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Come realizzare una transizione energetica che sia sostenibile. La versione della Uiltec

Oggi i lavori della Scuola di studi avanzati di economia e lavoro della Uiltec presso lo stabilimento di raffinazione petrolifera della Sonatrach ad Augusta in Sicilia. Gli interventi di Pirani, Bottaro, Tabarelli, Pistorio, Spinaci

“Ci vuole una transizione energetica che sia sostenibile”. Lo ha detto oggi pomeriggio Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec che oggi è intervenuto davanti a cinquanta quadri sindacali dell’organizzazione sindacale succitata nel sito di raffinazione petrolifera della Sonatrach ad Augusta, in Sicilia. Infatti, proprio qui, si sono tenuti oggi i lavori della Scuola di studi avanzati di economia e lavoro correlata al sindacato dei lavoratori tessili, dell’energia e della chimica. La sessione dei lavori è iniziata nel pomeriggio con i saluti introduttivi del segretario nazionale della Uiltec Andrea Bottaro; del segretario generale della Uil Sicilia Claudio Barone; di quello Uiltec della macroarea Sicilia Sud-Est Sebastiano Accolla; del vicepresidente della Confindustria di Siracusa, Giancarlo Bellina. A seguire, il dibattito, moderato dal direttore della SSAEL Uiltec, Michele Faioli, sul tema “Storia e scenario del settore energia – la transizione energetica”. Infine, interventi di: Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia; Claudio Spinaci, presidente dell’Unione energie per la mobilità; Rosario Pistorio, ad di Sonatrach; Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec.

L’IMPORTANZA DELLA RAFFINAZIONE PETROLIFERA IN SICILIA

Andrea Bottaro, segretario nazionale della Uiltec ha puntato l’attenzione sulla realtà sicula: “Non si può eludere la necessità di aprire una fase di transizione considerando che la raffinazione rappresenta il 60% dell’export della nostra regione e che la Sicilia è il principale produttore in Italia di idrocarburi raffinati. Crediamo che la nostra Isola possa diventare un hub energetico all’interno del Mediterraneo e rifiutiamo categoricamente l’idea che perda il proprio tessuto produttivo trasformandolo in depositi costieri ed elettrodotti. La transizione va gestita attraverso il sostegno alle raffinerie presenti sul territorio che necessitano di investimenti e diversificazione produttiva. È necessario, quindi, supportare lo strumento del patto Stato-raffinazione, destinare risorse del Pnrr a questo settore, costruire con il governo regionale una strategia a supporto della produzione di idrocarburi”.

MANTENERE IN PIEDI APPARATO PRODUTTIVO E POSTI DI LAVORO

Paolo Pirani, leader della Uiltec nazionale ha osservato la necessità di una transizione energetica sostenibile con investimenti rivolti a voci che nemmeno sono citate nel Pnrr nazionale approvato dai vertici europei. “È il caso – ha osservato- anche del settore della raffinazione petrolifera che vogliamo approfondire in questa sessione delle nostra lezioni in fabbrica. Aumenteranno i costi delle bollette per i consumi energetici, come quelli per i carburanti che si scaricheranno sulle famiglie italiane. Non vogliano una transizione sopportabile solo dai ricchi, ma un cambiamento che determini prospettive di lavoro e futuro produttivo. Insomma, bisogna fare una vera transizione che cambi la nostra economia per rilanciarla nel mondo e rendere possibile un intervento contro il cambiamento climatico così devastante, mantenendo in piedi un apparato produttivo con i suoi posti di lavoro”.

LA MOBILITÀ CON PRODOTTI PETROLIFERI AL MOMENTO È INSOSTITUIBILE

“Al momento non ci sono alternative alla mobilità con i prodotti petroliferi”. Ha spiegato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Proprio lui ha ribadito che “i prezzi del gas sono esplosi e dietro è andata l’elettricità, siamo in una crisi energetica clamorosa, per fortuna ci salva il petrolio. Qui siamo in un posto dove si lavora il petrolio e il 97% della mobilità mondiale di merci e persone si fa con i derivati del petrolio”. Quindi, ha proseguito, “dobbiamo ringraziare anche la Russia, ma non per il gas, dobbiamo ringraziare l’Opec che ci sta dando più petrolio di quello che stiamo domandando e i prezzi sono stabili ma ricordiamoci che il petrolio e suoi derivati sono essenziali. L’industria petrolifera europea sta soffrendo perché la domanda in Europa tende a calare e non cresciamo molto, questo vale ancora di più per l’Italia perché è un paese che si sta impoverendo e l’industria conta meno”. Ha concluso Tabarelli: “Quando troveremo, se troveremo, le alternative, le capacità tecniche e la forza finanziaria, l’esperienza maturata in queste energie fossili potrà essere spostata, ma la gente che ci lavora, che fa gli investimenti, viene da questa industria. In questo momento non ci sono alternative alla mobilità coi prodotti petroliferi. Ben venga l’auto elettrica e i biocarburanti ma sono ancora cose che contano marginalmente”.

