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Centro a destra. Orsina spiega il piano Giorgetti

Intervista a Giovanni Orsina, direttore della School of Government alla Luiss: Salvini forte al Nord, Meloni a Sud, può rinascere il Polo delle libertà come nel 1994. Giorgetti? Per la Lega bavarese bisogna prima sciogliere il nodo Ppe. Morisi? Il “Capitano” funziona anche senza la “Bestia”

Ritorno al futuro. Alla vigilia delle amministrative l’orologio del centrodestra italiano sembra riavvolgere le lancette al lontano 1994. Destra forte al Sud, Lega padrona al Nord. Ha funzionato allora, può funzionare ancora, dice a Formiche.net Giovanni Orsina, storico della Luiss dove dirige la School of Government. E pazienza se oggi manca il collante che all’epoca fece del sodalizio un successo. “Dovranno trovare un assetto, anche senza la regia di Silvio Berlusconi”.

Professore, torna il Polo delle libertà?

Erano altri tempi. Però è vero che oggi Salvini e Meloni possono dividersi i compiti, come all’epoca Bossi e Fini. La mia impressione è che i due partiti si siano stabilizzati intorno a un consenso del 20%, e che potrebbero trovare un equilibrio nei loro rapporti interni (altra questione, come vediamo in questi giorni, il rapporto di entrambi col mondo esterno).

Salvini al Sud non sfonda più. Cosa rimane del disegno di una Lega nazionale?

Qualcosa rimane. Salvini aveva bisogno di più tempo per lanciare la Lega nazional-sovranista e far dimenticare al Meridione la Lega nordista. Il Papeete, la crisi del governo gialloverde e l’ascesa di Meloni hanno accelerato tutto. La politica, oggi, non dà tempo a nessuno. La parabola renziana ne è una prova.

Fratelli d’Italia al Nord non corre lo stesso rischio?

Sì, ma ha un vantaggio: non ha un passato da “Forza Sud” da far dimenticare all’elettorato al Nord.

La Lega oggi è in subbuglio per il caso Morisi. Salvini reggerà anche senza la “Bestia” social?

Salvini non è solo la “Bestia”. Ha costruito il suo successo sul modello T-R-T, territorio, rete, televisione. Stringe mani, tiene comizi, la strategia social è solo una parte della storia.

Nel suo caso una parte da protagonista.

Certo, e per questo dovrà essere aggiornata. Quest’uso radicale dei social media a lungo andare stufa, tanto più dopo un anno e mezzo di pandemia.

Insomma, Salvini rimane leader indiscusso?

Al momento non vedo alternative. È vero, ha preso il 34% alle europee e oggi il partito è al 20%. Otto anni fa però era al 4%, questo non si può cancellare. Nessuno inoltre ha la visibilità mediatica di Salvini.

Sarà, ma intanto un’intervista di Giancarlo Giorgetti a La Stampa ha smosso le acque, peraltro bocciando i candidati alle amministrative. Perché?

La domanda andrebbe rivolta a lui. La mia impressione – ma è solo un’impressione – è che, per così dire, gli sia scappata la frizione. Quella a Giorgetti a mio avviso è stata una delle interviste più lucide e oneste degli ultimi tempi, ma è stata un’intervista più da analista al di sopra della mischia che da politico protagonista della storia. Se invece perseguiva una raffinata strategia politica, allora tanti complimenti al machiavellismo, vuol dire che Giorgetti è ancora più lucido di quanto io non pensi: riesce a perseguire una strategia politica di lungo periodo in mezzo a questo casino.

Esiste davvero una Lega “giorgettiana”?

Esiste, è la Lega degli amministratori del Nord, quella che si sporca le mani nei comuni e nelle regioni da venticinque anni.

Qual è l’identikit?

Poco ideologica, molto pragmatica. Tendenzialmente di destra, antistatalista. Gente che vuole il green-pass per lavorare e mal sopporta no-vax e teste calde. È la Lega più anti-grillina che ci sia, per tanti versi vicina a Forza Italia.

Perché ha perso smalto?

Due problemi. Il primo: non ha i voti. Non per caso il pragmatismo leghista è sempre stato collegato a una ricca dose di populismo: Bossi era diverso da Salvini, ma non era mica più presentabile. E poi l’Italia si governa da Roma, non da Treviso: una strategia nazionale, o in prima persona o tramite alleanze, è indispensabile.

Il secondo?

Non ha un leader che possa andare in tv.

Eppure Giorgetti sogna una Lega modello bavarese, e non è il solo.

Attenzione: in Germania la Csu esiste perché c’è la Cdu. Se l’Italia non si governa da Treviso, la Germania non si governa da Monaco. La dimensione nazionale è ineludibile.

L’operazione di una Lega nel Ppe è tramontata?

L’operazione avrebbe senso, ma non è mica facile. E non dipende certo soltanto dalla Lega: fra i popolari c’è chi, come appunto i bavaresi, si sente di destra e soffre il Ppe merkelizzato. Ma c’è anche chi teme l’apertura alla Lega, perché sposterebbe il baricentro del partito.

Rimanere fermi è un rischio?

Un grande rischio. In Europa i partiti sovranisti sono confinati in un ghetto politico, non hanno voce in capitolo. E per un Paese come l’Italia la delegittimazione a Bruxelles pesa molto anche sugli equilibri a Roma.

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