Se vincesse un cancelliere socialdemocratico avrebbe lo stesso atteggiamento verso la Turchia su libertà di stampa, geopolitica e diritti? A quel punto gli equilibri nel Mediterraneo orientale, dove Francia e Usa giocano la carta del gas, potrebbero cambiare
Uno degli aspetti maggiormente rilevanti delle elezioni tedesche è come si porrà il nuovo governo (verosimilmente) di coalizione nei confronti dei partner internazionali. Se con Mosca (legata dal Nord Stream II) e Washington non dovrebbero verificarsi cambiamenti di sorta, sulla base della pax “energetica” connessa ai gasdotti, ecco che con la Turchia potrebbero esserci alcuni scossoni.
Negli ultimi 16 anni targati Merkel, il binomio Berlino-Ankara è stato solidissimo sotto tutti i punti di vista: militare, commerciale, geopolitico. Se il nuovo cancelliere fosse un socialdemocratico, però, il tema dei diritti umani e delle libertà potrebbe scalare di posizioni e influenzare le relazioni tra i due paesi. A quel punto gli equilibri nel Mediterraneo orientale, dove Francia e Usa giocano la carta del gas, potrebbero risentirne.
MATRIMONIO
Non serve risalire all’alleanza turco-tedesca stipulata fra l’Impero ottomano e l’Impero tedesco il 2 agosto 1914 per osservare che oggi, quello fra Germania e Turchia, è di fatto un matrimonio a tutti gli effetti, in considerazione della vicinanza di posizioni e policies in molteplici settori.
Il sodalizio alla voce difesa ha visto il suo culmine nella fornitura di sei sottomarini tedeschi alla Turchia in un momento in cui Ankara ha già il sistema russo S-400, che ha creato frizioni con gli Usa per la commessa saltata degli F-35. E’chiaro che in ambito Nato una riflessione su questo passaggio andrà prima o poi fatta.
Il contratto in questione ha un valore di 2,5 miliardi di euro ed è stato aggiudicato nel 2009 ma è stato attivato nel 2011. Il primo battello, il PIRI REIS S330 è stato varato il 22 dicembre 2019, e sarà seguito dal 2022 in poi dagli altri cinque. Tramite i nuovi ordini, la Marina turca sarà così in grado di portare attacchi contro bersagli terrestri e aerei, conquistando un ruolo di primo piano. Nonostante la crisi della lira turca e i problemi legati all’inflazione, Erdogan non pensa ad una marcia indietro circa le policies da applicare nel Mediterraneo (Libia, Grecia, Cipro). Berlino è uno dei principali esportatori mondiali di armamenti e anche uno dei principali esportatori ad Ankara. Nel 2019 le vendite di armi tedesche alla Turchia sono state pari a 242,8 milioni di euro, ovvero quasi un terzo delle attività dell’industria della difesa tedesca.
UE & GAS
Inoltre il tema delle prese di posizione dell’Ue a favore di Grecia e Cipro, minacciate dalla Turchia per il gas nel Mediterraneo orientale, sarà una questione di cui si discuterà anche in sede europea una volta che il neo cancelliere prenderà il suo posto sulla sedia lasciata libera da Angela Merkel.
Va ricordato che gli alleati occidentali della Grecia, in primis Francia e Usa, sono particolarmente sensibili sul dossier energetico, un passaggio che avrà echi chirurgici anche nelle relazioni con Berlino senza più la guida merkeliana.
Non solo Israele con il giacimento Leviathan, seguito dall’italiana Eni distintasi nella scoperta di Zohr e Noor in acque egiziane, ma anche gli americani e francesi con Exxon e Total sono players presenti in quel fazzoletto di acque. Come è noto i francesi hanno appena venduto 18 caccia Rafale alla Grecia, mentre gli Usa decine di elicotteri Kiowa, oltre ad essere presenti in quattro basi militari su suolo ellenico ed aver elevato la Grecia a nuovo punto di osservazione per truppe e analisti a stelle strisce, con vista Balcani da un lato e Medio oriente dall’altro.
Abbastanza per comprendere come le provocazioni turche nell’Egeo saranno in futuro accompagnate da altre reazioni, vista anche l’iper attività diplomatica di Atene, lesta nell’allacciare rapporti con Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, India.
SCENARI
Ecco che, al netto del patto di acciaio esistente tra Berlino e Ankara, se il nuovo cancelliere fosse più orientato su tematiche sociali (libertà di stampa, giustizia indipendente, rispetto di leggi e convenzioni internazionali che Erdogan contesta), si potrebbero creare nuovi equilibri nel Mediterraneo orientale in un momento già di per sé molto complicato. Non fosse altro perché l’evoluzione del caso afgano è ancora tutta in itinere e fra tre mesi le elezioni politiche in Libia potranno dire molto sul futuro di quel paese (e delle relative risorse energetiche).
@FDepalo