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Terrorismo in Nuova Zelanda. I jihadisti si “risvegliano” dopo Kabul

Secondo il governo neozelandese l’attacco condotto con un coltello in un supermercato di Auckland è stato compiuto da un cingalese che è stato ispirato dallo Stato islamico. Nuove ondate jihadiste in arrivo?

Un uomo ha aggredito con un coltello sei persone in un supermercato di Auckland, la città più importante della Nuova Zelanda, e poi è stato ucciso dalla polizia. La primo ministro Jacinda Ardern dice che potrebbe aver agito in modo autonomo ma su ispirazione dello Stato Islamico.

L’aggressore, un cingalese arrivato nel 2011, era già sotto sorveglianza: l’intelligence aveva acceso il bollino rosso su di lui perché era ritenuto sulla strada dell’auto-indottrinamento. È uscito di casa disarmato, poi all’interno del market ha preso un coltello da un espositore e ha colpito altri clienti indifesi. L’azione è simile a tante altre viste sia in Europa che altrove, parte della Knife Jihad palestinese è molto battuta dall’ex portavoce dello Stato islamico Al Adnani, che chiedeva ai proseliti di non unirsi al jihad siro-iracheno (i viaggi erano attenzionati dai servizi segreti di mezzo mondo) ma di usare qualsiasi mezzo a disposizione per uccidere gli infedeli direttamente a casa loro.

A Auckland ci sono tre persone in gravi condizioni, ma soprattutto potrebbero esserci il frutto di un rigurgito jihadista collegato ai fatti afghani. Sebbene i Talebani siano considerati nemici dallo Stato islamico (visti cosi perché trattano in forma diplomatica con Usa, Golfo, Russia e Cina) tra i proseliti, soprattutto nelle aree più remote più distanti dai centri di comando, la percezione della conquista di Kabul da parte del gruppo fondato dal Mullah Omar crea attenzione, diventa fonte di ispirazione. Una sensazione maggiorata dall’effetto devastante dell’attentato a Kabul per mano della filiale regionale baghdadista dello Stato islamico (acronimo inglese ISKP).

Un attacco, quello all’aeroporto della capitale afghana, che ha creato una sensazione probabilmente maggiorata della forza e della dimensione dell’Is in Asia Centrale, ma che è stato pensato proprio per questo. Ossia diffondere in giro per il mondo il messaggio che il gruppo è vivo, combatte e ne è capace. Messaggio che entra dritto nella mente del lupo solitario, isolato a migliaia di chilometri di distanza dalle inavvicinabili leadership baghadidste. Elementi che aveva prodotto un’ondata di azioni individuali collegate alle fasi di maggiore prosperità del gruppo in Siria, Iraq, o Libia.

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