Formiche e la Rappresentanza in Italia della Commissione europea hanno organizzato una tavola rotonda per analizzare quanto espresso dalla presidente della Commissione von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione insieme a Vincenzo Amendola, Carlo Corazza, Antonio Parenti, Marta Dassù e Martina Skok
Autonomia tecnologica, rafforzamento dei valori fondanti dell’Unione e investimenti per un Europa sicura e autorevole sul piano internazionale. Questi sono i temi emersi dal discorso sullo Stato dell’Unione fatto oggi a Strasburgo dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Alla tavola rotonda organizzata dall’Ufficio in Italia del Parlamento europeo, dalla rappresentanza in Italia della Commissione e da Formiche, si sono incontrati per analizzare insieme i contenuti del discorso il sottosegretario di Stato per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, il rappresentante in Italia del Parlamento europeo, Carlo Corazza, il direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Antonio Parenti, il direttore di Aspenia, Marta Dassù e la vice ambasciatrice della Repubblica di Slovenia in Italia, Martina Skok, moderati dal direttore di Formiche, Flavia Giacobbe.
AMBIZIONE E PRAGMATISMO
“Il discorso sullo Stato dell’Unione è un appuntamento che rafforza la democrazia europea, e quello del presidente Ursula von der Leyen è stato un discorso chiaro, netto, ambizioso ma molto pragmatico, che non ha negato o celato i ritardi dell’Europa”. Questo è stato il commento del sottosegretario Amendola, che ha anche apprezzato l’attenzione rivolta da von der Leyen alla necessità, per l’Unione europea, di dotarsi di una politica comune di difesa e sicurezza: “Non sono le risorse o le capacità a mancare, ma la volontà politica”. Il tema prioritario è quello di una Ue orgogliosa della sua identità e alla ricerca di una sua postura globale: “Che non è una versione edulcorata del sovranismo europeo”. Per Amendola, infatti, l’Ue discute di politica estera “solo con la lente dell’immigrazione, come farebbe un Paese piccolo e impaurito”. Citando il discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fatto pochi giorni fa a Ventotene: “Ci sono Paesi in Europa che sono troppo piccoli per affrontare le cose del mondo e altri che non hanno ancora capito di esserlo”.
UNA COMUNITÀ DI VALORI
Secondo Carlo Corazza: “La presidente von der Leyen ha dimostrato di cogliere i nodi essenziali e gli ostacoli essenziali che servono per andare avanti; i cittadini europei chiedono di avere una politica di difesa e sicurezza comuni adeguate alle sfide”. Fondamentale per questo obiettivo è la creazione di un mercato unico della difesa, che in Europa ancora manca. In tutte queste decisioni il Parlamento europeo vuole essere ascoltato, e ci si aspetta dall’Ue e dalla Commissione che le istanze dal basso dei cittadini siano ascoltate. “La spinta vera verrà dai cittadini europei” e per mantenere questa spinta è necessario che l’Ue mantenga i propri impegni, soprattutto per quanto riguarda i diritti dei cittadini: “Siamo nati come una comunità che condivide gli stessi valori, e i diritti umani solo l’Abc de nostro vivere insieme”.
LA DIFESA EUROPEA
“Il presidente von der Leyen, con convinzione e decisione, ha parlato anche dei limiti dell’Ue, e questi limiti vengono in parte della resistenza che alcuni degli Stati nazionali continuano a porre al progetto europeo”, ha analizzato il direttore Dassù, sottolineando come i capitoli migrazione e difesa vadano nella lista dei potenziali insuccessi. “Quanto accaduto in Afghanistan non è il motivo della crisi, ma il sintomo; von der Leyen, senza ricorrere alla retorica ha ricordato come l’Ue dev’essere in grado, quando necessario, di agire da sola”. Fondamentale in questo passaggio sarà la posizione degli Usa, che devono comprendere che una difesa europea non rappresenterebbe una minaccia, ma sarebbe un rafforzamento della Nato, con una nuova divisione del lavoro che consenta all’Ue di gestire il proprio vicinato e lasciar concentrare gli Usa sulla competizione globale.
GLI STATI DELL’EUROPA
“Non si può fare l’Europa senza gli Stati”. Questo è stato il commento di Antonio Parenti, che ha sottolineato quanto l’Europa dipenda dalla volontà dei suoi membri per affrontare le prossime sfide “Si possono ottenere risultati molto migliori se agiamo in maniera congiunta”. L’Europa si troverà presto ad affrontare tre appuntamenti molto importanti: le elezioni tedesche, le presidenziali francesi e, più in là, l’elezione del presidente della Repubblica Italiana. “In Germania, che vinca la Cdu, l’Spd o i Verdi, l’anima europea è più solida di qualche anno fa”. Più problematico l’appuntamento francese: “Emmanuel Macron e Marine Le Pen hanno due visioni di Europa diverse, e una Le Pen presidente sarebbe una differenza sostanziale per l’Ue”. Per quanto riguarda l’Italia, oggi vive una congiuntura particolare con il capo del governo e dello Stato entrambi europeisti, che si spera possa continuare anche in futuro: “Oltre alla presenza di Bebe Vio, c’è stata molta Italia nel discorso della presidente, che ha anche concluso con ‘Viva l’Europa’ (in italiano)”.
L’UNIONE FA LA FORZA
Secondo la vice ambasciatrice Skok: “La Slovenia ora può partecipare da protagonista alla politica europea grazie alla presidenza di turno al Consiglio dell’Ue, e tra le sue priorità, oltre alla difesa dello stato di diritto e la protezione dei diritti umani, c’è la tutela dello stile di vita europea”, e questo vuol dire spingere per una unione di difesa e di sicurezza credibile che riesca ad agire con efficacia nel suo vicinato, compresi i Balcani. “Tutti devono far parte di questo dibattito, e riprendendo quanto detto dal presidente Mattarella, tutti i Paesi Eu sono piccoli, forse alcuni di noi non sanno di esserlo”. Per la vice ambasciatrice, la prossima Conferenza sul futuro dell’Europa sarà un momento fondamentale per il futuro dell’Europa, un momento in cui Slovenia e Italia potranno collaborare grazie alla loro vicinanza e amicizia.