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Non solo Evergrande. L’altra bomba nascosta nel debito cinese

Cina

Nel giorno in cui il colosso immobiliare simbolo della crisi del debito cinese schiva per la seconda volta il default, Standard&Poor’s avvisa Pechino: attenti, anche il settore dei trasporti rischia di essere travolto da un’ondata di insolvenze

Non è il Covid, ma qualcosa di molto simile. Strisciante, silenzioso ma allo stesso tempo devastante, il debito continua a indebolire l’economia cinese. Nel giorno in cui Evergrande paga clamorosamente gli interessi (quasi 50 milioni) legati all’ultimo bond in scadenza, Standard&Poor’s accende un’altra sirena: non c’è solo il comparto immobiliare a boccheggiare, adesso il contagio dell’insolvenza si è diffuso anche ai trasporti.

Premessa. Evergrande (al cui fondatore Hui Ka Yan Pechino ha intimato di usare la sua ricchezza personale, tra le maggiori del Paese, circa 8 miliardi di dollari, per alleviare la crisi del debito), ha evitato il default per la seconda volta a ottobre, onorando interessi su un bond offshore scaduto a settembre da 47,5 milioni di dollari a ridosso della fine del periodo di tolleranza fissata per oggi. Lo riporta Bloomberg, rilevando che lo sviluppatore immobiliare cinese, alle prese con 305 miliardi di dollari di debiti, ha effettuato il pagamento: gli obbligazionisti internazionali hanno detto di essere stati pagati.

Ma un report della più famosa agenzia di rating americana spegne subito gli entusiasmi. Dopo aver passato al setaccio quasi 6 mila aziende cinesi, S&P ha scoperto che il settore delle costruzioni e dell’ingegneria è sì il più indebitato della Cina, con nove aziende su dieci con un’esposizione oltre la soglia di guardia, ma non è l’unico.

Dopo l’edilizia, il secondo settore più indebitato è quello dei trasporti. Qui il problema non è da poco visto che la Cina vanta la più lunga rete ferroviaria del mondo, almeno per quanto riguarda l’Alta Velocità, con 36 mila chilometri di binari.

Nella sua analisi, S&P parla apertamente di un forte indebitamento in tutto il comparto, dai fornitori, ai general contractor fino alle società che gestiscono la sconfinata rete cinese. La potenziale bomba si annida nelle politiche di restrizione.

In caso di nuove ondate di coronavirus, le inevitabili nuove chiusure, potrebbero finire col mettere in ginocchio l’intero settore dei trasporti. Forse, il titolo dello stesso report, non poteva essere più eloquente. La Cina può sfuggire alla sua trappola del debito aziendale? Davvero una bella domanda.

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