Il premier iracheno sta cercando di costruire attorno a Baghdad l’immagine di leadership dialogante nella regione. Baghdad luogo del dialogo tra le anime del Medio Oriente
Il premier iracheno, Mustafa Kadhimi, è stato il primo leader internazionale a visitare Teheran per incontrare il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, eletto due mesi fa. L’incontro testimonia che, per la Repubblica islamica, l’Iraq è ancora un importante angolo di proiezione regionale, ma racconta anche delle attività di Kadhimi, che ha come obiettivo quello di portare il suo Paese a essere un attore dialogante, un punto di contatto tra le varie anime del Medio Oriente.
Baghdad ne ha i presupposti, il premier pure: Kadhimi è un ex direttore dell’intelligence e conosce sia come trattare i segreti che come approcciarsi in situazioni complesse. Sfrutta adesso le sue doti e le sue visioni per elevare il ruolo iracheno nella politica regionale, come dimostrato col summit organizzato poche settimane fa nella capitale — quando ai tavoli gestiti da Kadhimi si sono riuniti i principali attori del quadrante (con loro l’unico leader occidentale era Emmanuel Macron, testimonianza di come la Francia intenda muoversi da interlocutore attivo su diversi fronti).
L’obiettivo di Kadhimi ha interessi diretti. Se riuscirà a promuoversi come mediatore in affari critici, come il rapporto tra Teheran e Riad, incasserà interessi. Il premier beneficerà di una maggiore stabilità anche se riuscirà a sistemare con l’Iran la gestione delle milizie sciite diffuse nel proprio Paese su spinta dei Pasdaran — che le usano come proxy per i propri interessi contro Israele e gli Usa, interessi che ruotano attorno al mantenimento di un livello di ingaggio a media bassa intensità, ma costante, a beneficio di parte dell’industria militare iraniana.
Sul piano bilaterale, la visita ha ruotato attorno a una questione tecnica dai risvolti politici e sociali: l’Iraq fa affidamento sul gas e sull’elettricità iraniani, ma di recente le importazioni sono state irregolari a causa di pagamenti in sospeso. La compagnia statale iraniana del gas ha dichiarato alla fine dello scorso anno di aver tagliato le forniture all’Iraq per oltre 6 miliardi di dollari arretrati, mettendo Baghdad e altre città a rischio di mancanza di energia. Senza energia Kadhimi rischia di trovare problemi interni che intralciano i suoi piani per gli Esteri.
Secondo uno scoop di Amwaj, ad agosto era stata la Guida suprema Ali Khamenei a scrivere di suo pugno una lettera al premier iracheno, definendo il suo lavoro “molto positivo”. A primavera, Kadhimi ha ospitato a Baghdad una serie di incontri particolari: nello stesso edificio erano presenti rappresentanti americani e iraniani che non si sono mai incontrati ma si sono parlati attraverso il premier iracheno e alcuni dei suoi diplomatici. Un sistema molto simile a quello con cui a Vienna si portano avanti i colloqui sui tentativi di ricomporre l’accordo nucleare Jcpoa.