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Il Quad non è (soltanto) un patto militare anti Cina. Tutti i temi sul tavolo

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi

Infrastrutture, vaccini, sicurezza cibernetica, spazio, semiconduttori e tecnologie emergenti sono i temi al centro del summit tra i leader. Si parlerà anche di sicurezza regionale, ma non sarà il focus del vertice

Parlando in una sessione a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dedicata ai dieci Paesi che compongono l’Associazioni delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean), il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato che presto gli Stati Uniti renderanno pubblica una review della strategia per l’Indo-Pacifico. Il capo della diplomazia dell’amministrazione di Joe Biden dice che punta a una regione “libera, aperta, interconnessa, resiliente e sicura” e che la visione americana sarà “il riflesso dell’importanza del Sud-Est asiatico per la regione indo-pacifica e del ruolo essenziale dell’Asean nella determinazione del futuro della regione”.

L’incontro arriva a poche ore dal vertice del Quad (il gruppo di dialogo tra Stati Uniti, India, Giappone e Australia, il cui summit si terrà in persona); a pochi giorni dall’annuncio dell’Aukus (l’intesa orientata sul quadro militare tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito); e per altro il giorno dopo la telefonata tattica tra il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro indiano Narendra Modi (due dei più scottati dall’Aukus). Il contesto è complesso e dunque delicato: Washington deve fornire certezze, e in questo momento più che in altri rassicurazioni. Se l’obiettivo è creare un fronte comune contro la Cina, allora serve non perdere contatto con nessuno dei partner.

La metà del Quad compone i due terzi dell’Aukus, un accordo che ruota attorno a una fornitura militare (sottomarini nucleari) che potrà cambiare gli equilibri di potenza nella regione. Da qui nasce una lettura alternativa degli intenti del Quad spinta dal Giappone, promotore della dottrina sull’Indo-Pacifico diversi anni fa: ora Tokyo sta configurando il sistema a quattro come qualcosa che possa ordinare il quadrante andando oltre le questioni di carattere militare (difesa e sicurezza). I funzionari giapponesi hanno accolto Aukus come rafforzamento delle relazioni di sicurezza, ma vogliono dimostrare che il Quad – che pure nasce come dialogo sulla sicurezza – sia un’iniziativa in grado di raggiungere i suoi obiettivi con mezzi non militari. D’altronde i giapponesi stanno guidando le dinamiche del Cpttp, in cui vorrebbero integrare le visioni del Quad.

E infatti, un alto funzionario dell’amministrazione Biden ha anticipato all’agenzia Reuters i contenuti di quello che ha definito un incontro “storico”. Infrastrutture, vaccini, sicurezza cibernetica, spazio, semiconduttori e tecnologie emergenti sono i temi al centro del confronto (e anche dei piani dell’Unione europea per l’Indo-Pacifico). Si parlerà anche di sicurezza regionale, ma non sarà il focus del summit, ha assicurato. Usando le parole di Kunihiko Miyake, consigliere del governo giapponese ed ex diplomatico, l’obiettivo del Quad “non è un’alleanza di sicurezza collettiva monolitica, unificata, tipo la Nato”. Piuttosto, “un sistema multistrato, composto da vari raggruppamenti ed entità”.

E però, la questione difesa e sicurezza, e dunque deterrenza, è cruciale per la regione. Nella notte tra giovedì 23 e venerdì 24 settembre una ventina di aerei da guerra cinesi, tra cui sei bombardieri strategici a capacità nucleare H-6, sono entrati nello spazio aereo di Taiwan. Si tratta di dimostrazioni muscolari non certo nuove, la Repubblica di Cina è considerata dal partito-Stato di Pechino una provincia ribelle da riannettere – anche con la forza.

Lo show of force si lega alle evoluzioni nel grande dossier geopolitico regionale: l’incontro del Quad, l’Aukus e la richiesta taiwanese d’adesione al Cpttp. Zhang Jun, ambasciatore cinese alle Nazioni Unite, parlando al Consiglio per i diritti umani organizzato in occasione dell’Assemblea generale ha detto che occorre “prestare attenzione all’impatto negativo delle eredità del colonialismo e degli interventi militari illegali”. Nei giorni scorsi, proprio sfruttando l’attenzione dell’assise onusiana, il Vietnam è tornato a denunciare la militarizzazione voluta da Pechino nelle isole Spratly e Paracel nel Mar Cinese. Qui i timori del Quad sono legati alla potenziale minaccia alle libertà di movimento e commercio.

Tutti e quattro hanno ragioni di tensioni con la Cina. L’India condivide il confine conteso più lungo al mondo. I rapporti tra l’Australia e la Cina sono peggiorati dopo le richieste di Canberra di un’indagine sull’origine del Covid-19 dal laboratorio di Wuhan e il recente patto Aukus. Il Giappone ha una disputa aperta nel mare: sia Tokyo sia Pechino rivendicano le isole Senkaku (come le chiama il Giappone) o Diaoyu (come le chiama la Cina) nel Mar Cinese Orientale. Infine, gli Stati Uniti, le cui tensioni con la Cina sono ampie e ben note.

Ma Pechino rimane un partner commerciale fondamentale per tutti e quattro i Paesi. Ed è anche per questo che, preoccupata dagli obiettivi del Quad, sta cercano di dipingerlo come una disperata alleanza pilotata dagli Stati Uniti che ragionano ancora con logiche da guerra fredda. Cosa che però il presidente Biden ha respinto soltanto pochi giorni fa.

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