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Così Roma può tornare Capitale del cinema italiano. Scrive Tivelli

Roma può tornare a diventare una grande capitale del cinema italiano e anche europeo, grazie agli investimenti di quasi 400 milioni previsti dal Pnrr per Cinecittà e grazie a una serie di altri fattori, tra i quali non ultimo il fatto che nel cinema agiscono ottimi attori istituzionali. L’analisi di Luigi Tivelli

Si sono chiusi ieri gli incontri della bella e intensa rassegna dell’audiovisivo promossa a Roma da Videocittà. Purtroppo sin qui questo aspetto non è stato valorizzato a sufficienza, ma a Roma l’industria del cinema e dei video è la seconda dopo l’industria delle costruzioni. E ha saputo rispondere nel modo migliore anche in questo anno e mezzo di pandemia in cui per una lunga fase le sale cinematografiche erano chiuse.

Roma può tornare a diventare una grande capitale del cinema italiano e probabilmente anche europeo, grazie agli investimenti di quasi 400 milioni previsti dal Pnrr per Cinecittà e grazie a una serie di altri fattori, tra i quali non ultimo il fatto che nel cinema agiscono ottimi attori istituzionali, come il ministro dei Beni Culturali e dello spettacolo Dario Franceschini, di grande intelligenza e lunga esperienza, il direttore generale del cinema Nicola Borelli, discreto e riservato civil servant imparziale di lunga e grande esperienza stimato da tutto il mondo del cinema e l’ottimo amministratore delegato dell’Istituto Luce Nicola Maccanico. Non cito altri attori istituzionali, riservandomi di ritornare sul tema in un altro articolo.

A Roma poi ci sono ottimi produttori. Non è solo la sede storica della Medusa di Gianpaolo Letta. Negli ultimi anni sono emersi anche giovani produttori come ad esempio la Lotus e la Fenix di Riccardo Di Pasquale, uno dei più giovani produttori italiani, che a soli 38 anni anche nel 2021, in una fase di piena pandemia ha prodotto splendidi film come Ostaggi e ha presentato al Festival di Venezia una bella opera prima di Alessandro Capitani con uno degli attori più amati dal grande pubblico italiano com’è Michele Riondino, interprete di quel giovane Montalbano che viaggia continuamente anche d’estate in tanti canali italiani.

Ho citato solo i più giovani e non cito gli altri produttori più maturi e consolidati, che sono non pochi. Non solo a Roma, ma in tutta Italia c’è stato un grande rilancio del cinema, come ha evidenziato la Mostra di Venezia. Che ha ospitato non solo pellicole prodotte dalle grandi major hollywoodiane o film prodotti da altri Paesi ma anche un numero record di produzioni italiane.

E credo che il Festival del Cinema di Roma che si svolgerà intorno alla metà di ottobre darà un ulteriore segnale di rilancio. Nella capitale negli anni scorsi si sono moltiplicate le accademie di cinema, e non solo il famoso Centro Sperimentale di Cinematografia o la Silvio D’Amico. Ma ci sono ad esempio la Rufa (Rome University Of Fine Arts), oppure la Gian Maria Volonté. Se poi ho capito bene l’Anica si accinge a promuovere molto interessanti corsi di formazione a gittata lunga anche per la scrittura e la sceneggiatura. Si tratta di un aspetto molto rilevante e importante perché, per quanto ho potuto constatare, ci sono molti giovani e brillanti registi magari sin qui costretti a scarse prestazioni, visto il problema atavico dei costi, ma che hanno un alto potenziale. Così come ci sono molti giovani attori, alcuni già emersi e altri pronti ad emergere.

Il mondo del cinema però deve fare una seria riflessione, se vuole cogliere la grande opportunità che si apre in questi anni. Come purtroppo avviene in altri settori della vita associata, una vera e seria meritocrazia non è il fattore più diffuso. Bisogna prendere atto onestamente di questo, smetterla con certe tendenze un po’ para-familistiche, superare la logica della segnalazione e della raccomandazione, puntando finalmente sulla valorizzazione dei veri talenti.

Ho conosciuto negli anni scorsi tanti giovani di grande talento, magari registi, attori e operanti in altri ruoli nel cinema. Questi giovani hanno rischiato e rischiano di lavorare solo in piccole produzioni indipendenti anche perché spesso sono giustamente legati e affezionati al cinema d’Autore. Per fortuna c’è chi, specie tra i nuovi produttori, oltre a film commerciali – che hanno un loro spazio e una loro precisa importanza, pensiamo ad esempio alle grandi tradizioni già in parte rivitalizzate e ancora più da rivitalizzare della commedia italiana – produce anche bei film d’autore.

Il 2022 segnerà il 100° anniversario dalla nascita di due tra i più grandi attori del cinema italiani, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, e credo che ci saranno degli eventi e celebrazioni. Spero che quella sia un’occasione per rilanciare la grande tradizione della commedia italiana. Così come dovrebbe avvenire nella politica, ma purtroppo gran parte dei politici attuali, sono spesso dilettanti e semidilettanti (pensiamo ad esempio ai 5Stelle, ma qualche forma di dilettantismo o semi-dilettantismo è diffusa anche in altri partiti), mi sembra si sia smarrita in questo Paese la memoria dei grandi maestri e dei “padri”.

Invece il rinnovamento e il rilancio della memoria dei grandi maestri e dei “padri”, compresi quei due grandissimi personaggi che hanno fatto della miglior commedia italiana un genere amato anche in molte parti del mondo, può essere un’importante occasione ulteriore di rilancio del cinema italiano. Se gli attori istituzionali, i migliori produttori, i giovani produttori, i migliori registi, i giovani registi, sapranno (come usava dire un po’ troppo spesso Luca di Montezemolo) “fare squadra”, molto probabilmente si potranno man mano rinnovare in Italia i fasti del cinema dei primi anni ’60. È anche questa, come tante altre, per la vita istituzionale, economica, civile, un’occasione da non perdere, pena una grave perdita per il paese e anche per la sua immagine internazionale.

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