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Intercettazioni e contratti secretati. Il Copasir dà la linea al Parlamento

Il Comitato sulla sicurezza della Repubblica ha approvato una relazione sui contratti secretati, con riferimento al noleggio dei diversi sistemi di intercettazione. Ecco tutti i dettagli e che cos’ha detto la ministra Cartabia sulla lettera di messa in mora inviata nei mesi scorsi dalla Commissione europea

Il Copasir ha approvato la “Relazione sulla disciplina per l’utilizzo di contratti secretati, anche con riferimento al noleggio dei diversi sistemi di intercettazione” curata dal senatore Francesco Castiello (Movimento 5 Stelle) e dal deputato Elio Vito (Forza Italia). Lo ha reso noto il presidente, il senatore Adolfo Urso (Fratelli d’Italia).

LE AUDIZIONI

L’approfondimento, si legge nella relazione, è stato svolto tramite “un breve ciclo di audizioni” che ha visto sfilare davanti al Copasir il 14 settembre Luciano Calamaro, il presidente della sezione di controllo della Corte dei conti sui contratti secretati, (qui l’articolo di Formiche.net) e martedì 19 ottobre Marta Cartabia, ministro della Giustizia. Al termine del confronto con Calamaro, aveva comunicato Urso, “si è evidenziata la necessità di interventi volti a migliorare la normativa e le procedure per garantire una maggiore efficacia nell’attività di controllo che in ultima istanza fa capo al Parlamento”. Da qui, l’incarico a Castiello e Vito.

LE CARENZE DI AMMINISTRAZIONI ED ENTI

Alla luce dei dati della relazione al Copasir sull’attività di controllo esercitata dalla Corte dei conti nell’anno 2020 (131 atti esaminati, 100 registrati, per lo più provenienti dal ministero della Difesa), il Comitato ha ritenuto necessario segnalare al Parlamento “l’incompletezza delle informazioni rese da talune Amministrazioni ed Enti che denotano un quadro contrassegnato da lacune e carenze”.

In particolare, viene sottolineato che, “a fronte della presumibile ponderosa attività delle Procure anche in merito all’impiego di sistemi di intercettazione che vede l’ordinamento italiano tra i maggiori utilizzatori di tali strumenti, per il ministero della Giustizia sono stati registrati solo 6 atti (compresi 4 giacenti) di cui 4 riferiti al noleggio di sistemi di intercettazione per una sola sede di Tribunale a fronte di 140 Tribunali sul territorio italiano”.

IL NODO INTERCETTAZIONI

L’audizione della ministra ha riguardato anche la lettera di messa in mora inviata dalla Commissione europea all’Italia a giugno, legata al fatto che la normativa nazionale sulle spese di giustizia esclude dall’ambito di applicazione della direttiva il noleggio di apparecchiature per intercettazioni telefoniche nelle indagini penali. Per la Commissione “l’esclusione di tali transazioni” impedisce alle società di noleggio “di esercitare i diritti previsti dalla direttiva stessa”.

La ministra, si legge nella relazione del Copasir, “ha rappresentato che armonizzare le tariffe è un elemento problematico nell’interlocuzione con le Procure” per via di un “tariffario proposto” che “è stato considerato troppo rigido e pone problemi nei casi in cui fissa tariffe di molto inferiori alla media”. Riguardo alla citata direttiva europea che l’Italia non ha rispettato, ha spiegato che sta valutando la richiesta di un’interpretazione ufficiale alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

I CASI HACKING TEAM ED EXODUS

Richiamando l’attenzione del Copasir anche nella precedente legislatura (presidente il senatore Giacomo Stucchi della Lega Nord) dopo il caso Hacking Team, azienda italiana che nel luglio del 2015 subì l’esfiltrazione di un’ingente quantità di dati resi pubblici, il Comitato sottolinea che nella relazione del febbraio 2018 figurava l’auspicio di “una valorizzazione di apposite linee guida tra le aziende coinvolte e gli uffici giudiziari competenti, sull’esempio di alcune procure italiane, per il corretto impiego delle strumentazioni volte ad attività di intercettazione e captazione”.

L’attenzione non si è abbassata nella nuova legislatura, “anche tenuto conto dell’impatto del recente caso Exodus, un software di captazione utilizzato da varie Procure per condurre investigazioni informatiche e che nel corso del 2019 è stato oggetto di indagine da parte della Procura di Napoli e in merito alla quale sono state investite successivamente la Presidenza del Consiglio e la Procura di Roma”, si legge nella relazione. “L’indagine”, prosegue il documento, “ha appurato che non vi erano garanzie di sicurezza circa la conservazione e la gestione dei dati sulla piattaforma Exodus e che le misure di sicurezza non erano idonee a mantenerne la segretezza e l’integrità”.

LE PROPOSTE CONCLUSIVE

Il Copasir ha formulato la proposta di alcuni correttivi normativi per ovviare agli aspetti critici legati alle attività negoziali che non pervengono alla Sezione centrale, “che comunque rendano l’operato della Sezione maggiormente incisivo e finalizzato a una corretta gestione della spesa e comunque mai disgiunto dalla salvaguardia della sicurezza nazionale”. Primo: potenziamento dell’apparato sanzionatorio della Sezione centrale della Corte dei conti. Secondo: rafforzare il ruolo dello stesso Copasir “trasformando quello che è un onere informativo in una attività consultiva”.

Terzo: una maggiore trasparenza sull’apposizione della clausola di secretazione, affinché questa sia “esplicitata e congruamente motivata”. Quarto: per quanto riguarda le intercettazioni, il Comitato “ritiene apprezzabile” l’impegno del governo relativamente alle problematiche del settore e segnala “l’esigenza di interventi normativi volti a migliorare la disciplina dell’affidamento di tale servizio secondo alcune indispensabili linee direttrici”, tra cui “l’auspicabile superamento della richiamata divergenza interpretativa tra ordinamento interno e comunitario nella direzione di un adeguamento verso quest’ultimo per la protezione dei diritti fondamentali, con particolare riguardo alla privacy”.

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