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Intelligenza artificiale, i progetti finanziati nella strategia di Draghi

Nella bozza di Strategia sull’Intelligenza artificiale anticipata da Formiche.net il finanziamento, tramite i fondi del Recovery plan, di decine di progetti nell’Ia, dalla ricerca alle imprese fino alla Pubblica amministrazione. Ecco una panoramica

Tra le tante tecnologie emergenti al centro della politica internazionale, l’intelligenza artificiale (IA) è tra le più discusse e ambite. L’adozione da parte della Nato di una strategia dedicata è sintomatica del valore strategico di questa frontiera. Anche l’Italia sta cercando di accelerare gli investimenti nel settore e colmare un gap con altri Paesi dell’Ue, a partire da Francia e Germania.

Come anticipato da Formiche.net, il governo Draghi ha pronta una bozza per una strategia nazionale sull’IA che indica le priorità e le principali aree di intervento da qui al 2024. C’è un’occasione d’oro e si chiama Next Generation EU: i fondi europei per il digitale sono l’ultimo treno per accorciare le distanze fra un’Europa ancora ferma alla teoria e due potenze come Cina e Stati Uniti che invece dominano il mercato mondiale.

Per l’Italia sono una chance per risolvere alcuni problemi strutturali. Fra questi, la condizione di precarietà in cui versa il mondo della ricerca: sottopagato, sotto-finanziato e non sempre sfruttato al pieno delle sue potenzialità. Una tabella in cima al documento del governo italiano, presentato l’11 ottobre scorso in una riunione del Comitato interministeriale per la Transizione digitale (formato da Mitd, Mise e Miur), fotografa il posizionamento dell’Italia in Europa: solo l’1,45% del Pil è stato speso in Ricerca e sviluppo, a fronte di cifre più impegnative di Germania (3,17%), Francia (2,19%) e Regno Unito (1,76%).

A risentirne sono anche e soprattutto settori ad alta intensità tecnologica, come l’IA, che richiedono investimenti su larga scala per crescere e diventare competitivi all’estero. L’Italia, si legge nella strategia, può contare su “una vibrante comunità di ricerca nell’IA”, che eccelle in campi come il Machine/Deep learning, il Data mining, l’analisi dei Big Data. Questa comunità, però, paga alcune lacune strutturali, come “la crescita parcellizzata dei laboratori di ricerca”, la “capacità limitata nel settore dei brevetti”, o ancora un “significativo gender Gap”.

Non a caso la strategia di Draghi punta a potenziare la ricerca italiana nell’IA, a partire dal finanziamento, tramite i fondi europei, dei progetti di eccellenza già collaudati. Le coperture sono individuate nella missione del Pnrr dedicata all’istruzione e alla ricerca (M4). Si spazia da iniziative di modeste dimensioni, come il finanziamento con 5 milioni di euro del programma “Rita Levi Montalcini” del Miur, a finanziamenti più onerosi da centinaia di milioni.

Sono 23 i progetti al centro della nuova strategia: cinque per la promozione dei “talenti”, otto per la ricerca, quattro per le imprese e le start-up e infine sei per la Pubblica amministrazione. Si parte da una delle più grandi emergenze: il “brain drain”, la fuga dei cervelli all’estero. Ecco dunque potenziato il “Programma nazionale di Phd”: dal 2021 saranno attivati tre nuovi cicli e aggiunti altri 3600 dottorandi nelle materie STEM per un totale di 1200 borse di studio l’anno, insieme a un programma Phd ad hoc con il contributo delle imprese di settore e 5000 nuovi posti l’anno, per un totale di 1,3 miliardi di euro (430 m M4C1-4.1, 600M M4C2-3.3). Anche la Pa si metterà a studiare: saranno attivati tre cicli di dottorati in collaborazione con la Scuola nazionale dell’amministrazione, oggi presieduta da Paola Severino, con 3000 posti in tre anni e un finanziamento di 430 milioni (M4C1-4.1).

La strategia interviene però anche sulla scuola secondaria e in particolare gli Its (Istituti tecnici-superiori), rafforzando i corsi nelle materie STEM. Quanto alla ricerca, un milione e seicentomila euro (M4C2, 3.1) saranno dedicati alla nascita della piattaforma di ricerca IA Data e Software, “una piattaforma unica condivisa da tutti gli ecosistemi italiani per contenere la proprietà intellettuale della ricerca scientifica italiana”.  Stessa cifra (M4C2, 1.4) invece per cinque centri di ricerca internazionali “selezionati su base competitiva” per creare “leader in R&D in tecnologie-chiave”. Un miliardo e trecentomila euro dal Pnrr (M4C1, 4.1 e M4C2, 1.2) e 200 milioni dal Fondo per la Scienza saranno destinati alla “ricerca pionieristica nel campo dell’IA, un nuovo settore di ricerca che mette insieme modelli di apprendimento e ragionamento, esperti di neuroscienza, psicologi”.

Poi c’è l’altra faccia della medaglia: riportare in Italia i “cervelli” fuggiti, possibilmente con un salario competitivo. Di qui il co-finanziamento di progetti di ricerca in materie sensibili, dal 5G al cloud di Gaia X, insieme a un Paese estero con “almeno un ricercatore che torna in Italia con lo stesso stipendio di prima”, cui sono dedicati 200 milioni di euro dal Fondo della Scienza (2021-2022) e altri 600 milioni dal Pnrr (M4C2, 1.2).

L’IA, spiega la strategia italiana, costituisce “una rivoluzione del modus operandi” delle imprese, dai processi interni ai rapporti con la clientela. Ecco perché serve sempre più una classe imprenditoriale “formata” all’IA. Per questo il governo inserisce nella strategia una serie di stimoli, da esenzioni fiscali per l’assunzione di esperti STEM a incentivi per le spese in software e hardware, finanziati dalla voce Transizione 4.0 del Pnrr (M1C1, 1).

La formazione non basta: l’industria italiana deve essere messa in condizione di crescere. A partire dalle startup specializzate nell’IA, che la strategia propone di aumentare del 30% rispetto al 2021 con un aumento del 50% degli stipendi medi. Un ruolo, si legge, sarà giocato dal “Fondo nazionale innovazione” di Cdp Venture Capital, creato su iniziativa del Mef, che “ha un budget iniziale di 1 miliardo di euro che punta a unificare e moltiplicare risorse pubbliche e private dedicate al tema strategico dell’innovazione”.

Un altro fronte su cui il governo vuole intervenire è quello delle certificazioni europee dei prodotti in IA, che dovranno aumentare “del 30%”. Di qui “la definizione di un sistema nazionale di governance che supporti la certificazione di prodotti che finiscono sul mercato con un più alto profilo di rischio”. Chiude il cerchio un capitolo dedicato alla PA e al potenziamento dell'”ecosistema govtech”. A questa missione sarà rivolto un programma “acceleratore” di startup che riusciranno a fornire “soluzioni potenziali per la PA basate sull’IA”, sotto la supervisione del MITD guidato dal ministro Vittorio Colao.

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