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Draghi (non) sarà la nuova Merkel. Stoccata di Bloomberg

Un editoriale sul noto quotidiano finanziario americano spiega perché Mario Draghi non sarà per l’Europa una nuova Angela Merkel. Troppo filo-atlantico per questa Ue e manca di una legittimità politica. La strada verso una leadership europea è piena di ostacoli. Ecco quali

Mario Draghi sarà la nuova Angela Merkel? “Non così in fretta”. Dalle colonne di Bloomberg arriva una doccia fredda per “Super Mario”. Il premier italiano ha sì l’autorevolezza e l’esperienza per aspirare a un ruolo da leader in Ue. Ma non è affatto detto che sia lui “il nuovo volto” dell’Europa.

A firmare l’editoriale è l’esperta cronista Rachel Sanderson. “Gli europei commetterebbero un errore a riporre le loro speranze nell’idea che Draghi sia interscambiabile con Merkel o Macron”, scrive. Sono due gli ostacoli che rischiano di intralciare il percorso di Draghi verso la guida politica dell’Europa. Il primo, si legge su Bloomberg, è “la legittimità”. “Draghi è un tecnocrate non eletto che guida l’Italia su richiesta del suo Presidente (della Repubblica, ndr) e sulla base di un sostegno trasversale ai partiti da parte di politici irrequieti”.

Nulla a che vedere con la cancelliera tedesca uscente. “Merkel era influente per i suoi attributi personali, ma in Europa il suo potere si basava sulla capacità di restare per 16 anni al potere”. “Per quanto talentuoso ed eccezionale possa essere – chiosa l’articolo su Bloomberg – Draghi deriva la sua influenza dal supporto nazionale dell’Italia, che è nei migliori casi è fluido”.

Il secondo ostacolo invece riguarda la politica estera. Draghi è un convinto atlantista. Forse troppo, scrive Sanderson, per un’Europa alla ricerca di una maggiore autonomia da Washington DC, “Draghi potrebbe non essere la persona giusta per difendere con entusiasmo la separazione”.

Rispetto a Merkel e Macron, Draghi “sarebbe probabilmente un alleato più stretto degli Stati Uniti – con un trascorso all’Mit, la Banca Mondiale e Goldman Sachs”. Anche in casa ha fatto capire l’antifona. “Da quando è diventato primo ministro, Draghi ha guidato una controffensiva contro l’appeasement cinese che ha caratterizzato la politica estera europea recente, fino a bloccare quest’anno la vendita alla Cina di un’azienda italiana di semiconduttori (la Lpe di Baranzate, ndr)”. Di più: “Nello scontro Aukus vs Francia, è rimasto in silenzio”.

La stoccata non passa inosservata tanto più perché appare sull’homepage di un quotidiano finanziario – Bloomberg – che con l’ex presidente della Bce è notoriamente simpatetico, tanto che una sua firma di punta, Ferdinando Giugliano, è stato chiamato a Palazzo Chigi come responsabile per i media stranieri.

Sanderson riconosce anche i pregi del premier italiano che, sulla carta, grazie anche al “suo standing internazionale”, sarebbe “il candidato ideale” per una leadership europea. E lo stile “austero e grave” che ha portato a Roma ha avuto un ruolo nel “calo” del “populismo” di destra. Ma la strada per prendere il testimone politico di Merkel è ancora tutta in salita. “L’Europa deve solo essere consapevole di cosa sta cercando”.


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