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Macron alla conquista dello Spazio. La strategia francese spiegata da Spagnulo

Francia nucleare bollette

Il presidente francese Emmanuel Macron ha presentato il piano di investimenti da 30 miliardi di euro con cui “trovare la strada per l’indipendenza della Francia e dell’Unione europea per rispondere alle grandi sfide del nostro tempo”. Tra quest’ultime, secondo Macron, c’è anche l’esplorazione dello Spazio. L’opinione dell’ingegnere ed esperto aerospaziale

Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha illustrato ieri le sfide al suo Paese e la strategia per condurlo, attraverso un piano di investimenti da 30 miliardi di euro, verso un’autonomia strategica che possa fungere da traino anche per l’Ue. I retropensieri politici di Parigi in questo senso non sono nuovi. La Francia del 2030, nella visione del suo presidente, deve restare il Paese-guida nell’Unione per affrontare le sfide tecnologiche e geopolitiche globali. Cambiamenti climatici, energia, trasporti, demografia e politiche sociali, nuove tecnologie sono alcuni dei temi trattati da Macron.

La campagna elettorale per le presidenziali del 2022 entra nel vivo e tale piano va senz’altro letto in quest’ottica. Tuttavia, molti dei temi in esso contenuti rimarranno probabilmente centrali nella strategia francese al di là di chi sarà il prossimo inquilino dell’Eliseo. Tra i diversi temi che Macron ha citato nel suo lungo discorso, impostato su dieci obiettivi-chiave, uno è stato lo Spazio e come l’evoluzione dell’esplorazione spaziale stia influenzando la geopolitica globale.

È bene quindi leggere le sue precise parole prima di fare le dovute considerazioni: “Il nostro nono obiettivo è quello di prendere pienamente parte alla nuova avventura spaziale. Ciò che viene chiamato New Space. Ma di cosa si tratta? Un mondo che pensavamo fosse impossibile è invece arrivato molto più velocemente di quanto pensassimo. Il mondo spaziale in cui vivevamo era un mondo oligopolistico gestito da pochi Stati in cui pochi operatori hanno avuto un ruolo molto importante, e continuano ad averlo, e peraltro hanno permesso a settori industriali francesi di svilupparsi, consolidarsi e ottenere risultati eccezionali”.

“Ma – ha aggiunto Macron – nuovi player sono emersi molto più velocemente di quanto si pensasse. E non sono arrivati per caso, ci sono stati massicci investimenti di denaro pubblico che hanno portato a innovazioni rivoluzionarie. Questo è il modello SpaceX. Un sacco di soldi dall’amministrazione Usa e un innovatore dirompente che cambia le pratiche e le abitudini del settore. Funziona. Siamo in procinto di avere un’accelerazione dei processi industriali ma anche dei comportamenti dei poteri. E quindi c’è un’accelerazione tecnologica e industriale dell’uso dei sistemi spaziali e della geopolitica nello spazio. Non voglio soffermarmi qui troppo a lungo, ma questo è ciò che sta accadendo. Questo è ciò che ha presieduto le nostre decisioni nella legge di programmazione militare per creare un nuovo comando spaziale in seno alla nostra forza aerea per affrontare queste sfide”

Inoltre, ha rimarcato il presidente, “ci sono nuovi conflitti e ci sono nuovi attori”. E quindi “la questione della sicurezza nello spazio si pone in termini radicalmente nuovi. Tutto ciò presuppone che la Francia, assumendo di lavorare con attori affermati ma anche con attori che possono innovare, crei un matrimonio culturalmente realizzabile, in cui la Francia riesca a innovare in nuove forme di esplorazione spaziale, in nuovi usi e in tutto ciò che ridefinisca i nuovi termini di sovranità nello spazio. Per questo, a breve termine, abbiamo diversi obiettivi: mini-lanciatori riutilizzabili, obiettivo che dobbiamo essere in grado di raggiungere entro il 2026, ma anche micro e mini satelliti, le costellazioni di domani e tutte le innovazioni tecnologiche nel cuore di questo New Space”.

