Per le infrastrutture, il digitale rappresenta il futuro, dalla progettazione al bando di gara, fino al monitoraggio e alla manutenzione durante tutto il ciclo di vita dei manufatti. La sigla chiave è Bim (Building information modeling). Ecco come funziona
Complicare semplificando: in Italia non c’è materia che sia stata più colpita dall’eterogenesi dei fini. Quando il legislatore punta alle semplificazioni, è facile che il risultato sia un’ulteriore stratificazione delle norme. Negli ultimi 20 anni si contano più di 40 tra decreti legge, leggi o decreti legislativi di semplificazione. Eppure, soprattutto quando si parla di appalti e opere pubbliche, la matassa risulta sempre più intricata. Ora, però, c’è l’occasione quasi irripetibile del Pnrr e la parola semplificazioni si sposa con l’altra parolina magica del Recovery Plan, ossia digitalizzazione, che poi è la seconda missione per importanza del Piano di ripresa e resilienza.
Per quanto riguarda le infrastrutture, il digitale rappresenta il futuro, dalla progettazione al bando di gara, fino al monitoraggio e alla manutenzione durante tutto il ciclo di vita dei manufatti. La sigla chiave è Bim (Building information modeling). La modellazione elettronica consente l’ottimizzazione della pianificazione, realizzazione e gestione di costruzioni tramite software in cui tutti i dati rilevanti vengono raccolti, combinati e collegati, in modo da generare un “gemello digitale” della futura opera, sul quale è possibile calcolare e simulare tutte le condizioni, reazioni e i comportamenti in termini geostatici, strutturali, energetici.
Il Bim consente pure il coordinamento agile e trasparente di tutti i soggetti della filiera delle costruzioni (committenti, stazioni appaltanti, proprietari, progettisti, tecnici, impiantisti, appaltatori, collaudatori, ecc…) in un processo di condivisione open dei dati in ambiente Bim che garantisce il taglio dei tempi e dei costi nell’utilizzo dei materiali, l’eliminazione delle discrasie e, dunque, una maggiore qualità delle opere. Il Bim riduce in media di un buon 25% i tempi dell’iter progettuale, mentre uno studio di progettazione risparmia, si stima, circa 100 ore ogni 300 di lavoro.
Ben prima del Pnrr e dell’ultimo decreto Semplificazioni, la legge obbligava già le stazioni appaltanti ad introdurre la digitalizzazione degli appalti per opere di valore via via sempre minore nel tempo (nel 2025 resteranno fuori solo quelle sotto 1 milione di euro). Ma le Pa a che punto sono, vista la carenza cronica di formazione e di competenze aggiornate negli uffici pubblici? Secondo l’Oice nel 2020 le gare Bim per progettazioni e servizi tecnici sono aumentate del 17% arrivando a costituire l’8,7% del totale. Ancora pochine.
L’anno scorso sono stati pubblicati 560 bandi Bim, con un valore di 711 milioni di euro. Non lusinghiero invece il dato sui capitolati informativi allegati ai disciplinari di gara: nel 2020 sono stati 94, pari al 16,8% del totale delle gare Bim, mentre erano stati 110 nel 2019, pari al 23% delle gare pubblicate. Un recente focus sugli uffici tecnici della Pa, quelli che devono approntare le gare e valutare i progetti, mostra invece che in otto casi su dieci l’ente di riferimento non utilizza alcun software o piattaforma informativa per la gestione del patrimonio edilizio e infrastrutturale. Al tempo stesso, solo un terzo del campione interpellato ha partecipato a eventi formativi sulla modellazione elettronica e la quasi totalità non è ancora in possesso di certificazioni professionali in ambito Bim. Dunque, c’è ancora molta strada da fare, anche in ottica Pnrr.
Harpaceas è un’azienda milanese che opera proprio nel campo della certificazione degli esperti Bim, oltre ad essere attiva nell’erogazione di servizi di consulenza e formazione Bim e nella proposta e nel supporto tecnico di software come Tekla Structures, utilizzato spesso, tra l’altro, dall’eccellenza del made in Italy delle infrastrutture all’estero: basti pensare alle due travi in acciaio più lunghe del mondo (170 metri l’una) costruite da Cimolai per il gigante dell’offshore Allseas o alla sede Google di New York progettata dalla veneziana Bolina Ingegneria.
Luca Ferrari, direttore generale Harpaceas, spiega a Formiche.net: “Stiamo già lavorando benissimo, per esempio, con istituzioni importanti come Agenzia del Demanio sul monitoraggio e la gestione evolutiva del patrimonio. La Pa nel suo complesso deve ancora fare molta strada sulla digitalizzazione dei progetti e delle procedure, ma è una partita chiave per la competitività. Il cammino è segnato e le ultime innovazioni normative che arrivano dal Mims indicano in modo chiaro come l’adozione del Bim sia ormai ineludibile”.