Skip to main content

Russi in Mali. L’arrivo della Wagner preoccupa la Francia (e l’Europa)

Un migliaio di contractor del Wagner Group dovrebbero arrivare in Mali nei prossimi mesi (o settimane). La Francia avrebbe provato a bloccare il deal, ma non c’è riuscita e così la Russia piazzerà i propri mercenari in un altro paese africano, dopo Libia e Repubblica Centrafricana, Guinea, Sudan, Congo, Ruanda, Angola, Botswana, Lesotho, Zimbabwe, Mozambico e Madagascar

Un migliaio di contractor del Wagner Group dovrebbero arrivare in Mali nei prossimi mesi (o settimane) secondo un accordo già chiuso dalla giunta golpista locale con la società di sicurezza privata russa. La notizia esce sulla Reuters che ha avuto informazioni dirette sull’intesa, compreso sul valore della stessa, 10,8 milioni di dollari al mese. La Francia avrebbe provato a bloccare il deal, ma non c’è riuscita e così la Russia piazzerà i propri mercenari in un altro paese africano, dopo Libia e Repubblica Centrafricana, Guinea, Sudan, Congo, Ruanda, Angola, Botswana, Lesotho, Zimbabwe, Mozambico e Madagascar.

Molti di questi dispiegamenti non sono disclosure, perché il Wagner Group opera quasi sempre in forma clandestina. La società — ricondotta tra le varie sotto il controllo di Yevgeniy Prigozhin, noto come “lo chef di Putin”, che comunque nega qualsiasi legame o business in Africa — è considerata un asset del Cremlino. Usata per operazioni ambigue dove è fondamentale mantenere massima la plausible deniability, ossia dove serve che qualcuno compia il lavoro sporco per conto del governo russo e senza portare sulle divise le insegne della Federazione. Il Mali è uno di questi territori.

Caduto per due volte sotto un colpo di stato nel giro di meno di due anni, Bamoko è un contesto caotico dove gli uomini della Wagner possono facilitare l’incunearsi russo. L’interesse è duplice: primo, sfruttare i contatti in costruzione con la nuova leadership per costruire relazioni economico-commerciali collegate a quelle mosse sull’areale ampio dove è distribuita la presenza russa (tra questi interessi ci sono quelli di carattere estrattivo/minerario); secondo, presentarsi come potenziali stabilizzatori disturbando un’attività occidentale che — visti i risultati — non ha dato frutti.

La questione è legata alla narrazione, il modello russo come riferimento alternativo a quello Usa-Ue. In Mali la Francia è da otto anni impegnata in una complessa campagna militare, mirata alla stabilizzazione e alla lotta al terrorismo all’interno della sua sfera di influenza. Parigi ha chiaro obiettivi, interessi e ragioni alla base del coinvolgimento russo — da cui il Cremlino si ritiene escluso formalmente perché riguarda una società privata — e protesta. Mosca potrà spingere il proprio storytelling se riuscirà a portare maggiore sicurezza.

L’offensiva diplomatica francese, spiegano le fonti della Reuters, ha incluso la richiesta di aiuto a partner tra cui gli Stati Uniti per convincere la giunta del Mali a non portare avanti l’accordo e l’invio di diplomatici di alto livello a Mosca e Bamako per colloqui. I francesi temono che l’arrivo dei contractor russi possa disturbare i propri interessi nel Paese, un’ex colonia, e complicare la strategia di ritiro del proprio contingente. Nell’idea di Parigi c’è infatti di alleggerire la propria presenza in Mali, legata ad attività anti-terrorismo nel paese è nella regione Sahel-West Africa, attraverso un rimodellamento dell’impegno.

L’Eliseo prevede di sostituire il suo impegno (l’operazione “Barkhane”, molto onerosa dal punto di vista economico, ma anche politico) facendo sostituire i propri militari con quelli di altri Paesi europei — che la Francia vorrebbe comunque guidare attraverso la Task Force “Takuba”, di cui fa parte anche l’Italia. L’intervento della Wagner sarebbe “incompatibile con gli sforzi compiuti dai partner saheliani e internazionali del Mali impegnati nella Coalizione per il Sahel per la sicurezza e lo sviluppo della regione”, dice alla Reuters una fonte diplomatica francese. Uno dei crucci di Parigi riguarda l’uranio maliano, estrazione che insieme a quelle in Niger manda avanti il procreammo nucleare francese.

L’opinione pubblica in Mali è favorevole a una maggiore cooperazione con la Russia, data l’attuale situazione della sicurezza. Ma non è detto che a smuovere l’opinione pubblica non sia stata proprio un’attività di interferenza condotta dalla Wagner stessa, specializzata in certi tipi di operazioni. Sull’opinione pubblica hanno peso le posizioni di leader come Umar Mariko, che guida il partito Unità africana per la democrazia e l’indipendenza (membro della coalizione di opposizione M5-Frp) che ha promesso ai militanti del Donbas — che aveva incontrato nel 2018 nell’Ucraina orientale filorussa — di aprire un loro ufficio diplomatico in Mali.

Con il peggioramento delle relazioni con la Francia, la giunta militare del Mali ha intensificato i contatti con la Russia, Paese che già aveva appeal in Mali prima del colpi di stato della scorsa estate. Rumors sostengono che i militari al potere, guidati da Assimi Goita, siano molto legati alla Russia e siano stati mossi dai russi verso il golpe: il colonnello Goita ha ricevuto addestramento militare in Russia, il premier Choguel Maiga ha vissuto in Bielorussia prima di laurearsi all’Istituto di telecomunicazioni di Mosca.

Il potente ministro della Difesa Sadio Camara —  tra i protagonisti del golpe di agosto 2020, rientrato con il collega Malik Diau nel proprio Paese dopo un addestramento a Mosca poche settimane prima del colpo di stato — è volato in visita a Mosca il ​​4 settembre. Il viceministro russo Alexander Fomin ha incontrato Camara durante il forum militare internazionale “Army-2021” per discutere “in dettaglio i progetti di cooperazione per la difesa e le questioni di sicurezza regionale relative all’Africa occidentale”, aveva detto il Cremlino.

L’8 settembre a Mosca c’era il top diplomatico per l’Africa del ministero degli Esteri francese, Christophe Bigot, che ha avuto un lungo colloquio con Mikhail Bogdanov, l’uomo di Vladimir Putin per il Medio Oriente e l’Africa. Non è chiaro se l’incontro era direttamente legato al dossier Mali/Wagner. La Francia ha sostenuto posizioni severe nei confronti della Russia, tuttavia ha sempre sostenuto la necessità della riapertura di un dialogo — complicato da quando Mosca annetté la Crimea, anche usando le attività della Wagner. Per Parigi, il contatto con Mosca serve anche a mantenere sotto controllo per quanto possibile la penetrazione russa in certe aree dell’Africa.


×

Iscriviti alla newsletter