Prima considerazione: il modello SpaceX è scottante per Parigi. La società di Elon Musk non ha solo detronizzato Arianespace dal mercato commerciale dei lanci spaziali, ma lo ha rimodulato del tutto diventando operatore globale su tutta la catena del valore dell’industria spaziale. E tutto ciò mentre il sistema europeo – industrie e agenzie spaziali – è rimasto a guardare. Ovvio che la Francia non intenda restare in questa situazione; bisogna cogliere quindi gli spunti, nemmeno troppo velati, che il presidente ha evidenziato nel suo discorso.

Il New Space sta cambiando l’uso che sinora si è fatto dei sistemi spaziali e ciò che sta emergendo è che il loro utilizzo commerciale ne fa invece anche uno strumento di supremazia geopolitica e militare. In questo senso Macron correla in modo esplicito il New Space alla decisione di creare un comando spaziale militare e di fatto delinea la militarizzazione dello spazio come una priorità sia per attuare innovazione tecnologica e sia per recuperare sovranità nell’ambiente spaziale secondo i nuovi termini che la geopolitica globale sta ridefinendo.

Nel citare i mini-lanciatori riutilizzabili o i mini/micro satelliti è impensabile che il presidente francese li ritenga talmente innovativi da poter ristabilire un equilibrio commerciale vis-a-vis di una debordante SpaceX. Essi sono piuttosto assetti con cui sviluppare nuove tecnologie di contromisura e di offesa nello spazio, così da permettere al paese di dotarsi di forme di deterrenza anche in quel dominio. È noto dal 2019 che il Cnes e il ministero della Difesa francese stiano studiando lo sviluppo di piccoli satelliti dotati di capacità di sorveglianza e attacco da lanciarsi con nuovi razzi approntabili in tempi rapidi. Il ministro Florence Parly ne aveva parlato esplicitamente nel presentare la “Loi de Programmation Militaire 2019-2025” – richiamata appunto nel discorso di Macron – in cui ben 4,3 miliardi di euro erano stati dedicati proprio ai sistemi spaziali.

È del tutto plausibile che nella visione francese tutto ciò dovrà accompagnare e non sostituire gli assetti attuali, cioè il lanciatore Ariane e i satelliti geostazionari, che rimarranno quale arsenale consolidato per qualunque nazione vorrà essere definibile una space-power. La grande costellazione da centinaia di satelliti Leo che la Commissione europea su impulso del Commissario francese Thierry Breton prova, non senza difficoltà, a sviluppare dovrà essere anch’essa uno degli strumenti del New Space targato Ue. Così il progetto garantirà sostegno pluriennale all’industria e, presto o tardi, assicurerà ai governi un mezzo proprietario di comunicazione e posizionamento.

Non c’è traccia nel discorso di Macron di temi quali l’esplorazione umana dello spazio, e non significa che la Francia non sostenga l’astronautica ma solo che essa ha secondaria importanza strategica. Il non detto di quanto sopra riguarda il rapporto della strategia francese con gli enti comunitari, cioè Ue, Esa e agenzie spaziali dei vari Stati membri, i cui governi in teoria potrebbero avere strategie e progetti diversi da quelle di Parigi. I budget per lo spazio non sono illimitati e una visione ambiziosa come quella francese non può non tener conto di come sviluppare al meglio la sinergia tra la spesa nazionale e i vari fondi europei.

Le parole del presidente francese devono far riflettere anche il nostro mondo politico che dovrebbe assumere un ruolo concreto ed efficace nella strategia del settore, assicurando poi continuità ai programmi spaziali di interesse nazionale nell’ambito di idonee cooperazioni europee e internazionali. Nei fatti, la pur meritoria legge 7-2018 ha attribuito alla presidenza del Consiglio la strategia spaziale, ma l’ha poi operativamente attribuita a un ufficio politico della suddetta che, in quanto tale, decade a ogni termine del mandato. Nell’attuale legislatura per esempio ci sono stati già tre avvicendamenti, mentre negli altri Paesi – a cominciare dalla Francia – il concetto di continuità strategica è salvaguardato istituzionalmente. Quindi una rapida revisione della legge appare opportuna. Soprattutto perché allo stato attuale il nostro Paese si trova nel mezzo di una dinamica conflittuale tra Francia e Germania, due Stati dalla chiara seppur differente strategia di politica industriale, col rischio di ritrovarsi in ruoli marginali nei progetti futuri ma continuando a esserne contributore netto.

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