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Il centrodestra deve correggere la rotta. L’appello di Quagliariello

Il senatore ed ex ministro: “Vedo molti segnali al centro, non solo Calenda ma anche Coraggio Italia, che si è presentata per la prima volta in Calabria raccogliendo il 5,7%, poco dietro Lega e FdI”. Meloni? “Non si parla a partita in corso”. I ko di Milano e Napoli? “Non basta archiviarli con una scrollata di spalle”

“Un centrodestra compatto e meno litigioso è un centrodestra che condivide di più un programma di governo, dando così l’impressione di non essere una somma algebrica. Se il centrodestra si può edificare su basi nuove bene, contrariamente se ne prenda atto”.

Lo dice a Formiche.net il senatore Gaetano Quagliarello, che con il suo gruppo “Coraggio Italia” ha raggiunto un ottimo risultato alle regionali in Calabria (5,7%, poco dietro Lega e FdI) e si prepara ai ballottaggi per i sindaci a Roma, Torino e Trieste. L’ex ministro delle riforme mette l’accento, da un lato, sulle energie centriste sprigionate in occasione delle recenti amministrative e, dall’altro, sull’esigenza per la coalizione di una correzione di rotta. “Meloni? Non si parla a partita in corso. I ko di Milano e Napoli? Non vanno archiviati con una semplice scrollata di spalle”.

Dalle elezioni amministrative arriva un segnale in chiave bipolare?

E’ quello che vorrebbe far credere il segretario del Pd, Enrico Letta. Fondamentalmente se fosse vero ci sarebbe una sinistra che è riuscita a parlare ai moderati ed un centrodestra che non ce l’ha fatta. In realtà non mi sembra che sia andata così: al centro ho visto molti segni di vitalità, mai come in queste elezioni.

Partiamo da Roma. Si riferisce al voto per Calenda?

Non è stato un voto bipolare e il suo comportamento successivo, che ho molto apprezzato, lo è ancor meno. Mi riferisco al fatto che non ha ascoltato alcuna sirena, un segnale di intelligenza politica: è consapevole che gran parte dei suoi voti arrivano dal centrodestra.

In secondo luogo la performance di Coraggio Italia.

Si è presentata per la prima volta in Calabria raccogliendo il 5,7%, poco dietro Lega e FdI. Persino le liste di Cambiamo, che sono un residuo di ancien régime, hanno preso il 2,5% nel disastro accaduto a Napoli. Senza dimenticare alcuni segnali di Forza Italia, che arrivano laddove è più moderata e lontana da una tentazione di fusione con la Lega. Tutto ciò ci porta a dire che esiste una certa vitalità sotto la cenere, che in passato non si era verificata e che smentisce una lettura bipolare di queste urne.

“Non vedo vittoria del centrosinistra”, ha detto Giorgia Meloni. E’ così?

Non mi piace chi parla a partita in corso. In questo momento mi permetto di dissentire, non in chiave polemica perché i conti si faranno alla fine. Noi apparteniamo al centrodestra ed in questa tornata fino all’ultimo momento suderemo la maglia a Roma, Torino e soprattutto Trieste dove potremmo essere decisivi. Credo però che nei prossimi 15 giorni una correzione di rotta non farebbe male.

Quale il bilancio per il centrodestra?

La sconfitta al primo turno a Milano e Napoli non può essere archiviata con una semplice scrollata di spalle. C’è stata una vittoria politica del centrosinistra, che ha riportato a sé quel vitalismo e quella speranza contenuti nell’operato del Governo Draghi. Soprattutto le forze che appoggiano l’esecutivo avrebbero dovuto far propri i successi e le prospettive, piuttosto che impegnarsi in battaglie ideologiche.

Condivide l’autocritica di Matteo Salvini (“Il centrodestra sia più compatto e meno litigioso”)?

Prima bisognerebbe capire cosa significano quelle parole. Un centrodestra compatto e meno litigioso è un centrodestra che condivide di più un programma di governo, dando così l’impressione di non essere una somma algebrica da cui gli elettori poi fuggono. E’accaduto anche a sinistra, con la gioiosa macchina da guerra di Occhetto. Al centrodestra servono opere e non fiori: ovvero capire se si può edificare su basi nuove una coalizione più compatta e meno litigiosa. Se questo non sarà possibile allora che se ne prenda doverosamente atto.

In Calabria Roberto Occhiuto è andato al di là delle aspettative. Quanto contano il civismo e le liste a supporto?

In Calabria non c’è stato civismo, ma liste politiche di centro che hanno assorbito le perdite della destra. Il civismo è una cosa seria, che deve avere un suo radicamento ma senza incarnare lo status di fuga dalla politica: è un complemento della politica, che la arricchisce. A Trieste Di Piazza è il più civico dei sindaci, al momento. Forse per questa ragione, nonostante si candidi per la quinta volta, ha un successo oggettivo. Laddove invece le ipotesi sembrano essere date dall’esigenza di non litigare sul candidato sindaco, questo rischia addirittura di tradursi in una penalizzazione.

@FDepalo


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