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Chiunque vinca in Germania, si tornerà al rigore. Le previsioni di Villafranca

Il direttore Studi Ispi: “Laschet è visto troppo come Merkel, non essendo Merkel. Scholz rassicura perché è stato ministro con la cancelliera, ma rappresenta un cambiamento verso i socialdemocratici”. Il rigore di bilancio? “È nel dna dei tedeschi”

Laschet è visto troppo come la Merkel, non essendo la Merkel. Scholz rassicura perché è stato ministro con la cancelliera, ma rappresenta un cambiamento verso i socialdemocratici.

La tesi sulle elezioni tedesche di Antonio Villafranca, Direttore Studi ISPI e Co-Responsabile del Centro Europa e Global Governance, e autore tra gli altri de “L’Europa in crisi di identità. Il futuro dell’UE nell’era del nazionalismo”, segue una traccia ben precisa: l’elettorato di Germania premierà quel candidato che assicurerà allo stesso tempo continuità programmatica e discontinuità rispetto ai tre lustri merkeliani. Senza dimenticare che il tema del rigore di bilancio, al netto della parentesi covid, è nel dna dei tedeschi.

Negli ultimi giorni della campagna elettorale, Angela Merkel va in tournée con il candidato Armin Laschet. Basterà a sanarne le criticità?

No, perché ciò che i tedeschi in questo momento vorrebbero è un qualcosa a metà strada tra la continuità e la discontinuità. Potrebbe sembrare bizzarro, ma mi spiego. La continuità significa voler vedere una Germania che non intraprende avventure diverse dal passato, come potrebbe essere un’alleanza con i Verdi. Certamente potranno essere al governo, ma senza esagerare. La discontinuità significa immaginare anche una minima voglia di cambiamento.

Ovvero?

Laschet è visto troppo come la Merkel, non essendo la Merkel. E’ il suo delfino, ma per 16 anni ha governato la Cancelliera. Magari ora vorrebbero provare qualcos’altro. Ovvero l’antagonista di Laschet, quel Scholz che va sì nel segno della continuità verso la Merkel perché è stato il suo ministro delle finanze, ma al contempo va anche nel segno della discontinuità perché ci sarebbe un cambiamento verso i socialdemocratici. Per cui non credo che l’appoggio in extremis della cancelliera uscente possa sostanzialmente cambiare qualcosa negli ultimi giorni.

Molti elettori sono ancora indecisi: per mancanza di leadership o per altro?

Osservo un senso di spaesamento tra gli elettori. Quando si vive per molti anni con una mamma, così come i tedeschi chiamavano affettuosamente la Merkel, e poi si volta pagina, è chiaro che emergono dubbi e interrogativi. C’è come detto una voglia di cambiamento, ma mista ad una certa preoccupazione: secondo uno degli ultimi sondaggi, l’80% dei tedeschi non sa quale sarà il prossimo governo.

Il prossimo cancelliere continuerà, nel solco della Merkel, il rapporto di tolleranza con le policies di Erdogan?

Non vedo all’orizzonte un grandissimo cambio di rotta, potrebbe essere così con Die Linke dentro ma difficile che Spd e gli stessi versi accetterebbero certi estremismi. I Verdi, che verosimilmente entreranno al governo, non sono più quelli del passato: già governano in alcune regioni del paese, avendo ancora molti punti fermi sul rispetto dei diritti umani, sulla libertà di stampa e sulla transizione energetica. Per cui più che altro vedrei, con un sano pragmatismo tedesco, un possibile irrigidimento verso Mosca e Pechino, solo in parte anche nei confronti di Ankara.

La mina AfD è stata disinnescata? Un pezzetto di quel voto di protesta finirà a sinistra o addirittura ai Verdi?

In parte sì, ma si tratta ovviamente di voti di protesta del tutto differenti tra loro, trattandosi di partiti agli antipodi come spettro politico. Non c’è dubbio che ci siano frange della Csu e Cdu che guardano con un certo interesse agli estremisti di AfD: su questo aspetto Laschet è stato molto chiaro, quando ha detto che non ci sarà nessun tipo di possibile coalizione con loro.

Visto il tramonto del merkelismo, ci sarà in Ue e verso partner come Londra, Parigi e Roma una Germania più debole?

Merkel ha avuto il suo standing: non dimentichiamo che ha visto passare, durante il suo mandato, 4 presidenti francesi e altrettanti americani, oltre a 9 premier italiani a occhio e croce. Ovvio che ci sarà un periodo cuscinetto legato alla persona. Ma la Germania è la Germania. Spesso abbiamo percezioni strane su questo paese, come il fatto che adesso sia meno vicino ai paesi cosiddetti frugali perché non più orientato all’austerity. Non è questo però il modo in cui tutti i tedeschi, socialdemocratici, liberali o democristiani che siano, vedono le cose.

E qual è?

Il loro punto di vista è che occorre proseguire con il rigore di bilancio, reintroducendo tutti i vincoli il prima possibile proprio perché, grazie al rigore, durante la pandemia sono stati in grado di spendere denaro in più. E’ ovvio che in un governo di sinistra ci potrà essere una tendenza ad una maggiore flessibilità, ma non immagino che all’improvviso la sterzata della Merkel sull’austerity, data dal Covid, possa durare per sempre.

@FDepalo

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