Oggi, a Rivolto, l’Aeronautica militare festeggia oggi i 60 anni delle Frecce tricolori con una manifestazione aerea in diretta su Rai 1. Una festa nazionale, o meglio nazional-popolare, che dimostra e ricambia l’affetto degli italiani per la formazione che porta in cielo valori e professionalità di piloti, specialisti, operai, industria e Aeronautica militare. Insomma, di una fetta importante di Italia. Il punto di Gregory Alegi, giornalista e storico
Il Tricolore più lungo del mondo. La pattuglia acrobatica più numerosa del mondo. L’unica pattuglia a non aver mai cancellato un’esibizione per cause tecniche. Sono solo alcuni dei primati che vengono in mente imbarcandosi per Rivolto, dove l’Aeronautica militare festeggia oggi i 60 anni delle Frecce tricolori con una manifestazione aerea che sarà trasmessa in diretta su Rai1 dalle 15.45 e in streaming sui canali web della Forza armata e della Difesa. Una festa nazionale, o meglio nazional-popolare, che dimostra e ricambia l’affetto degli italiani per la formazione che porta nei cieli i valori e la professionalità dei piloti, degli specialisti, degli operai, dell’industria, dell’Aeronautica militare. Insomma, di una fetta importante di Italia.
Uno strumento di comunicazione tanto eccezionale che nel 2020 – quando la manifestazione dovette essere sospesa per il Covid-19 – le Frecce tricolori sono state chiamate a sorvolare le città italiane in segno di solidarietà e speranza contro l’epidemia. Oltre ad aumentare l’attesa, il rinvio forzato ha portato la manifestazione a coincidere più esattamente con l’anniversario.
ALL’INIZIO FU CRISI
Nei manuali di management si insegna a trasformare le crisi in opportunità. Le Frecce tricolori nacquero proprio così. Per tradizione, nel dopoguerra il ruolo di Pattuglia acrobatica nazionale (Pan) era svolto a turno dalle formazioni che all’epoca tutti i reparti caccia preparavano: “Cavallino rampante” per il 4° Stormo/Aerobrigata, “Tigri bianche” per la 51a Aeiesenbrigata di Istrana, “Lancieri neri” per la 2a Aerobrigata, “Getti tonanti” per la 5a Aerobrigata, “Diavoli rossi” per la 6a Aerobrigata, ciascuna con una propria livrea distintiva. Alla pattuglia titolare se ne affiancava una di riserva, pronta a subentrare l’anno successivo.
Nel 1960, anno delle Olimpiadi di Roma, il ruolo di Pan era stato svolto dai Getti tonanti con i propri jet F-84F Thunderstreak, ai quali nel 1961 sarebbe dovuto seguire il Cavallino rampante su F-86E Sabre. Il Quarto era il reparto più blasonato d’Italia e, con la trasformazione del 1° Stormo in reparto missilistico, ne aveva raccolto il testimone quale tempio dell’acrobazia collettiva.
Ma qualcosa non funzionò. Nonostante diversi tentativi e cambi di leader, l’incantesimo si era rotto. L’ultima parte del 1960 vide molti interrogarsi sull’opportunità di dar vita a una pattuglia permanente, in grado di conservare e trasmettere l’esperienza via via accumulata. Raccogliendo proposte che provenivano dalle diverse anime dell’Aeronautica militare, il 16 gennaio 1961 lo Stato Maggiore ruppe gli indugi. A capo del nuovo 313° Gruppo addestramento acrobatico, formalizzato il primo marzo 1961, fu chiamato il maggiore Mario Squarcina, già capo formazione dei Diavoli rossi. Pochi giorni dopo, i primi piloti della 4a si trasferirono da Grosseto a Rivolto con i propri F-86E, senza alcuna livrea speciale. La prima uscita ufficiale ebbe luogo primo maggio 1961, a Trento, con quattro aerei più un solista. Non c’erano ancora né il nome, né i numeri, né la leggenda di oggi. Come era stato previsto, questo patrimonio si costruì il tempo, in parallelo con il passaggio su nuove macchine (prima il G.91, dalla stagione 1964, poi l’MB.339, dal 1982).
