Armin Laschet, governatore della Renania Settentrionale-Vestfalia e candidato della Cdu per il cancellierato, pubblica il “Piano d’Azione” dei 100 giorni. Sicurezza e ordine le parole chiave, inizia il blitz per fermare l’emorragia di voti conservatori. Ma la strada è in salita e Scholz è sempre più insidioso
Parola d’ordine: sicurezza. Armin Laschet si gioca l’ultima carta per diventare cancelliere: vestire i panni dell’uomo forte. A due settimane dal voto, il candidato della Cdu per succedere ad Angela Merkel naviga in acque agitate.
Per un partito abituato a governare da quattro elezioni consecutive, aggrapparsi al 20%, qui viene fotografata la coalizione con la Csu dall’ultimo sondaggio di Insa, è già una sconfitta. Ma in una corsa combattuta fino all’ultimo con i Verdi e la Spd è il rettilineo finale a fare la differenza.
Laschet, governatore della Renania Settentrionale-Vestfalia e presidente del partito da gennaio scorso, ha provato a mettere il turbo. Reduce da una sconfitta nel secondo dibattito televisivo su tre questa domenica, prova a contrattaccare lanciando il “Piano d’azione dei cento giorni”. Un programma di pochi punti che di fatto riassume il documento presentato dai democristiani a giugno.
Famiglie, clima, infrastrutture, tasse, sicurezza. Ma soprattutto sicurezza: il nuovo manifesto Laschet è un inno al law and order di trumpiana memoria. Per tamponare l’emorragia dei voti conservatori la Cdu tenta la virata finale. Ecco allora spuntare nel programma 2.0 tre proposte. L’installazione di mille telecamere nelle stazioni ferroviarie ogni anno. Una sentenza di condanna minima di sei mesi per qualsiasi aggressione a un ufficiale di polizia. Per chiudere, un “Consiglio di sicurezza nazionale” all’interno della cancelleria, sul modello Usa, per “coordinare la politica estera ed economica”.
Si tenta di tutto, pur di evitare ciò che ormai sembra inevitabile. Olaf Scholz, ministro delle Finanze e candidato della Spd, sta facendo incetta di voti centristi e conservatori, con una semplice ricetta: imitare Merkel. Calmo, pragmatico, quasi mai polemico, si propone come il nuovo volto della stabilità che i tedeschi hanno premiato per vent’anni di fila. Non fa gaffes, quelle che invece Laschet ha collezionato in massa negli ultimi mesi: indimenticabili i risolini di fronte al presidente Frank-Walter Steinmeier intento a celebrare la morte di 180 persone per la devastante alluvione nella sua Renania Settentrionale-Vestfalia.
Se non fosse per un’inchiesta per corruzione e riciclaggio contro il ministero di Scholz, che rischia di sottrarre al candidato socialdemocratico il primato nei sondaggi, Laschet avrebbe davvero di cui temere. Di qui lo sprint finale, nel tentativo di ribaltare i pronostici. Una vera specialità per il democristiano di Aachen: quattro anni fa, arrancando a poche settimane dal voto per il governatorato, riuscì a mettere il turbo giocando gli stessi assi nella manica, sicurezza e immigrazione. Una volta cancelliere, come da governatore, farà suo il “principio di zero tolleranza di fronte al crimine”, ha tuonato venerdì.
Musica per le orecchie, così spera, per quella classe media che, a seconda della provenienza, continua a subire le sirene della Spd e, ad Est, dell’ultradestra targata Afd. È una corsa contro il tempo, e il successore di Merkel ha due settimane per fermare la fuga degli elettori conservatori dalla Cdu. Così si spiegano gli ultimi proiettili sparati in campagna elettorale. “I tagli alle tasse per le piccole e medie imprese” sbandierati nell’ultimo programma. La fede cristiana e cattolica ostentata con orgoglio, la stessa che Merkel ha sempre definito “un compasso morale” per la sua carriera politica.
Non è detto che basti per ricomporre i cocci di una campagna altalenante e segnata da tanti passi falsi. Nella coalizione i dubbi serpeggiano, i timori anche. Durante il suo ultimo discorso al Bundestag, Merkel ha infine deputato al candidato della Cdu il suo primo, vero endorsement pubblico, Laschet “è esattamente ciò di cui la Germania ha bisogno”. L’appello a sostenere il suo governo “sinonimo di stabilità, affidabilità e moderazione” è stato accolto da una fiumana di fischi.
Anche Markus Soeder, leader della bavarese Csu e già contendente di Laschet per la corsa al cancellierato, si limita a stanche dichiarazioni di facciata. “Se c’è ancora una chance di invertire il trend, allora è questo week end”, ha detto giovedì scorso, prima che Laschet uscisse sconfitto dal secondo dibattito elettorale.