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Di Maio a Tripoli per la prima conferenza sulla Libia in 10 anni

La Libia parla di Libia. Per la prima volta in dieci anni, una Conferenza internazionale per la stabilizzazione viene ospitata a Tripoli. In mezzo a tutte le criticità che ancora soffre il Paese. Mancano alti rappresentanti di Russia e Turchia, che hanno inviato vicedirettori di dipartimenti del ministero degli Esteri anche per segnalare una distanza dal modo con cui la Comunità internazionale (dunque non solo Ue e Usa, ma anche l’Onu) guida la soluzione di certi dossier

Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, è stato a Tripoli per partecipare alla Conferenza sull’Iniziativa per la stabilizzazione della Libia – iniziativa nata anche col sostegno italiano. La Libia per la prima volta si trova a parlare di se stessa, a ospitare una conferenza internazionale per parlare di come spostare il Paese dal percorso di divisioni e violenze che ha caratterizzato questo ultimo decennio verso un percorso di stabilità e conseguente prosperità.

Insieme al capo della diplomazia italiana ci sono altri 15 ministri degli Esteri, e rappresentanti da Unione Africana, Unione Europea, Lega Araba e Nazioni Unite – con l’Onu che guida il percorso di stabilizzazione avviato dal cessate il fuoco di un anno fa, proseguito con il Foro di dialogo politico libico e poi implementato tramite la nomina di un Governo di unità nazionale col compito insindacabile, cruciale di portare il Paese alle elezioni (fissate per il 24 dicembre).

La mossa dell’attuale premier Abdelhamid Dabaiba è letta da alcuni ambienti come un tentativo per rafforzarsi con l’obiettivo di poter essere recuperato nel contest elettorale (dal quale, accettando l’incarico del Foro, sarebbe escluso secondo le regole dell’Onu). È un tema ricorrente di questa fase: il voto, spinto dalle Nazioni Unite e dalla Comunità internazionale (su tutti da Italia e Stati Uniti), rischia ancora di saltare per via di divisioni che per ora si mantengono sulla sfera politica interna.

Dinamiche che si sono ripercosse oggi nella preparazione di una dichiarazione congiunta, in cui – secondo le informazioni disponibili da Tripoli – Dabaiba non voleva indicare la data del voto. Un modo per evitare una forma definitiva. Data che però a questo punto, diventa più probabile, anche perché il 24 ottobre il presidente della Commissione elettorale dichiarerà aperta l’iscrizione delle liste e delle candidature per le presidenziali e le parlamentari.

Con Di Maio a Tripoli c’è il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, e l’assistente del segretario di Stato americano per il Near East, Yael Lampert, ma mancano alti rappresentanti di Russia e Turchia, due degli attori esterni con più presa sul Paese. Ankara e Mosca hanno inviato vicedirettori di dipartimenti del ministero degli Esteri anche per segnalare una distanza dal modo con cui la Comunità internazionale (dunque non solo Ue e Usa, ma anche l’Onu) guida la soluzione di certi dossier. È di nuovo un confronto tra modelli, quello che caratterizza l’attuale fase degli affari internazionali.

Il problema dell’assenza russa e turca riguarda la presenza di forze militari straniere in Libia collegate ai due Paesi. Forze che dovevano uscire dal Paese mesi fa, ma su cui i due governi in questione si rifiutano di fare passi avanti; i turchi perché le definiscono regolari, presenti sulla base di un accordo col precedente governo onusiano di Tripoli; i russi, che sono schierati sul lato opposto, non ne riconoscono l’esistenza perché si tratta di contractor della società privata Wagner (che spesso il Cremlino usa per compiti ibridi).

Dopo la riunione di Tripoli, ci sarà una nuova riunione a Parigi. La data è fissata per il 12 novembre, ma nei giorni scorsi una parte di politici libici ha preso posizione contraria. Agenzia Nova ha appreso da fonti diplomatiche europee che la Francia avrebbe offerto la co-presidenza dell’evento di Parigi anche a Italia e Germania, che però avrebbero declinato.



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