L’economista ed ex ministro dell’Industria: “In Italia lo spettro dell’inflazione. Nel medio periodo andrà anche peggio. L’Europa in questo momento si trova a sperare che nei prossimi mesi ci sia un clima mite e che si assista ad una buona ventosità. Sta fallendo un’intera visione prospettica”
Il petrolio vola sopra 80 dollari: non accadeva da tre anni. “Cronaca di una morte annunciata, in Italia lo spettro dell’inflazione”, commenta a Formiche.net Alberto Clò, economista, ex ministro dell’industria nel governo Dini e nel cda di varie società quotate (Eni, Finmeccanica, Italcementi, Iren e ASM Brescia, Atlantia, Snam), tra l’altro Direttore Responsabile di Rivista Energia. Secondo Clò lo shock dei prezzi è un punto di svolta che non era stato minimamente percepito, pur essendoci tutti i segnali, perché sta fallendo un’intera visione prospettica. Nel mezzo i meriti dell’Opec e il mercato che vede la domanda progressivamente risalire e tornare ai livelli pre-covid.
La crisi energetica post pandemica si fermerà qui o vede un trend di crescita dei prezzi ancora maggiore?
Il petrolio a 80 dollari è la cronaca di una morte annunciata, nessuno ha dato peso nel recente passato a questa situazione perché si sono occupati solo dell’idrogeno. Senza dimenticare che anche l’aumento dei prezzi del gas era cominciato da un anno a questa parte. L’Europa non ha scorte di gas: chi doveva pensarci?
Dunque non una sorpresa?
Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), continua a dire tutto e il suo contrario. Lo scorso maggio ha osservato che non serve più investire negli idrocarburi perché verranno sostituiti: ha detto consapevolmente il falso. Che il petrolio oggi vada a 80 dollari lo avevo detto io quattro mesi fa (su queste colonne ndr).
Il motivo?
Da un lato la straordinaria capacità di gestione del mercato da parte dell’Opec che, lavorando di punta e tacco, ha garantito la relativa stabilità. E dall’altro il mercato che vede la domanda progressivamente risalire e tornare ai livelli pre-covid, al netto degli eventi contingenti legati al virus. Tutti i profeti di sventura hanno sbagliato.
Con quali conseguenze?
Oggi l’Europa si accorge che il gas serve: non è incredibile? Osservo che sta fallendo un’intera visione prospettica. L’Europa in questo momento si trova a sperare che nei prossimi mesi ci sia un clima mite e che si assista ad una buona ventosità. C’è una fragilità che mancava dal secondo dopoguerra e non è casuale, ma l’esito delle politiche attuate. Questo shock dei prezzi è un punto di svolta che non era stato minimamente percepito. D’altra parte nessuno dei grandi punti di svolta energetici è mai stato colto in passato. Si pensi alla crisi petrolifera del 1973, di cui c’erano tutti i presupposti. Certo, non si poteva immaginare che l’Egitto invadesse Israele, ma lo aveva vergato mesi prima su Foreign Affairs un certo Akins, che poi divenne console generale americano in Arabia Saudita: scrisse “The wolf this time is here”.
Quali scenari vede materializzarsi all’orizzonte?
Questa crisi di oggi è esiziale e sta mettendo in evidenza verità nascoste che si volevano tacere. La domanda secondo l’AIE crescerà nei prossimi anni: ma la stessa AIE ha sostenuto che non serve più investire nel greggio e che sul gas potrebbe non essere riconosciuta la tassonomia europea. Dunque? Osservo che le proiezioni dell’AIE sono fatte per condizionare le scelte politiche in una direzione o nell’altra. Si stanno sgonfiando i grandi scenari diffusi dall’agenzia.
Se nel breve periodo c’è l’aumento fino a 80 dollari, nel medio e nel lungo cosa dovremmo aspettarci?
Il peggio verrà nei prossimi anni: non è una previsione ma una certezza. Un dollaro non investito oggi è un barile non disponibile domani. Arriveremo ad un grande crunch dei prezzi energetici che in Italia ha già portato l’inflazione al 2% rispetto a un plafond senza l’energia dello 0,6%. Mi colpisce il fatto che nessuno si sia accorto di nulla, mentre c’erano tutti i presupposti per immaginarlo prima.
@FDepalo