Due dei presidenti di regione più in vista nella Lega, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, lanciano l’allarme per l’obbligo di Green Pass nelle aziende che scatterà il 15 ottobre. Ma la notizia è che dopo settimane di scontri con Salvini, torna il sereno: la richiesta univoca al governo di posticipare l’obbligo, allungare la validità dei tamponi rapidi e andare incontro alle aziende
Tamponi rapidi nelle aziende, estensione della durata del Green Pass da tampone, insomma il governo intervenga per consentire alle imprese di organizzarsi in vista del fatidico 15 ottobre, data in cui scatterà l’obbligo di certificazione verde in tutte le realtà lavorative, anche private. In prima fila a chiedere un nuovo passo del governo è il segretario della Lega Matteo Salvini, ma a sostenere la sua posizione arrivano anche due presidenti di regione a guida leghista, Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia-Giulia) e Luca Zaia (Veneto). In due interviste rilasciate rispettivamente alla Stampa e a Repubblica, i due hanno chiesto con forza all’esecutivo un intervento per “evitare il caos”. E non sarebbe una notizia, se non fosse che un allineamento di questo tipo tra segretario della Lega e presidenti delle regioni non si vedeva da tempo.
“Allungare la durata minima del Green pass da 48 a 72 ore è possibile, anzi doveroso e previsto dall’Europa. Evitare caos, blocchi e licenziamenti il 15 ottobre è fondamentale”, è la richiesta di Salvini che si muove nella stessa direzione dei presidenti di regione, preoccupati del caos che potrebbe scoppiare qualora le regioni non dovessero riuscire a garantire i tamponi per il lavoratori e le lavoratrici non vaccinati ogni 48 ore.
Zaia chiede “di fare in modo che le scelte del governo siano applicabili nella vita reale”, e parte dai numeri della sua regione: i No Vax in Veneto “sono 590mila, nella fascia compresa tra i 18 e i 69 anni. Poniamo che la metà di loro lavori. Ebbene, noi in Veneto, facciamo circa 50mila tamponi al giorno per i positivi e i loro contatti stretti, più altri 11 mila nelle farmacie. Sono 60mila test”. Non c’è la capacità “di controllare tutti i non vaccinati ogni due giorni” spiega. “Semplifichiamo le procedure per il tampone. Se il Veneto non è in grado di garantire la capacità di test non ce la faranno neanche le altre regioni, temo”. E non è un modo per fare l’occhiolino ai no Green Pass o no vax, ha sottolineato ancora Zaia: “Da amministratore mi corre l’obbligo di guardare in faccia la realtà. Cosa faranno questi 590mila senza protezione? Resteranno senza lavoro?”.
Allineato all’uomo forte della Lega in Nord-Est anche Fedriga, alla guida del Friuli Venezia-Giulia nonché presidente della conferenza delle Regioni. I problemi, spiega Fedriga, riguardano sia i troppi tamponi da eseguire per i lavoratori non vaccinati, che i controlli da effettuare. “Criticità che ho segnalato – ha aggiunto – anche nell’ultima riunione con il governo, non possiamo penalizzare le aziende in questa fase fondamentale di ripresa”.
L’ipotesi di un nuovo decreto per autorizzare le imprese all’autosomministrazione dei test nasali rapidi “è sicuramente – osserva – una proposta utile da valutare, del resto sono test già acquistabili in farmacia. Se si sceglie di percorrere questa strada, però, bisogna fare presto, perché il 15 ottobre è arrivato e le aziende non possono organizzarsi dall’oggi al domani. E in molti casi, pensi ad esempio agli autisti del trasporto pubblico locale, non possono permettersi di lasciare a casa i lavoratori, perché non sanno come sostituirli”.
Insomma, sembra che la Lega sia tornata a parlare con una sola voce. E che sia nuovamente quella di Matteo Salvini, almeno fino a quel Congresso che, come ha scritto Francesco Bechis su Formiche.net, la dirigenza lombarda pressava per fissare il prima possibile.