TRA MITO E PROFESSIONE
La storia dell’acrobazia aerea, prima individuale e poi collettiva, è lunga quasi quanto quella del volo: oltre un secolo, nel quale si è passati dalla spericolatezza al rigore, dall’audacia all’addestramento. Altrettanto vale per i compiti: la competizione esasperata e fine a se stessa tra i diversi reparti, sempre alla ricerca di qualcosa di più di quanto fosse stato già fatto dagli “altri”, ha lasciato da tempo il passo alla dimostrazione consapevoli delle capacità professionali e delle possibilità dell’industria in una cornice di sicurezza. Manutenzione scrupolosa, addestramento continuo, analisi di ogni volo sono gli strumenti attraverso i quali la Pattuglia svolge i propri compiti.
I piloti provengono sempre dai reparti “tattici” dell’Aeronautica militare: in pratica, intercettori e bombardieri, per quanto la distinzione vada sempre più perdendo significato con la nascita di velivoli “omniruolo”. La selezione prevede livelli di esperienza minima, ma anche la valutazione delle capacità relazionali e di lavoro comune: un requisito essenziale per chi deve manovrare a pochi metri dal collega, a molte centinaia di chilometri all’ora. Dal dannunziano “osare l’inosabile” al “pilota normale con addestramento speciale”, si tratta di un’evoluzione importante, del tutto parallela alla trasformazione della professione di pilota militare e civile e, più in generale, della società italiana. Lo posso dire anche perché, insegnando per molti anni in Accademia aeronautica, ho avuto il privilegio di conoscere molti degli attuali piloti delle Frecce, a partire dal loro comandante, tenente colonnello Gaetano Farina.
I piloti ruotano negli incarichi, non solo all’interno della formazione, ma anche rientrando ai reparti operativi e, talvolta, ritornando per svolgere incarichi complessi di leader o solista. Questa rotazione non contraddice l’idea iniziale di Squarcina, ma al contrario, serve a portare in Pattuglia idee ed energie fresche e diffonderne lo spirito attraverso la Forza armata. Non a caso, due comandanti delle Frecce tricolori sono stati in anni recenti comandanti del 4° Stormo, dal quale la Pan fu tratta nel 1961. Un’altra traccia di quella origine è il nominativo radio “Pony”, cioè “cavallino”, appunto insegna del 4° Stormo che l’aveva ereditata dalla 91a Squadriglia dell’asso Francesco Baracca.
UNA TRADIZIONE CHE GUARDA AL FUTURO
Per tradizione, le Frecce tricolori festeggiano “in casa” con una grande manifestazione ogni cinque anni, all’inizio e alla metà di ogni decennio. A causa del Covid, nel 2020 l’appuntamento è saltato, a ulteriore conferma che le Forze armate sono parte integrante del Paese e ne condividono sfide e successi. Il contenimento dell’epidemia, anche grazie al contributo della Difesa, è un elemento centrale per lo svolgimento della festa, sia pure con limitazioni anti-affollamento che hanno reso ancor più difficile soddisfare il grande pubblico degli appassionati locali, italiani e internazionali. (Sì, perché esiste anche un turismo delle manifestazioni aeree, con persone che programmano ferie e viaggi intorno a questi eventi).
Per sottolineare l’anniversario, gli MB.339PAN hanno ricevuto una livrea commemorativa che consiste essenzialmente nell’applicazione di una livrea storica sulla deriva di ciascun aereo. L’idea, sviluppata dal grafico Mirco Pecorari, fa sì che ogni MB.339 voli idealmente insieme a uno dei suoi illustri predecessori, in segno di continuità e avvicendamento generazionale. Le foto scattate a Rivolto oggi e domani, insomma, saranno subito riconoscibili e dateranno immediatamente l’evento nei decenni a venire.
Tra qualche anno – quattro, se si riprenderanno le date tradizionali; cinque, se si privilegerà la scadenza quinquennale – il panorama cambierà completamente. Secondo la programmazione il MB.339, in servizio ormai da quasi 40 anni, un primato tra le pattuglie, saranno sostituite dai nuovi addestratori basici M-345, che Leonardo sta iniziando a consegnare adesso e che dopo aver riequipaggiato le scuole di volo andranno appunto alla Pattuglia.
Di contro, la capacità di condotta manuale di precisione, una volta connaturata in tutti gli aviatori civili militari, è oggi più sfidante per le nuove generazioni formate su macchine nelle quali comandi digitali, elettronica e automatismi vari occupano sempre più lo spazio che una volta era del pilota. La sfida sarà sempre più importante negli anni a venire. Arrivederci al 2025, allora!