Biden ospita alla Casa Bianca i leader di Australia, Giappone e India. Il comunicato conferma che non è (soltanto) un’alleanza di sicurezza. Ma l’obiettivo è chiaro: contrastare l’assertività della Cina. Anche nello Spazio, dove un satellite di Pechino preoccupa Washington e Tokyo per via di un braccio robotico che potrebbe agganciare dispositivi avversari
La lotta alla pandemia Covid-19 e i vaccini, il contrasto alla crisi climatica in linea con l’Accordo di Parigi e le tecnologie emergenti con l’impegno a garantire che siano sviluppate, governate e utilizzate sulla base dei valori democratici e nel rispetto dei diritti umani universali. Ma anche lo Spazio.
Sono questi i temi fondamentali del primo incontro di persona tra i leader del Quad: Joe Biden, presidente degli Stati Uniti e padrone di casa in occasione del summit di ieri alla Casa Bianca, e Scott Morrison, Yoshihide Suga e Narendra Modi, primi ministri rispettivamente di Australia, Giappone e India. L’obiettivo, come si legge nella dichiarazione congiunta, è quello, “in un momento che mette alla prova tutti noi”, di “un Indo-Pacifico libero e aperto”.
“Siamo dalla parte dello stato di diritto, della libertà di navigazione e di volo, della risoluzione pacifica delle dispute, dei valori democratici e dell’integrità territoriale degli Stati”, si legge. “Con una cooperazione costante, ci impegnano a far fronte a questo momento, insieme”, è la frase conclusiva del comunicato.
Una “dichiarazione notevole”, ha commentato Martijn Rasser, direttore del Technology and National Security Program del Center for a New American Security. “Risoluta, proattiva e pragmatica”.
Non c’è alcun riferimento alla Cina, che però risulta evidente essere il convitato di pietra. Indiretti, invece, sono quelli alla dimensione militare del Quad. Come evidenziato ieri su Formiche.net, infatti, la cooperazione tra i quattro vuole essere assai più ampia. Usando le parole di Kunihiko Miyake, consigliere del governo giapponese ed ex diplomatico, l’obiettivo “non è un’alleanza di sicurezza collettiva monolitica, unificata, tipo la Nato”. Piuttosto, “un sistema multistrato, composto da vari raggruppamenti ed entità”.
E così il fact sheet diffuso dalla Casa Bianca spiega la cooperazione su diversi fronti: Covid-19 salute globale; infrastrutture, in linea con la strategia Build Back Better World lanciata dal presidente Biden, in occasione della sua visita in Europa di giugno, in chiave anti Via della Seta cinese; clima; scambi tra i popoli ed educazione; tecnologie emergenti, con il lancio di una “Semiconductor Supply Chain Initiative”, l’impegno alla diversificazione del 5G (e oltre) per contrastare l’influenza cinese e fronteggiare i rischi che secondo gli Stati Uniti le aziende cinesi (Huawei e Zte) rappresentano alla sicurezza nazionale; sicurezza cibernetica; Spazio, dossier su cui Washington e Tokyo condividono simili preoccupazioni (ad aprile, in una testimonianza scritta al Congresso, il numero uno del Comando spaziale degli Stati Uniti, il generale James Dickinson, si era detto preoccupato da un satellite cinese dotato di un braccio robotico che potrebbe in teoria essere usato per agganciare un satellite di un avversario).
La dichiarazione congiunta spiega anche come procederanno i lavori del Quad: “i nostri leader e ministri degli Esteri si incontreranno annualmente e i nostri alti funzionari si incontreranno regolarmente. I nostri gruppi di lavoro continueranno il loro ritmo costante per produrre la cooperazione necessaria a costruire una regione (l’Indo-Pacifico, ndr), più forte”.
Infine, come sottolineato ieri su Formiche.net, la riunione serviva anche a rassicurare quella metà del Quad che non fa parte dell’Aukus, l’accordo militare tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti. Così l’India ha fatto sapere di aver sollevato durante l’incontro le proprie preoccupazioni per l’Afghanistan e per il ruolo del Pakistan nel ritorno dei talebani a Kabul. E nel comunicato c’è anche un riferimento alla Corea del Nord: i leader dei quattro Paesi hanno ribadito la richiesta a Pyongyang di impegnarsi nel dialogo e di rinunciare ai test missilistici, nel rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Allo stesso modo, viene confermata “la necessità di un’immediata soluzione della questione dei cittadini giapponesi rapiti”.