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No vax armati e il rischio per l’ordine pubblico. Cosa nasconde il blitz della Polizia

Da una serie di perquisizioni fatte dalle Digos di numerose città contro i più agguerriti no vax, emerge un quadro preoccupante. Otto gli indagati per istigazione a delinquere aggravata dai 33 ai 53 anni, che stavano programmando azioni violente in occasione della manifestazione contro la certificazione verde di sabato 11 settembre a Roma. Il blitz mostra, però, che la prevenzione funziona

I coltelli. Non solo armi corte e lunghe, possibili ordigni artigianali e bastoni, ma le armi bianche trovate sono un dettaglio significativo e preoccupante che emerge dalle perquisizioni fatte dalle Digos di numerose città contro i più agguerriti no vax, otto indagati per istigazione a delinquere aggravata che hanno dai 33 ai 53 anni, che stavano programmando azioni violente in occasione della manifestazione contro la certificazione verde di sabato 11 settembre a Roma. Una lama è facilissima da procurare e il suo uso in mezzo alla folla scatenerebbe il panico. L’altro aspetto è che la prevenzione funziona.

L’inchiesta coordinata dal capo del pool antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, e dal pm Piero Basilone, è il primo colpo inferto in profondità a quel mondo che si agita sui social network, che contribuisce alla disinformazione sulla pandemia, sulla campagna vaccinale e sul green pass e che però sembra molto ristretto nelle frange più violente. Dalla questura di Milano fanno sapere che la chat di Telegram che istiga alle azioni più violente è solo una con 200 iscritti che si definiscono “i guerrieri”: un numero alto, naturalmente, ma lontano dai 42mila di cui si è parlato una settimana fa con l’annuncio del blocco del traffico ferroviario quando poi non si presentò nessuno perché è molto più facile restare dietro a un computer.

In questi casi è l’aspetto psicologico a spiegare un comportamento altrimenti incomprensibile e le indagini forse lo chiariranno. Proviamo a immaginare gruppi di manifestanti ignari e una sola persona che ne accoltelli qualcuno e poi scappi: sarebbe il panico senza contare eventuali feriti gravi o morti. Se nella chat si parlava di molotov e gli investigatori si affrettano a precisare che non ne sono state trovate, sappiamo che non è molto difficile prepararle anche all’ultimo momento. Finora, tra gli indagati solo una donna della provincia di Venezia fu vicina all’ambiente indipendentista dei Serenissimi e le fu revocato il porto d’armi per problemi psichiatrici. A un bergamasco che aveva due pistole sarà invece revocato il permesso per uso sportivo. In un messaggio nella chat un “guerriero” invita ad acquistare lacrimogeni e pistole che spruzzano peperoncino, qualcun altro parla di gettare 500 chili di tritolo sul Parlamento usando un drone come se fosse una cosa semplice e sicura: sono la confusione e la paura gli elementi su cui puntavano, ma la Digos e la Polizia postale e delle comunicazioni li avevano sotto tiro.

Le otto persone irriducibili, tra cui cinque donne, si trovano in città diverse: due in provincia di Milano, due in provincia di Roma, una in quella di Bergamo, una in provincia di Reggio Emilia, una in quella di Venezia e una in quella di Padova. Due indagati di Milano e una donna di Roma erano gli amministratori della chat di Telegram. Fermati alla vigilia di una riunione preparatoria in vista della manifestazione, gli otto avevano obiettivi precisi: la creazione di una rete nazionale, l’attacco agli odiati giornalisti auspicando di “far saltare i furgoni delle tv”, condizionare la politica governativa sulla campagna vaccinale. L’appuntamento di Roma era per loro fondamentale dopo l’annullamento della visita del ministro della Salute, Roberto Speranza, prevista il 2 settembre a Padova, dove avrebbero voluto mettere in pratica i loro propositi.

L’inchiesta di Milano sta confermando la violenza non solo verbale dei no vax più duri che pianificano anche in base agli appuntamenti dei leader politici e diffondono teorie cospirazioniste raccogliendo adepti tra i più fragili psichicamente. Solo che per troppe ore dopo la notizia del blitz sono stati pochissimi i commenti dei politici contro questi estremisti: una condanna unanime e reiterata aiuterebbe.


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