Lamorgese chiama un ex ministro dell’Interno leghista a collaborare al Viminale. No, non è Matteo Salvini ma Roberto Maroni, ex segretario del Carroccio: presiederà la Consulta per l’attuazione del protocollo sul caporalato. In mezzo allo scontro con i leghisti sulle manifestazioni no-pass
Non tutta la Lega è in guerra con Luciana Lamorgese. Anzi, c’è una Lega che con il ministro dell’Interno è pronta a lavorare, fianco a fianco. Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno e già segretario del Carroccio, presiederà la Consulta per l’attuazione del Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato sottoscritto il 14 luglio scorso.
A dare l’annuncio è proprio Lamorgese. Durante la cerimonia di insediamento la titolare del Viminale lo ha accolto con entusiasmo: “Ringraziamo di cuore Roberto Maroni, che ci ha dato il grande onore di accogliere la nostra richiesta”. Una richiesta, spiega, pensata insieme ai ministri del Lavoro e dell’Agricoltura Andrea Orlando e Stefano Patuanelli, in virtù “della sua grande esperienza come ministro dell’interno e del Lavoro”.
Così, nel mezzo della battaglia della Lega con la ministra, di cui Matteo Salvini chiede a gran voce le dimissioni per la gestione degli scontri della piazza no-green pass e l’uso di idranti contro i portuali di Trieste, ecco convocato al Viminale, dall’altra parte della barricata, un leghista “doc” e colonnello della prima ora di via Bellerio.
“Per me è un grande onore assumere la presidenza della Consulta contro lo sfruttamento lavorativo in agricoltura e il caporalato. Un onore e un impegno che voglio portare avanti con vigore e con tutta l’energia necessaria a dare attuazione al Protocollo d’intesa, al Piano triennale e alla Costituzione, che all’articolo 1 riconosce il diritto al lavoro regolare come principio fondamentale di ogni individuo”, ha detto Maroni. “C’è molto da fare – ha aggiunto l’ex ministro – gli sfruttatori sono sempre in agguato”.
Per “Bobo” Maroni si tratta di un primo ritorno in politica dopo un lungo periodo dietro le quinte. Mesi fa si era ritirato dalla corsa a sindaco di Varese – vinta lunedì scorso dal dem Davide Galimberti contro lo sfidante leghista Matteo Bianchi – a causa di problemi di salute.
La nomina è certo giustificata dalla lunga esperienza di Maroni nei governi Berlusconi, sia al Viminale che al ministero del Lavoro – in quest’ultimo affiancato da Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse nel 2002. Maroni però è stato in questi anni tra i più severi critici di Salvini e della sua linea da segretario e da ministro dell’Interno. Impossibile sapere con certezza se la ministra ne abbia tenuto conto…