Paesi confermano il loro impegno sul velivolo da combattimento aereo di sesta generazione siglando il terzo accordo in tre anni. Il documento è servito anche per fissare le prime dimostrazioni di volo nel 2027 e per ribadire la volontà dei Paesi di mantenere una base tecnologica e industriale che rafforzi la “sovranità europea”

“Francia, Germania e Spagna stanno costruendo l’aereo da combattimento del futuro”. Questo il commento, affidato a Twitter, del ministro della Difesa francese Florence Parly rispetto alla firma del terzo accordo per l’attuazione del programma, avviato nel 2019 da Francia, Germania e Spagna, Next generation weapon system within a Future combat air system (Ngws/Fcas). L’accordo, sottoscritto lunedì 30 settembre da Parly insieme alla sua omologa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer e la sottosegretaria alla Difesa spagnola, Esperanza Casteleiro Llamazares, segna un nuovo passo nel programma Fcas che, nelle intenzioni, dovrebbe portare alle prime dimostrazioni di volo già nel 2027. L’ingresso in servizio, in sostituzione di Rafale e Eurofighter, resta fissata al 2040.

IL NUOVO ACCORDO

Poco dopo la firma, il ministero della Difesa di Parigi ha rilasciato un comunicato stampa nel quale si spiega che l’accordo di lunedì è servito a confermare l’impegno dei tre Paesi per lo sviluppo di una nuova generazione di velivoli in grado di affrontare le minacce e le sfide del futuro. Sempre secondo la nota, tale programma servirà anche al mantenimento di una base tecnologica e industriale dinamica comune nel Vecchio Continente, contribuendo allo stesso temo al rafforzamento della “sovranità europea”.

IL PROGRAMMA NGWS/FCAS

Il programma Ngws/Fcas di Francia, Germania e Spagna prevede, in realtà, la realizzazione di un “sistema di sistemi”, il cui cuore è rappresentato dal velivolo da combattimento principale New generation fighter (Ngf). Accanto all’Ngf è prevista la realizzazione di piattaforme a pilotaggio remoto, il tutto messo in connessione tramite un “Combat cloud” progettato per ottenere la superiorità anche nel dominio informativo. Il Ngws/Fcas si prefigge l’obiettivo di diventare completamente integrabile negli attuali sistemi di combattimento aereo dei Paesi partecipanti al progetto, in modo da dotarsi il prima possibile di un sistema in grado di ottenere la superiorità operativa nei complessi scenari del futuro.

I PASSI PRECEDENTI

Il via libera definitivo allo sviluppo congiunto del velivolo di sesta generazione Ngws/Fcas risale al 17 maggio scorso con il quale, oltre a ufficializzare l’ingresso di Madrid come terzo partner, si sono specificate le competenze delle rispettive industrie coinvolte, Dassault, Airbus e Indra, che hanno a lungo dibattuto tra divisione del lavoro e proprietà intellettuale. L’anno precedente erano già stati stanziati i primi 150 milioni di euro per i lavori iniziali sul dimostratore, assegnati a Dassault e Airbus insieme alle altre protagoniste dei vari segmenti: la tedesca MTU Aero Engines e la transalpina Safran per la parte motoristica, MBDA per la missilistica e l’altro big francese Thales per i sistemi.

LA QUESTIONE INDUSTRIALE

L’intesa di lunedì, stando a quanto rivelato dalla nota del ministero della Difesa parigino, non sembra specificare la struttura della cooperazione industriale alla base del progetto, argomento delicato e fonte di attrito tra Parigi e Berlino in particolare. Le visioni contrastanti di tedeschi e francesi si incentravano tra un modello con un prime contractor e appaltatori, preferito dalla Francia e Dassault, e uno che preveda un rapporto più equilibrato, linea sostenuta dalla Germania e da Airbus e che, al momento, sembra essere stata la scelta adottata.

LA POSIZIONE ITALIANA

Il programma resta al momento alternativo al Tempest, il progetto promosso dal Regno Unito, al quale hanno aderito Italia e Svezia. L’Italia, però, resta uno spettatore attento dell’evoluzione del progetto Fcas e sta da tempo lavorando per inserirsi all’interno dell’asse franco-tedesco sul fronte della Difesa. Nonostante la partecipazione del nostro Paese al progetto a guida britannica, infatti, l’auspicio espresso anche dal nostro ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è quello di una futura convergenza tra i due progetti.

Foto: Ministère des Armées



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