L’INDUSTRIA EUROPEA DEVE POTER COMPETERE CON REALTÀ COME LA CINA

Claudio Spinaci, presidente dell’Unem, ha ribadito l’importanza della raffinazione petrolifera nella prospettiva di ripresa dell’economia nazionale: “La decarbonizzazione dell’economia – ha detto – non si raggiunge escludendo determinate tecnologie e privilegiandone altre, ma solo puntando sul contributo di tutte le opzioni disponibili sulla base della neutralità tecnologica che dovrebbe essere il principio guida di ogni politica europea. Sono molto preoccupato per quelli che potranno essere gli impatti sia industriali che occupazionali del pacchetto europeo ‘Fit for 55’ che trascura completamente questo principio a favore di una visione ideologica che prescinde dalla realtà e dalle esigenze effettive delle persone e delle imprese. Abbiamo analizzato in dettaglio i contenuti delle proposte presentate che purtroppo confermano la prima impressione e cioè di un pacchetto di misure che avrà il solo effetto di deindustrializzare l’Europa e delocalizzare intere filiere strategiche senza vantaggi, se non marginali, sulla riduzione delle emissioni globali. Uno tra i punti più critici, come è emerso anche durante la nostra recente Assemblea, è quello di continuare a calcolare le emissioni solo allo scarico secondo il principio ‘tank-to-wheel’ e non su tutto il ciclo di vita o almeno ‘well-to-wheel’. Ciò altera il confronto tra diverse tecnologie e, cosa ancora più grave, non valuta correttamente il loro reale contributo alle emissioni climalteranti, il che vuol dire negare all’industria europea la possibilità di competere con Paesi come la Cina che hanno tutto da guadagnare da questo approccio. Gli obiettivi ambientali non sono naturalmente in discussione e siamo impegnati da tempo per arrivare a offrire prodotti sempre più decarbonizzati accessibili e utilizzabili in tutti i tipi di trasporto. Proprio per questo il nostro auspicio è che la Commissione corregga il tiro e ascolti anche la voce delle imprese che, nei fatti, dovranno programmare investimenti enormi che il quadro attuale scoraggia fortemente”.

SINDACATO ED AZIENDE DEVONO MARCIARE UNITE A SOSTEGNO DELL’INDUSTRIA PETROLCHIMICA

L’importanza del distretto industriale di Siracusa è stata sottolineata dall’amministratore delegato del gruppo Sonatrach Italia, Rosario Pistorio: “Il polo industriale di Siracusa è tra i più grandi del Mediterraneo con stabilimenti pienamente integrati per la produzione di prodotti energetici e chimici. Ha generato un fatturato nel 2020 superiore ai 7 miliardi di Euro, rimanendo sempre attivo durante tutta la crisi pandemica assicurando al paese la continuità energetica e la fornitura di importanti prodotti come quelli per la detergenza o per uso sanitario. Con oltre 3000 addetti diretti, 5000 considerando l’indotto, e più di 1200 aziende rappresenta una realtà fondamentale non solo per la Sicilia ma per l’intero sistema Italia generando un valore aggiunto di quasi 1 miliardo di euro, corrispondendo quasi 500 milioni di euro alle imprese appaltatrici per servizi e materiali, per più dell’80% con sede in Italia. Numeri significativi, accompagnati anche da un percorso di sostenibilità che da anni ha visto investire centinaia di milioni di Euro in tematiche ambientali e di sicurezza, rendendo gli impianti un centro di eccellenza non solo italiano. E’ proprio alla luce di tutto questo che eventi come quello odierno costituiscono un importante confronto costruttivo basato su dati, e non su pregiudizi, tra la parte datoriale e la parte sindacale sulla sostenibilità e sul futuro dell’industria petrolchimica. E’ indubbio infatti il ruolo fondamentale che il nostro settore, strategico per il sistema Italia, deve avere nel dibattito odierno sulla decarbonizzazione. La sua esclusione dal percorso di transizione energetica, come quella del motore a combustione interna anche se alimentato da combustibili a basso tenore di carbonio, rischia pesanti ripercussioni non solo di natura economica ma anche sociale, senza escludere ripercussioni sulla bolletta energetica per il singolo cittadino. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, perché coniugare sviluppo e salute, benessere e sicurezza, progresso e tutela dell’ambiente è possibile, ed è proprio il percorso che la nostra raffineria ma anche l’intero polo sta portando avanti, auspicando in un intervento del decisore politico che valorizzi e non demolisca una solida e consolidata tradizione industriale”.

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