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La Nato verso il nuovo Concetto strategico. E l’Europa?

La riflessione sullo Strategic concept della Nato deve spingere a una speculare riflessione sul ruolo dell’Ue nella gestione della propria difesa continentale il cui ruolo come attore di sicurezza è una necessità ormai incontrovertibile. L’analisi di Barbara Kunz del Nato defense college

Dal summit Nato a Bruxelles di giugno è emerso il consenso degli alleati nella redazione del prossimo Concetto strategico, la cui realizzazione è prevista per il prossimo vertice nel 2022. Il documento servirà principalmente per adattare l’Alleanza alle sfide del XXI secolo con un’attenzione rivolta all’analisi aggiornata delle minacce, così come ai nuovi domini operativi (cyber e spazio) e settori come la resilienza sociale. Il Concetto strategico rifletterà anche i notevoli cambiamenti intervenuti nello scenario di sicurezza internazionale: sarà il primo Concetto strategico dopo l’annessione russa della Crimea, il primo dopo la burrascosa amministrazione di Donald Trump e, soprattutto, seguirà il drammatico ritiro delle forze Nato dall’Afghanistan. Ma, come evidenziato da un recente Policy brief del Nato defense college (Ndc) di Barbara Kunz, il nuovo Concetto strategico “rifletterà anche i notevoli cambiamenti che la sicurezza europea ha subito dalla pubblicazione del suo precedente concetto strategico nel 2010”.

LA DIFESA EUROPEA

Il dibattito sulla Difesa europea, intesa nel suo senso più ampio, ha visto negli ultimi anni un’accelerazione, in particolare sulla nozione di autonomia strategica europea. Al di là di come la si declini, sembra ormai raggiunto un consenso universale sulla necessità di avere un’Europa più forte e indipendente, sebbene i confini di questa “indipendenza” non siano ancora chiariti del tutto. Per quanto riguarda il Concetto strategico della Nato, per Kunz i Paesi europei (membri Nato, Ue o partner) dovrebbero basare la riflessione su alcuni punti essenziali: che gli Usa rimangono essenziali per la difesa del Vecchio Continente, che la Russia è il dossier più importante della sicurezza euro-atlantica e che è di primaria importanza rendere l’Europa un attore credibile di sicurezza e difesa. “Il nuovo Concetto strategico della Nato – scrive Kunz – dovrebbe essere visto come un passo intermedio nel processo globale di rifacimento della sicurezza europea”.

VERSO UN’EUROPA PIÙ CAPACE

Per l’Europa è fondamentale rafforzarsi nel campo della sicurezza e della difesa, superando divisioni e disaccordi sulle priorità. In questo senso, la Bussola strategica diventa uno degli strumenti più preziosi in mano ai Paesi Ue per portare avanti questa riflessione cercando, nell’ambito della Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc), una maggiore coesione tra mezzi, strumenti e fini: dalla strategia alla pianificazione della difesa, alle acquisizioni e alle operazioni. Come registrato anche dal paper dell’Ndc, la Bussola strategica ha evidenti paralleli nel Concetto strategico della Nato, con cui condivide soprattutto l’analisi dell’ambiente strategico che circonda l’Europa. Al centro dei due documenti c’è la percezione delle minacce, e i disaccordi nella loro identificazione sono uno dei motivi principali del ritardo europeo nel diventare un attore unico di sicurezza. “Gli europei non potranno comunque permettersi il lusso di scegliere le loro minacce preferite; dovranno semplicemente affrontarle tutte”. Questo porta alla domanda-chiave: quale deve essere la divisione del lavoro tra la Nato e l’Ue? Trovare la risposta a questa domanda dovrebbe essere la priorità per entrambe le organizzazioni, assicurandosi al contempo la partecipazione anche dei Paesi esterni a una delle due come Turchia, Norvegia o Regno Unito.

CONCENTRARSI SULL’EUROPA

Come scrive ancora Kurz, “un’Europa più forte non è un piano B”, né deve essere pensata esclusivamente in termini di “burden sharing” con gli Stati Uniti. In primo luogo perché è ormai evidente che le priorità strategiche di Washington si siano definitivamente spostate verso il quadrante Indo-Pacifico, e in secondo luogo, nonostante la calma apparente dovuta all’elezione di Joe Biden, la politica estera americana ha dimostrato di essere estremamente suscettibile al mutamento agende interne agli Stati Uniti. La politica interna Usa rimarrà quasi certamente volatile, e gli europei devono prepararsi all’eventualità di agire da soli, sebbene questo non implichi, naturalmente, la fine dell’impegno Usa. Tuttavia, “un impegno ridotto degli Usa sarebbe un problema considerevole per la sicurezza europea”. Gli europei, dunque, devono continuare il loro lavoro sulle priorità europee in materia di sicurezza e difesa e concentrarsi su questioni più vicine a casa, senza perdere di vista che la preoccupazione principale deve essere la sicurezza europea.

UN NUOVO APPROCCIO ALLA RUSSIA

Il fattore più importante per la sicurezza euro-atlantica rimane la Russia. In questo senso l’Europa sembra aver abbandonato una logica delle partnership, ma la risposta all’annessione russa della Crimea non ha portato ai risultati sperati, e le relazioni tra Mosca e l’Europa non stanno migliorando e, anzi, hanno portato a un deterioramento generale dell’ambiente securitario. In questo senso, Kurz suggerisce per l’Europa l’adozione di un approccio che tenga presente che “la politica estera non accade nel vuoto”. In pratica si tratta di riconoscere che tra Russia e “Occidente” non c’è abbastanza fiducia reciproca per fidarsi delle buone intenzioni dell’altro. Se questo dilemma è stato tradizionalmente un problema americano, oggi gli europei devono interessarsene in prima persona.

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