Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

L’ordinario di genetica che si schiera con Barbero contro il green pass in aula

Paolo Gasparini, professore all’università di Trieste e primario ha sottoscritto l’appello contro la certificazione verde per accedere alle lezioni e agli esami. “È una discriminazione che ricorda periodi oscuri della storia recente. Si nega il concetto stesso di universitas, si discrimina un gruppo di persone”

La contrarietà al green pass per l’accesso agli spazi didattici delle università. Una mancanza di assunzione di responsabilità da parte del decisore politico. Ma soprattutto “la negazione del concetto stesso di università”. Paolo Gasparini è professore ordinario di genetica medica all’Università di Trieste e all’ospedale Burlo. E’ uno fra i seicento sottoscrittori dell’appello contro la certificazione vaccinale negli atenei, cui ha aderito (fra gli altri) anche lo storico Alessandro Barbero. Noi di Formiche.net siamo favorevoli al green pass per accedere a tutti i luoghi pubblici, ma vogliamo anche capire come mai uno scienziato che ha ben chiari gli effetti di una pandemia si sia schierato con il fronte “barberico”. Il prof parte da un punto che ritiene granitico: “Il vaccino ai ragazzi che popolano l’università non ha alcun beneficio”.

Gasparini, specie con le nuove varianti, le vittime del Covid sono sempre più giovani. Lei è davvero convinto che vaccinare i ragazzi di età compresa fra i 18 e i 25 anni non serva a nulla?

Certo. I soggetti dell’età degli studenti universitari sostanzialmente non corrono alcun rischio reale in caso di infezione da Covid. Si tratta infatti di individui che sviluppano la malattia in maniera pauci-sintomatica o asintomatica. Siamo dinnanzi a una discriminazione bella e buona, tanto più che ci sono diversi modi per controllare lo stato dell’arte della diffusione pandemica all’interno dell’università.

Quali sarebbero i metodi alternativi alla certificazione verde?

Ad esempio sottoporli al tampone salivare ogni quindici giorni. Non vedo perché si debba escludere un ragazzo sulla base del passaporto verde. Questa regola del green pass ricorda periodi davvero oscuri della nostra storia recente che è auspicabile che non si ripetano. Far prevalere l’interesse della società a quello dell’individuo quando si parla della salute è rischiosissimo. Praticamente, in maniera surrettizia, si forza una parte consistente della popolazione a sottoporsi alla vaccinazione nonostante gli effetti del contagio siano piuttosto blandi. In più, a mio giudizio, introducendo il green pass all’università si frantuma il concetto stesso di università, nel senso più ampio e trascendente del termine.

Cosa intende dire?

L’università è un luogo dove individui diversi che provengono da storie, ambienti e culture differenti si confrontano con l’obiettivo comune di studiare, di acculturarsi e di fare ricerca. Pensare di impedire l’accesso all’università a un gruppo di individui sulla base di una discriminazione (per censo, gruppo etnico o per stato di salute presunta o reale) è qualcosa che per me costituisce la negazione stessa del concetto di universitas. Da questo punto di vista mi chiedo perché altri colleghi non abbiano aderito. Con queste nuove regole viene meno la funzione educativa del docente. Questa conventio ad exludendum è inaccettabile.

Nel manifesto si fa esplicito riferimento alla mancanza di assunzione di responsabilità da parte del decisore politico. In che modo si estrinseca questo passaggio?

Siamo nella situazione paradossale nella quale chi non è vaccinato è escluso dal poter svolgere o frequentare determinate attività. Eppure, non c’è l’obbligo vaccinale. Ma è di fatto un obbligo implicito. Sarebbe più onesto l’introduzione di un obbligo esplicito. Va detto comunque che una parte consistente della popolazione italiana per motivi clinici non si può vaccinare. Ma questa, è un’altra storia.

Ha letto le dichiarazioni del presidente della conferenza dei rettori (Crui) Ferruccio Resta sul manifesto contro il green pass?

Sì e francamente sono rimasto sbalordito. Più di ogni altra cosa perché si tratta di una presa di posizione ideologica che non tiene conto delle basi scientifiche della pandemia.

×

Iscriviti alla newsletter