Per almeno un altro anno l’Italia non potrà contare su una reale collaborazione comunitaria sul fronte dell’immigrazione. Oggi Luciana Lamorgese, alla guida del ministero dell’Interno, si è confrontata di nuovo con Schinas, vicepresidente della Commissione europea, in un incontro al Viminale esattamente a un anno di distanza dalla presentazione del Patto Ue su migrazione e asilo
Se tutto va bene, un accordo a livello europeo sui flussi migratori arriverà dopo le elezioni presidenziali francesi dell’aprile 2022. È stato Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea, ad ammettere in un’intervista al portale Euractiv che dopo le elezioni tedesche del 26 settembre ci vorranno mesi per la formazione di un governo e che quel periodo “coinciderà essenzialmente con la campagna elettorale per le presidenziali francesi”. Quindi i prossimi mesi “saranno molto difficili” pur dicendosi ottimista che dopo il voto francese ci sarà “un rapidissimo processo di convergenza e di accordo definitivo”.
Se dunque per almeno un altro anno l’Italia non potrà contare su una reale collaborazione comunitaria sul fronte dell’immigrazione, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, si è confrontata di nuovo proprio con Schinas in un incontro al Viminale esattamente a un anno di distanza dalla presentazione del Patto Ue su migrazione e asilo. La richiesta è la solita: stiamo subendo flussi dalla Libia e dalla Tunisia che stanno attraversando un difficile periodo politico ed economico e quindi l’Italia attende per “i prossimi mesi” un “segnale concreto di solidarietà sul fronte del ricollocamento dei migranti”, come si specifica in una nota del Viminale.
Schinas, che da greco sa bene che cosa sono i flussi migratori, dopo l’incontro ha detto che “il ministro Lamorgese ha lanciato un messaggio molto forte, che l’Italia ha bisogno e merita il sostegno europeo sulla migrazione e ha ragione. Il ministro sta facendo un ottimo lavoro per il suo Paese” aggiungendo che “tutti pensano che la migrazione sia il problema di qualcun altro. Non è così, le sfide della Lituania al confine con la Bielorussia sono sfide per tutta l’Unione europea così come gli arrivi in Italia sono gli arrivi in Europa. Abbiamo bisogno di un approccio europeo comune alla migrazione. Un approccio che tenga conto della situazione specifica dell’Italia”.
Senza l’accordo-quadro i segnali possono arrivare solo da sporadiche dimostrazioni di buona volontà e infatti Schinas ha detto che “nel breve termine continueremo ad assistere l’Italia dal punto di vista operativo e finanziario e con ricollocamenti ad hoc, ma per affrontare adeguatamente le sfide a lungo termine abbiamo bisogno di un sistema sostenibile con la solidarietà incorporata nel diritto dell’Ue. Questo è ciò che può fornire il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo ed è per questo che dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi collettivi”. Nel frattempo serve concretezza: i ricollocamenti ad hoc ancora non si vedono.
La situazione in Afghanistan ha aperto un altro fronte, quello dei profughi che potrebbero arrivare sulle rotte balcaniche. La Lamorgese ha spiegato a Schinas l’urgenza di una riunione tra i Paesi interessati, coordinato dalla Commissione europea, per definire una linea comune sia sulla gestione dei flussi sia per vagliare le richieste di asilo nei Paesi di primo ingresso dell’Unione europea. Nei giorni scorsi parole preoccupate sulla sicurezza erano state pronunciate ai massimi livelli: il ministro aveva parlato di “latente minaccia” e del rischio di lupi solitari; il sottosegretario Franco Gabrielli aveva detto che “la minaccia è nell’aria” e che i poliziotti sono un obiettivo; il capo della Polizia, Lamberto Giannini, aveva avvertito che il successo dei talebani potrebbe incitare elementi suggestionabili a compiere attacchi.
I muri alzati per frenare i profughi non fermano eventuali terroristi e almeno su questo l’Unione europea dovrebbe battere un colpo.