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Perché il processo a Salvini segnerà la politica. Il punto di Vespa

Domani si apre il processo a Matteo Salvini per la nave Ong Open Arms. Comunque la si pensi sulla gestione dell’immigrazione, il processo per sequestro di persona a un leader politico è un evento dirompente. Ecco perché nell’analisi di Stefano Vespa

Il processo per il caso della nave Ong Open Arms che comincerà il 15 settembre a Palermo apre una discussione su tre temi: l’accusa di sequestro di persona nei confronti del leader del primo partito italiano in base ai sondaggi; le potenziali conseguenze politiche nell’eventualità di una condanna definitiva di Matteo Salvini in Cassazione; le infinite discussioni su come governare l’immigrazione irregolare.

L’ACCUSA DI SEQUESTRO

Sarà il Tribunale di Palermo a valutare gli atti. Il caso Open Arms fin dall’inizio era apparso diverso dagli altri perché la vicenda si concluse quando era stata aperta la crisi di governo nell’agosto 2019 e lo scontro tra Salvini e l’allora presidente Giuseppe Conte era al massimo livello. Dopo il primo provvedimento di divieto di ingresso nelle acque italiane firmato il 1° agosto da Salvini e dai ministri della Difesa e delle Infrastrutture, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, l’allora titolare del Viminale ne emanò un secondo di cui fu data notizia alle 23.39 del 14 agosto, quando la nave era già entrata a seguito del decreto del presidente della sezione Prima Ter del Tar del Lazio, Leonardo Pasanisi, che stabilì l’ingresso della Open Arms in acque territoriali italiane per “prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli, come del resto sembra sia già avvenuto per i casi più critici”. Salvini commentò in un comizio: “Con chi sta quel giudice? Con il popolo italiano o con qualcun altro?”. Il secondo provvedimento non era valido perché non era stato firmato dagli altri due ministri come prevedeva il decreto sicurezza bis. In sostanza, emergerebbe l’assenza di un’azione collegiale di governo e dunque il reato di sequestro che, secondo l’accusa, si sarebbe concretizzato dal 14 al 20 agosto quando la nave fu sequestrata dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio.

LA DIFESA

L’avvocato Giulia Bongiorno fin dall’inizio ha impostato la sua strategia sull’equivalenza dei fatti con quelli dell’inchiesta sulla nave Gregoretti della Guardia costiera. Il 12 agosto scorso furono rese note le motivazioni dell’archiviazione decisa dal Gup di Catania Nunzio Sarpietro per il quale, nel caso Gregoretti, “la formula ‘il fatto non sussiste’ è stata adottata perché l’imputato ha agito non ‘contra ius’ bensì in aderenza alle previsioni normative primarie e secondarie dettate nel caso di specie. Allo stesso non può essere addebitata alcuna condotta finalizzata a sequestrare i migranti per un lasso di tempo giuridicamente apprezzabile”. Salvini commentò che “purtroppo a settembre, per un caso analogo (riguardante la Ong spagnola Open Arms), sarò a processo a Palermo accusato di sequestro di persona, fino a 15 anni di carcere la pena prevista”.

POLEMICHE, ELEZIONI E REFERENDUM

Comunque la si pensi sulla gestione dell’immigrazione, il processo per sequestro di persona a un leader politico è un evento dirompente. Forse non è una coincidenza che tra i referendum sulla giustizia promossi dalla Lega e dal Partito radicale ci sia quello per l’abolizione della cosiddetta legge Severino (la professoressa Paola Severino era ministro della Giustizia), cioè il decreto legislativo 235 del 2012 che definisce i casi di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo anche per chi è condannato a pene definitive superiori a due anni di reclusione per i delitti per i quali la pena massima non sia inferiore a quattro anni. Il sequestro di persona è uno di questi. Se l’iter referendario non avrà intoppi, si potrebbe votare il prossimo anno e potrebbe essere uno dei tanti motivi per far giungere la legislatura alla scadenza del 2023 perché in caso di scioglimento anticipato del Parlamento i referendum slitterebbero di un anno. Non è detto che alla Lega andrebbe bene.

Secondo i promotori del referendum, nel caso della legge Severino dovrebbe decidere il giudice se oltre alla condanna penale vada comminata anche l’interdizione dai pubblici uffici. Colpì la decisione di Giorgia Meloni di non firmare per abolire la Severino, perché sarebbe “un passo indietro nella lotta alla corruzione”, oltre al referendum sulle misure cautelari per l’eccesso di carcerazione preventiva “perché impedirebbe di arrestare spacciatori e delinquenti comuni”. L’avvio del processo di Palermo butterà altra benzina sul fuoco delle polemiche politiche in vista delle amministrative di ottobre e le successive udienze, fino alla sentenza di primo grado, andranno di pari passo con l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica e con la campagna elettorale per le elezioni amministrative previste nel 2022.

GOVERNARE L’IMMIGRAZIONE

Salvini ha avuto anche difensori inattesi, come Pier Ferdinando Casini in pubblico o Luca Palamara in privato non sapendo di essere intercettato. Le polemiche tra il leader leghista e il ministro Luciana Lamorgese sono quotidiane perché i numeri sono inquietanti: 41.204 arrivi quest’anno rispetto ai 20.968 dell’anno scorso e ai 5.856 del 2019. Oggi la situazione è diversa: se anche bloccando la nave di una Ong gli immigrati comunque sbarcavano in Italia, secondo il bilancio del Viminale del 15 agosto sui precedenti 12 mesi l’8,6 per cento, pari a 4.239 persone, è stato soccorso da Ong (la metà di quelli in area Sar), mentre 40.727 persone sono arrivate con sbarchi autonomi che equivalgono all’82,6 per cento: la Libia è in testa con il 45,3 per cento delle partenze, seguita dalla Tunisia con il 35,9. In una recente intervista al Corriere della Sera il ministro Lamorgese ha detto che “la crisi pandemica ha acuito una depressione socio-economica nelle aree tradizionali di origine e transito dei flussi, favorendo ancor più la spinta migratoria. Un altro fattore che ha inciso negativamente è quello delle gravi crisi istituzionali, sociali ed economiche che hanno colpito Libia e Tunisia”. “Nessuno ha la bacchetta magica” commentò Mario Draghi nella conferenza stampa del 2 settembre.

DUE PESI E DUE MISURE

Sperando sempre, con l’ottimismo della volontà, nel salvifico intervento dell’Unione europea per mettere mano alla disastrosa situazione africana, è vero che anche la Lamorgese negli ultimi due governi ha tenuto ferme per parecchi giorni navi con immigrati a bordo come aveva fatto Salvini. Al Corriere della Sera il ministro ha spiegato che “il Covid-19 ha reso più complesse tutte le procedure di prima accoglienza, soprattutto quelle che riguardano l’allestimento delle strutture di isolamento sanitario, tanto che abbiamo dovuto ricorrere alle navi traghetto per lo svolgimento della quarantena”. Eppure il problema si era posto anche prima della pandemia e nessuna procura aveva aperto un fascicolo il cui iter sarebbe stato veloce perché l’attuale ministro non è parlamentare. Sarebbe finita come nel caso Gregoretti per Salvini perché sarebbe stata dimostrata l’azione collegiale di governo, ma l’inattività delle procure è stata evidente. La difesa di Salvini ha citato 31 testi tra cui la stessa Lamorgese e numerosi ex ministri. Il processo perciò diventerà anche sede di dibattito su un tema che invece a Bruxelles resta ancora ai margini.


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