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Da Dubai la nuova frontiera dello Sport tech italiano

italian sports tech

Nel Padiglione Italia dell’Expo un evento per presentare un acceleratore di sturt up innovative che vuole lanciare lo Sport Industry nel nostro Paese

L’Expo di Dubai come piattaforma per lanciare lo Sport Industry italiano presentando le eccellenze dello Sport Tech del nostro Paese. È con questa idea che si è svolto oggi nella città degli Emirati Arabi Uniti un evento dal titolo: “Italiano Sports Tech: the new frontier of sport”, promosso da Commissariato italiano di Expo Dubai e da Sport e Salute.

Come ha spiegato Paolo Glisenti, Commissario Generale di Sezione per l’Italia per Expo 2020 Dubai, è stato scelto questo che è il primo evento globale dopo la pandemia e il più grande mai tenuto con oltre 192 Paesi in un’area molto importante dove è forte il bisogno di informazioni e il tema dello sport è loro molto vicino.

“Ho iniziato a capire qui quanto lo sport sia frutto di un gioco di squadra multidisciplinare – ha spiegato Glisenti – Un altro tema a noi vicino è la sostenibilità. Questo è un Expo dedicato alla sostenibilità e all’innovazione e oggi lo sport nella sua fase di crescita tecnologica dimostra come l’innovazione può portare la sostenibilità. Un altro tema è quello del benessere di cui lo sport è un fattore fondamentale. Infine c’è il tema dell’innovazione. Siamo in una zona del mondo popolata per l’80 per cento di imprese innovative e Sturt Up. Noi italiani siamo interessati ad intercettare questa nuova ondata di investimenti verso l’innovazione”.

Alla base di questo evento quindi c’è la convinzione che la nascita di un’acceleratore per lo sport sia “l’immagine migliore che possiamo dare per connetterci a un nuovo corridoio di finanza internazionale che mira a sostenere le Sturt Up giovanili”.

Il giornalista Mediaset Massimo Callegari, esperto di tech-digital, che ha coordinato i lavori, ha ricordato come le innovazioni siano state fondamentali “per arrivare a questa estate di successi per l’Italia nel campo sportivo e questi appuntamenti siano fondamentali per proseguire nell’innovazione”.

A sostenere questo processo di innovazione nel settore sportivo in Italia c’è in particolare Sport e Salute, il cui presidente, Vito Cozzoli, ha ricordato come nonostante questi due anni di pandemia appena trascorsi, “sia lo sport italiano di alto livello che quello di base hanno continuato a vivere anche grazie alla tecnologia e all’innovazione. Senza i canali social e le app avremo perso per strada tanti sportivi. Questo è un momento propizio: le medaglie e i successi sono un driver importante da cogliere ma partiamo da una situazione non facile”.

Facendo un’analisi di quanto la pratica sportiva sia diffusa nel nostro Paese, Cozzoli ha ricordato di aver trovato “una eredità pesante perché solo il 35 per cento della popolazione fa sport e un altro 35 per cento  non sa cosa sia e questa è la sfida che dobbiamo vincere. I dati Istat ci dicono che in Trentino il 40 per cento della popolazione lo pratica mentre in Campania e in Sicilia solo il 16 per cento svolge attività sportiva”. Per questo tra i suoi tanti progetti Sport e Salute ha lanciato uno sforzo per l’introduzione dell’insegnante di scienze motorie nella scuola primaria. “Siamo impegnati con uno sforzo che conta di 17 milioni di euro di investimento e 76 mila classi coinvolte. Una cosa che non ha mai fatto nessuno”, ha aggiunto.

Quello che è stato presentato a Dubai quindi è un acceleratore di Sturt Up innovative che vuole lanciare lo Sport Industry nel nostro Paese. Nazzareno Mengoni ha infatti presentato Startupbootcamp Italia. “Da giovane imprenditore ho trovato nell’acceleratore una soluzione e ho capito quanto è importante collaborare con delle sturt up che hanno una visione del futuro per le corporate. Lo sport è il valore della cultura di un Paese e oggi è giunto in Italia il momento di avviare questo processo di sviluppo. In questa fase stiamo selezionando le aziende che possono partecipare a questo progetto e sulle loro necessità andremo a cercare le Sturt Up per promuovere e risolvere le problematiche che queste aziende hanno. Solo in questa maniera, grazie alla tecnologia e all’innovazione, riusciremo a tenerci allineati rispetto a quello che è il business aziendale. Questa è una formula innovativa, un business model. Grazie al supporto di Cassa depositi e prestiti e di Sport e Salute stiamo creando un ecosistema”.

