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Sud e rifiuti, così il Pnrr può trainare il riciclo

Il Mezzogiorno, purtroppo, soffre di una drammatica carenza di impianti di selezione e trattamento dei rifiuti. Con un investimento di otre 2 miliardi di euro che porterebbero alla creazione di nuovi posti di lavoro qualificati per 2 mila 300 addetti. Parte dei fondi del Pnrr andrebbero impiegati per la realizzazione di questi impianti. Il report del Conai

Che il Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai) sia un’eccellenza italiana in Europa per la quantità e la qualità del riciclo dei rifiuti di imballaggio lo dicono i numeri. Nonostante il calo dell’immesso al consumo dovuto agli effetti delle misure prese per l’emergenza sanitaria, il riciclo degli imballaggi è arrivato al 73% grazie all’aumento della raccolta differenziata. Stiamo parlando di 9 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio recuperate (quasi 11 milioni il recupero complessivo, l’84%) a fronte di un immesso al consumo di poco superiore ai 13 milioni di tonnellate. Il nostro Paese ha già superato gli obiettivi di riciclo che l’Europa impone agli Stati membri entro il 2025, quando tutti dovranno riciclare almeno il 65% degli imballaggi immessi al consumo.

Sono questi i dati più significati comunicati da Luca Ruini, presidente del Conai, nel corso dei lavori de Green Symposium, che si è svolto a Napoli nei giorni scorsi, durante la sessione dedicata ai “Rifiuti: focus sui deficit di trattamento al Sud”.

Da venticinque anni il Consorzio accompagna la crescita e la diffusione della “cultura della sostenibilità” tra le imprese, gli amministratori locali, i cittadini. “Quello che proponiamo oggi per una ripartenza sostenibile – ha detto Ruini – è un vero e proprio ‘Patto in cinque mosse’, cinque mosse per uno sviluppo sostenibile del Mezzogiorno, un patto che nasce dall’impegno che da anni portiamo avanti. I primi quattro punti (raccolta differenziata; green jobs; supporto al territorio per una crescita industriale e imprenditoriale; impianti e nuovo progetto start-up) hanno bisogno di un forte impegno da parte delle istituzioni, la necessità di un intervento governativo a livello centrale e territoriale”.

Per colmare il divario tra Nord e Sud del Paese serve uno sviluppo omogeneo della raccolta differenziata di qualità. Lo strumento organizzativo degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) si è rivelato efficace e ha dato i suoi frutti con l’aumento delle percentuali di raccolta. Il supporto a queste Regioni si è intensificato negli anni, quando molti Comuni hanno iniziato a progettare il servizio di raccolta differenziata in forma associata. Con il sostegno dell’Anci, l’Associazione dei Comuni Italiani, sono stati predisposti progetti di fattibilità tecnica ed economica non solo per la raccolta, ma anche per campagne di comunicazione, attività di follow-up e reporting, introduzione della tariffa puntuale. Solo nel 2020 questi interventi hanno coinvolto oltre 8 milioni 300 mila abitanti in cinque Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e in alcuni casi si è superata la soglia del 65% di raccolta differenziata (Catanzaro, Salerno, Potenza).

“Per chiudere davvero il cerchio – ha aggiunto Ruini – è sempre più necessario che i rifiuti raccolti in maniera differenziata si trasformino in nuova materia. E che questo avvenga il più possibile vicino al luogo in cui i rifiuti vengono raccolti, per abbattere l’impatto ambientale ed economico legato al loro trasporto”.

Il Mezzogiorno, purtroppo, soffre di una drammatica carenza di impianti di selezione e trattamento dei rifiuti. Uno studio del Conai, realizzato all’inizio del 2021, ha quantificato il “fabbisogno impiantistico” delle Regioni meridionali in 165 nuovi impianti da realizzare nel Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Con un investimento di otre 2 miliardi di euro che porterebbero alla creazione di nuovi posti di lavoro qualificati per 2 mila 300 addetti. Parte dei fondi del Pnrr andrebbero impiegati per la realizzazione di questi impianti.

Una risposta a stretto giro è arrivata dal neonato ministero della Transizione Ecologica di Roberto Cingolani. Il prossimo 30 settembre verranno pubblicati i decreti con i criteri di selezione dei progetti relativi agli investimenti a supporto della raccolta differenziata e per gli impianti di riciclo. Un miliardo e mezzo di investimenti, il 60% dei quali destinati al Centro-Sud. “La misura punta a conseguire gli obiettivi di riciclo fissati dalla normativa comunitaria che prevede che al massimo il 10% dei rifiuti finisca in discarica e che oltre il 65% venga riciclato”.

“La buona notizia, sottolinea li ministro Cingolani, è che mettiamo in moto l’altro grande filone di interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quello dedicato all’economia circolare. Bisogna migliorare sia la quantità che la qualità di quello che viene raccolto e l’introduzione di nuove tecnologie faciliterà la raccolta per i cittadini”.

Gli investimenti comprendono misure di potenziamento, digitalizzazione e ammodernamento delle strutture per la raccolta differenziata e si muovono su tre direttrici: infrastrutture per la raccolta, impianti per il riciclo e flussi critici. Una particolare attenzione verrà dedicata alla frazione organica, che costituisce oltre il 30% di tutta la produzione di rifiuti.

Per tornare alle “mosse” proposte dal Conai, particolare rilievo viene dato alla formazione. C’è bisogno di addetti capaci e competenti. Lo sviluppo di nuove professionalità è da sempre al centro delle attività del Consorzio, per facilitare la transizione verso l’economia circolare. L’obiettivo è di sviluppare quella “cultura del riciclo” (primo step verso la creazione di una “società del riciclo”, auspicata dalla Commissione Europea nella Strategia per la prevenzione e il riciclo dei rifiuti) per la creazione di nuove competenze (“green skills”) e nuove professionalità. “In questa cornice si inseriscono alcuni progetti di formazione rivolti a diverse categorie professionali in accordo con alcune università del Sud, come quelle della Basilicata e di Palermo. In autunno, inoltre, partirà un nuovo percorso formativo con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e il prossimo anno un altro con il Consorzio Universitario Promos Ricerche, in Campania. Si tratta di progetti formativi sulla gestione dei rifiuti per neo laureati in discipline scientifiche e giuridiche”.
Il passo successivo riguarda le nuove imprese “green” che possono attrarre nuovi investimenti del PNRR, anche attraverso la creazione di nuove imprenditorialità e lo sviluppo di start-up. Come il progetto presentato a Napoli (“Circular South”) con l’obiettivo di stimolare “lo sviluppo della consapevolezza e della progettualità di economia circolare nel Sud Italia”.

Quinta mossa, “lavorare con le Istituzioni”, a livello centrale e locale, attraverso l’implementazione dei decreti legislativi del “Pacchetto sull’economia circolare”; la definizione del Piano nazionale per la sostenibilità ambientale nella Pubblica Amministrazione (Green Public Procurement); l’adozione di Criteri Minimi Ambientali per i nuovi settori merceologici; la predisposizione dei decreti “End of Waste”; il superamento della sindrome Nimby, che tanti ritardi continua a provocare nella gestione dei rifiuti.

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