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Post-Brexit e pandemia, le sfide per i professionisti tra Italia e Regno Unito

Le relazioni tra Italia e Uk, nonostante le criticità, sembrano essere caratterizzate da una forte resilienza. Mario Angiolillo racconta a Formiche.net chi c’era e cosa si è detto durante un convegno, rivolto ad aziende e professionisti che operano con e nel Regno Unito, che si è svolto a Londra presso il Consolato Generale d’Italia

A seguito dell’uscita del Regno Unito dalla Ue, per effetto di Brexit, è venuta meno nelle relazioni con l’Italia e con gli altri Paesi dell’Ue a 27 la comune cornice regolamentare offerta dall’appartenenza all’Unione Europea, e le relazioni sono oggi regolate dall’Accordo sul Commercio e la Cooperazione, il cosiddetto Accordo di Natale, siglato tra Bruxelles e Londra a pochi giorni dallo spirare del termine previsto per il 31 dicembre del 2020.

Tale accordo ha garantito alcuni punti di continuità con la situazione precedente ma anche introdotto alcune criticità. Ad esempio per quanto attiene all’import/export, con la possibilità di continuare negli scambi commerciali a dazi zero ma introducendo al contempo alcuni elementi di complessità con i controlli doganali e con le nuove regole, e la relativa documentazione richiesta in dogana, sull’origine preferenziale, e sulla marchiatura dei prodotti, che hanno determinato un conseguente aumento dei costi e dei tempi di consegna.

Situazione analoga per quanto attiene alla possibilità di risiedere oltremanica per i cittadini Ue. Se da una parte è stata data la possibilità a chi era sul territorio del Regno Unito prima dell’entrata in vigore dell’accordo di regolarizzare la propria posizione con il “Settled Status” ed il “Pre-Settled Status”, d’altra parte sono state introdotte regole più restrittive per i nuovi ingressi.

È difficile oggi prevedere quale sarà nel medio/lungo periodo il bilanciamento tra elementi di continuità e discontinuità e se saranno maggiori gli effetti positivi o negativi sulle relazioni economiche e commerciali tra Italia e Regno Unito.

Si può però registrare un elemento sostanziale: le relazioni tra Italia e Regno Unito, nonostante le criticità dovute a Brexit ed alla pandemia, sembrano essere caratterizzate da una forte resilienza.

Basti guardare agli scambi commerciali di beni, che nonostante la forte incertezza generata da Brexit, tra il 2016, data del referendum che ha avviato il percorso di uscita del Regno Unito dall’Ue, e il 2019, ultimo anno prima dell’inizio della pandemia, sono cresciuti di circa il 7%, hanno poi subito una decisa flessione nel 2020 e nei primi mesi del 2021, in un momento di flessione degli scambi commerciali a livello globale per effetto della pandemia da coronavirus, per tornare a far registrare una prima ripresa nel prosieguo del 2021.

Lo stesso si può dire della presenza di cittadini italiani residenti nel Regno Unito che sono sempre cresciuti tra il 2016 e il 2020 fino a raggiungere nel marzo 2021, secondo fonti Ons, le oltre 500.000 domande per l’Eu Settlement Scheme (settled status e pre-settled status), facendo della comunità italiana la terza comunità più numerosa nel Regno Unito dopo quella rumena e quella polacca.

Questi dati mostrano quanto reciprocamente importanti siano le interrelazioni tra Italia e Regno Unito e quanto oggi assumano un ruolo primario le relazioni bilaterali sia a livello istituzionale che a livello Business to Business.

A questo bisogna aggiungere come l’economia britannica, nonostante le criticità del periodo, sia ancora molto attrattiva per le aziende estere. Secondo i dati dell’Ons, il Pil britannico che ha fatto registrare un brusco calo nel secondo semestre del 2020 (-19,6%) come evidente effetto del divampare della pandemia, è ritornato a crescere a ritmi considerevoli a fine 2020 e nel primo semestre 2021 e il tasso di disoccupazione che aveva fatto registrare a inizio pandemia i livelli più bassi dagli anni 70 (3,8%) ha preso a crescere nel 2020 (5,2%) per poi riprendere a decrescere nel 2021 (4,6%), pur facendo registrare un incremento dell’inflazione e con la previsione di un incremento della tassazione sulle imprese.

In questo contesto è essenziale continuare a fare sistema da parte di tutti gli attori coinvolti, dall’Ambasciata al Consolato alla Camera di Commercio e alle Associazioni di imprese e professionisti fino alla rappresentanza degli Italiani all’Estero, soggetti da sempre impegnati nel supporto ai cittadini, ai professionisti e alle aziende italiane nel Regno Unito e nel favorire un sempre maggiore legame tra le comunità italiane all’estero e il nostro Paese, per poter affrontare le criticità e cogliere tutte le opportunità che la situazione attuale offre.

È di questo e di altro che si è parlato nel convegno rivolto ad aziende e professionisti italiani che operano con e nel Regno Unito, sul tema “Post-Brexit e Pandemia: le sfide per i professionisti tra Italia e Regno Unito” che si è tenuto lo scorso mercoledì 20 ottobre a Londra presso il Consolato Generale d’Italia.

Nel convegno, introdotto da Pasquale Merella e Flavio Menghini, rispettivamente presidente e responsabile del London Chapter di The Smart Institute Think Tank, sono intervenuti il Console Italiano a Londra Diego Solinas e, nella tavola rotonda moderata dalla giornalista de Il Sole 24 Ore Mara Monti, sono intervenuti Mario Angiolillo, direttore dell’Osservatorio sulle relazioni Ue-Uk-Usa di The Smart Institute, Verena Caris, segretario generale della Camera di Commercio italiana a Londra, Luigi Billè, responsabile in Uk del Consiglio Generale degli italiani all’Estero e Susan Dawson, director della Global Bank HSBC.

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