Incentivi fiscali, prezzi più bassi rispetto al panorama europeo e la possibilità di muoversi grazie allo smart working hanno fatto decollare un settore che ha resistito all’urto del Covid-19. E i prossimi anni appaiono floridi
Se c’è un dato positivo dovuto (anche) alla pandemia, questo arriva dal settore immobiliare. L’esser stati costretti a vivere di più la propria casa è stata una rivoluzione significativa che non poteva non avere conseguenze. Seppur sconvolto in un primo momento, il mercato del mattone è stato uno dei pochi a sapersi riadattare alle nuove esigenze. La conferma arriva dalla richiesta sempre maggiore di stranieri che vogliono investire nelle case italiane. Nordamericani e britannici sono tra i più interessati dato che il momento sembrerebbe favorevole agli investimenti, tra incentivi fiscali, calo dei prezzi e smart-working.
La notizia viene riportata da Bloomberg, ma già a gennaio Savills aveva osservato come a livello mondiale in media i prezzi delle maggiori città fossero aumentati rispetto ai livelli pre pandemici, con un aumento significativo anche degli affitti nei primi sei mesi del 2021, se paragonato allo stesso periodo dello scorso anno. Knight Frank, nota agenzia immobiliare internazionale che opera in Italia, ha registrato un notevole cambiamento positivo della domanda, essendo quello in corso il loro “anno migliore mai avuto negli ultimi dieci anni”.
Proprio l’agenzia ha dedotto da un sondaggio che il nostro Paese sia la meta preferita per statunitensi e britannici con il desiderio di una seconda casa al di fuori dei propri confini nazionali. L’intento è quello di avere una base in Europa e ad attirarli sono i prezzi degli immobili italiani, più bassi rispetto ad altre città europee come Francia e Spagna. Per essere più precisi, una casa a Pavia che dista appena 30 km da Milano costa 123mila euro, contro gli oltre 147mila euro di Guadalajara (a 60 km da Madrid). Lo stesso vale per Rieti, a 80 km da Roma, dove un immobile si aggira intorno ai 96mila euro rispetto ai 147mila di Santarem, ugualmente distante dalla capitale Lisbona.
Come spesso accade quando uno straniero mette gli occhi sull’Italia, quello che si ricerca è uno spazio al di fuori dai grandi centri urbani – che siano in Umbria, in Toscana o in un’altra regione sembra fare poca differenza, seppur le prime due sono notoriamente più conosciute per i loro paesaggi. La tendenza, però, sembrerebbe smentire in parte tale affermazione. Ad alcuni, infatti, non dispiace affatto trovare una buona occasione in città.
Tuttavia, i gusti sono personali e possono cambiare radicalmente senza una giustificazione logica. Quella che appare significativa sottolineare, invece, è la crescita nelle vendite durante il 2021. Nei primi otto mesi dell’anno, sia Savills che Sotheby’s – che lavora nel mercato delle case di lusso – hanno confermato un aumento notevolmente superiore rispetto all’era pre Covid. Da gennaio a settembre, infatti, Savills ha portato a buon fine tanti contratti quanto tutti quelli che aveva stipulato nel 2019. Sempre nello stesso periodo, Sotheby’s ha registrato un aumento delle vendite del 74% se confrontato con gennaio-settembre del 2019. Anche Knight Frank può sorridere: +19% delle case vendute tra aprile 2020 e marzo 2021 rispetto a due anni prima, addirittura +108% rispetto al 2020, quando tuttavia i lockdown hanno pesato e non poco.
I vantaggi di venire in Italia sono tanti e non si limitano solo all’arte, la natura o il cibo. Nel momento in cui si affronta una spesa del genere, la prima cosa che si guarda è il regime fiscale. Il superbonus 110% ha svolto un ruolo fondamentale nell’invogliare statunitensi e britannici a comprare, così come l’assenza di imposte sulle plusvalenze per i non residenti che rivendono l’immobile dopo cinque anni. L’analisi costi benefici in Italia, dunque, supererebbe di gran lunga quella degli altri Paesi europei, seppur rispetto alla Francia le spese di transizioni siano superiori. Ma, a paragone, il costo della vita è completamente differente e senza dubbio gioca a favore dell’Italia.
C’è di più. Sempre Knight Frank spiega come il limite dell’imposta sul reddito a 100mila euro stimola ancor di più i super ricchi a investire sugli immobili nostrani. Secondo l’agenzia immobiliare, 683 persone con patrimoni che superano i 30 milioni di dollari avrebbero richiesto la residenza italiana per usufruire di questo vantaggio. Da dove? Regno Unito in primis e Stati Uniti subito dopo, ormai è chiaro.
La domanda, ora, riguarda il perché di questo grande balzo in avanti per il settore immobiliare. Come scritto la pandemia ha imposto cambiamenti radicali e repentini, molti dei quali negativi, altri vantaggiosi. Tra i primi, purtroppo, la necessità di avere una sicurezza economica, data la rapidità con cui possono cambiare le situazioni. Così, molti italiani che possedevano seconde case hanno deciso di metterle sul mercato, a volte accontentarsi anche di una cifra minore rispetto al reale valore di mercato.
In ogni caso, il trend è in crescita. Nella sua analisi sul mercato immobiliare, Nomisma parla di un settore caratterizzato da “un forte vento di positività” e da una mercato che dovrebbe rimanere su questi livelli almeno fino al 2023. “La pandemia ha sostenuto la domanda di sostituzione della prima casa”, scrivono nel XIV Rapporto sulla finanza immobiliare. “Qualitativamente l’ha fatta modificare alla ricerca di più spazi, più tecnologia, allontanamento dai capoluoghi, per accaparrarsi una migliore qualità della vita a prezzi inferiori, difficili da trovare nei centri urbani”. Sembrerebbe che molti lo hanno capito, britannici e statunitensi su tutti.