Per fare questo bisogna anche capire come si sta evolvendo il mondo della tecnologia legata allo sport. Federico Smanio ha quindi presentato Wylab che rappresenta il primo incubatore sport tech italiano. Per sport tech si intendono tutte quelle applicazioni e Sturt Up che sviluppano soluzioni per tre grandi destinatari del mondo dello sport: gli atleti, e quindi dal vestiario ai servizi di analisi, le soluzioni per la prevenzione degli infortuni e le soluzioni per prenotare le attività sportive. Poi c’è l’ambito del Fun, l’appassionato, come le piattaforme OTT, gli aggregatori di notizie e i social media. La terza è la parte dei manager dello sport, con soluzioni per facilitare il lavoro per chi opera nell’organizzazione degli eventi sportivi.

“Siamo di fronte ad un paradosso nello sport tech italiano – ha spiegato Smanio – nonostante i successi sportivi e l’esistenza di Sturt Up fondamentali per la nostra storia come la Technogym o Whyscout, che nasce in un garage e dopo 15 anni diventi un riferimento per tutti gli allenatori per trovare giocatori di calcio, abbiamo un sistema di Sturt Up piccolo in Italia, malgrado il trend di investimenti sia in grande crescita”.

Una di queste è Sportclubby che è una piattaforma di riferimento per il booking di sport e benessere. Biagio Bartoli, Ceo e Founder della società, ha spiegato che l’obiettivo del suo progetto è quello della “digitalizzazione dello sport a 360 gradi: dagli acquisti di abbonamenti a invitare amici a partecipare a qualsiasi attività”. Con la sua attività “stiamo digitalizzando tutto lo sport” e con questa esperienza innovativa “invitiamo le persone a provare anche altri tipi di sport”. In 3 anni sono state affiliate 800 strutture sportive in giro per l’Italia, con quasi un milione di utenti sportivi diventando la community sportiva più grande in Italia.

Chi invece ha avviato un progetto che è cambiato col tempo per soddisfare le esigenze del mercato, ricevendo un grosso aiuto dall’incubatore Wy Lab, è Nicolo Cavallo Ceo e Founder di Noisefeed, il quale ha creato una piattaforma utile per tracciare tutto quello che succede a un calciatore dal punto di vista medico e infortunistico. La sua impresa si basa su 3 aree fondamentali: prodotto, tecnologia e persone. “Siamo una start up con 23 persone che lavorano ogni giorno per portare innovazione – ha spiegato Cavallo – Ci sono persone che si occupano solo del dato, altre della tecnologia e chi fa solo l’aspetto commerciale. Quello che stiamo facendo non c’era prima e quindi certe cose le abbiamo dovute inventare”.

Al momento possono contare su 150 mila giocatori di calcio presenti nel data base monitorati, a livello mondiale. Più di 20 mila video con gli infortuni dei giocatori e vengono visionate 60 competizioni ogni settimana a livello mondiale.

“Chi voleva acquistare un calciatore prima della nostra nascita non aveva le informazioni necessarie per fare l’investimento – ha aggiunto Cavallo – Nelle sessioni estive di mercato ci sono 3 miliardi di valore per i trasferimenti e per questo pensavamo fosse folle non avere uno strumento del genere per consentire di effettuare questi acquisti nel modo migliore”.

La nascita di queste imprese di successo nel mondo dello sport può avvenire però grazie all’aiuto di alcuni enti come il Fondo Acceleratori CDP Venture Capital Sgr – Fondo Nazionale Innovazione, di cui è responsabile Stefano Molino. “Stiamo lavorando sul tema dell’accelerazione perché cruciale per lo sviluppo delle sturt up. Gli acceleratori servono a far si che si riducano gli errori nella fase iniziale. In alcuni paesi come la Francia il 50 percento delle Start Up arrivano da programmi di accelerazioni qualificate. In Italia la percentuale è più bassa e per questo abbiamo voluto lavorare su questa fase che è essenziale per un percorso di sviluppo di una start up”.

 



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