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Finisce l’era Merkel. Economist, Nyt e Wsj non piangono

Il settimanale tifa Scholz e parla di Cdu/Csu alla frutta. I due quotidiani americani sottolineano il raffreddamento delle relazioni transatlantiche

Sembra che all’Economist, al New York Times e al Wall Street Journal Angela Merkel non mancherà molto.

L’ECONOMIST PER SCHOLZ

Il settimanale saluta la cancelliera con un titolo che lascia poco spazio all’interpretazione: “Il caos che Merkel si lascia alle spalle”. Sommario: “Il successore della tanto ammirata cancelliera tedesca dovrà affrontare grandi problemi irrisolti”. L’immagine a corredo è un’aquila, il simbolo della Germania, al tappeto. Otto von Bismarck ha costruito un impero e messo in piedi le prime pensioni e i primi sistemi sanitari d’Europa. Helmut Kohl ha gestito la riunificazione della Germania e il passaggio dal marco all’euro. Sono gli unici due che sono stati cancellieri più a lungo di Merkel. I cui risultati, scrive l’Economist, “sono modesti”.

“La Germania l’ha fatta franca, per ora; il Paese è prospero e stabile. Ma i problemi stanno nascendo”. Sul piano interno, un esempio: la fallita riforma del sistema pensionistico. Su quello internazionale: i rapporti giudicati troppo stretti con Cina e Russia.

L’endorsement dell’Economist va dunque alla coalizione semaforo guidata dai social-democratici di Olaf Scholz, con verdi e liberali, che il giornale preferisce seppur “di poco”. “Questo perché la Cdu/Csu, francamente, ha fallito. Sedici anni al potere sono stati sufficienti. Il partito è rimasto privo di idee e di grinta, come dimostra la sua decisione di scegliere [Armin] Laschet per la cancelleria. Un peso leggero, che ha condotto una campagna elettorale disastrosa e che si prevede porterà la sua squadra al suo peggior risultato dopo la seconda guerra mondiale”.

PROBLEMI SOTTO TAPPETTO, DICE IL NYT

Merkel lascia l’economia tedesca con problemi sotto il tappeto”, titola il New York Times. “La cancelliera Angela Merkel ha guidato l’Europa attraverso le crisi, e la Germania ha avuto un boom durante il suo mandato. Ma ha evitato i cambiamenti necessari per assicurare che il successo durasse, dicono gli analisti”, è il sommario.

“Oggi la Germania è un colosso economico, il motore dell’Europa, che gode di prosperità e quasi piena occupazione nonostante la pandemia. Ma può durare?”, è l’interrogativo. Merkel ha “avuto anche un po’ di fortuna”, scrive il New York Times citando la ripresa dell’ex Germania dell’Est sotto il suo mandato e l’occasione rappresentata dalle riforme ereditate dal suo predecessore, Gerhard Schröder.

L’enigma è l’austerità, il cui ritorno oggi, con le elezioni, preoccupa molti governi europei. “Il fallimento di Merkel nell’investire di più nelle infrastrutture, nella ricerca e nell’educazione, nonostante il suo dottorato in fisica, riflette anche l’avversione tedesca al debito pubblico”, nota il quotidiano newyorchese che osserva anche come questi 16 anni abbiano indebolito gli storici legami della Germania e dell’Unione europea con gli Stati Uniti.

RELAZIONI TRANSATLANTICHE PIÙ FREDDE, SCRIVE IL WSJ

Il Wall Street Journal titola così: “L’eredità internazionale di Angela Merkel: relazioni transatlantiche più fredde”. Sommario: “L’alleanza che ha legato l’Europa agli Stati Uniti si è indebolita in anni di sfide, tra cui la Cina, la Russia e il costante declino della fiducia in America”. Il presidente statunitense Joe Biden, racconta il giornale, aveva deciso che la sua prima telefonata dalla Casa Bianca a un leader straniero sarebbe stata con Merkel, per segnalare un ritorno alla normalità transatlantica dopo le turbolenze dell’era Trump. Ma la cancelliera, che era nel suo cottage di campagna vicino a Berlino a curare il suo orto e passeggiare, ha detto no grazie, rifiutando quel simbolismo.

“Il disinteresse per la ‘prima chiamata’ può essere stato simbolico, ma è in sintonia con la realtà che ha preso piede durante il mandato di Merkel: il raffreddamento della relazione transatlantica che legava Berlino a Washington, e l’Europa agli Stati Uniti, dalla fine della seconda guerra mondiale”, scrive il Wall Street Journal.

Prima il feeling con George W. Bush rotto dalle parole della cancelliera contro Wall Street dopo la crisi finanziaria. Poi le difficoltà con l’amministrazione di Barack Obama e il caso dello spionaggio del telefono. Dopo i quattro anni difficili con Donald Trump. Infine, le distanze con Joe Biden, basti pensare all’Afghanistan. In mezzo il rafforzamento dell’asse con la Francia e lo sguardo rivolto verso Cina, la cui ascesa per Merkel è inevitabile, e Russia. Una svolta che rimarrà, scrive il Wall Street Journal: i due in corsa per prendere il suo posto, cioè Scholz e Laschet, “sono a favore della continuazione del suo approccio. Entrambi sono stati critici nei confronti di alcune politiche statunitensi e favoriscono strette relazioni commerciali con la Cina e la Russia”.



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