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Il papa, chi tramava e la Chiesa che non torna indietro

Riccardo Cristiano legge la conversazione di Francesco con i gesuiti slovacchi avvenuta domenica 12 settembre 2021 nella Nunziatura apostolica di Bratislava e riportata oggi da La Civiltà Cattolica

Che la conversazione tra il papa, recentemente sottoposto a intervento chirurgico, e i gesuiti che ha incontrato in Slovacchia si aprisse con la domanda “come sta?” è normale. Non è questo che sorprende nel resoconto di quella conversazione pubblicato oggi da La Civiltà Cattolica. A sorprendere è la risposta: “Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave.  Pazienza! Grazie a Dio, sto bene. Fare quell’intervento chirurgico è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perché sono in contatto diretto con i pazienti”.

Non è proprio un esempio di “vicinanza” al successore di Pietro, mentre la vicinanza è ciò che lui suggerisce a chi gli chiede cosa debba avere a cuore nel lavoro pastorale: vicinanza a Dio, vicinanza ai confratelli, vicinanza al vescovo, vicinanza al popolo di Dio: “Dovete essere come ci aveva detto Paolo VI il 3 dicembre del 1974: dove ci sono incroci di strade, di idee, lì ci sono i gesuiti. Leggete bene e meditate quel discorso di Paolo alla trentaduesima congregazione generale: è la cosa più bella che un Papa abbia detto ai gesuiti. È vero che se noi siamo davvero uomini che vanno agli incroci e ai limiti, creeremo problemi. Ma quello che ci salverà dal cadere nelle ideologie stupide è la vicinanza al popolo di Dio. E così potremo andare avanti e col cuore aperto. […]”.

Quindi Francesco mette in guardia dal problema costituito dal desiderio di tornare indietro: è uno dei passaggi più importanti del colloquio e va citato integralmente:

“Stiamo soffrendo questo oggi nella Chiesa: l’ideologia del tornare indietro. È una ideologia che colonizza le menti. È una forma di colonizzazione ideologica. Non è un problema davvero universale, ma piuttosto specifico delle Chiese di alcuni Paesi. La vita ci fa paura. Ripeto una cosa che ho detto già al gruppo ecumenico che ho incontrato qui prima di voi: la libertà ci fa paura. In un mondo che è così condizionato dalle dipendenze e dalla virtualità ci fa paura essere liberi. Nell’incontro precedente prendevo come esempio Il grande inquisitore di Dostoevskij: trova Gesù e gli dice: «Perché hai dato la libertà? È pericolosa!». L’inquisitore rimprovera Gesù di averci dato la libertà: sarebbe bastato un po’ di pane e nulla di più. Per questo oggi si torna al passato: per cercare sicurezze. Ci dà paura celebrare davanti al popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità. Ci dà paura andare avanti nelle esperienze pastorali. Penso al lavoro che è stato fatto – padre Spadaro era presente – al Sinodo sulla famiglia per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all’inferno. Ci dà paura accompagnare gente con diversità sessuale. Ci danno paura gli incroci dei cammini di cui ci parlava Paolo VI. Questo è il male di questo momento. Cercare la strada nella rigidità e nel clericalismo, che sono due perversioni. Oggi credo che il Signore chieda alla Compagnia di essere libera, con preghiera e discernimento. È un’epoca affascinante, di un fascino bello, fosse anche quello della croce: bello per portare avanti la libertà del Vangelo. La libertà! Questo tornare indietro lo potete vivere nella vostra comunità, nella vostra Provincia, nella Compagnia. Occorre stare attenti e vigilare. La mia non è una lode all’imprudenza, ma voglio segnalarvi che tornare indietro non è la strada giusta. Lo è, invece, andare avanti nel discernimento e nell’obbedienza”.Dunque i grandi temi dei divorziati risposati e degli omosessuali come esempi di una Chiesa che non cha paura, che va avanti, non torna indietro, cammina con l’uomo nella storia e capisce meglio quanto le è stato detto. E’ il momento dell’affondo contro le ideologie, sbagliate perché senza carne e ossa: “ L’ideologia ha sempre il fascino diabolico, come dici tu, perché non è incarnata. In questo momento viviamo una civiltà delle ideologie, questo è vero. Dobbiamo smascherarle alle radici. La ideologia del «gender» di cui tu parli è pericolosa, sì. Così come io la intendo, lo è perché è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna. L’astrazione per me è sempre un problema. Questo non ha nulla a che fare con la questione omosessuale, però. Se c’è una coppia omosessuale, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo. Quando parlo dell’ideologia, parlo dell’idea, dell’astrazione per cui tutto è possibile, non della vita concreta delle persone e della loro situazione reale”.

A questo punto il colloquio sembra tornare indietro, a chi guarda con sospetto al papa dentro la Chiesa. Francesco dice che una televisione cattolica sparla in continuazione del papa e osserva che lui, quale peccatore, può anche meritarlo, ma la Chiesa no, e la definisce opera del diavolo. E siccome tornare indietro è fuori dall’agenda del possibile aggiunge: “Adesso spero che con la decisione di fermare l’automatismo del rito antico (i limiti posti alla celebrazione in latino, cioè quello che più avanti verrà chiamato il vetus ordo, ndr) si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. La mia decisione è il frutto di una consultazione con tutti i vescovi del mondo fatta l’anno scorso. Da adesso in poi chi vuole celebrare con il vetus ordo deve chiedere permesso a Roma come si fa col biritualismo. Ma ci sono giovani che dopo un mese di ordinazione vanno dal vescovo a chiederlo. Questo è un fenomeno che indica che si va indietro”.

Quando arriva il momento dell’inevitabile domanda sui migranti il papa sembra rispondere a un cardinale che sostiene di averlo convinto a rimpatriare nel loro Paese d’origine i migranti che affollano il suo di Paese: “Io credo che bisogna accogliere i migranti, ma non solo: occorre accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Servono tutti e quattro questi passaggi per accogliere veramente. Ogni Paese deve sapere fino a quanto può farlo. Lasciare i migranti senza integrazione è lasciarli nella miseria, equivale a non accoglierli. Ma bisogna studiare bene il fenomeno e capirne le cause, specialmente quelle geopolitiche. Occorre capire quel che succede nel Mediterraneo e quali sono i giochi delle potenze che si affacciano su quel mare per il controllo e il dominio. E capire il perché e quali sono le conseguenze”.

Il papa sarà stato sottoposto a intervento chirurgico, ma sembra offrire una bussola a chi fosse disorientato.

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