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In Marocco un governo per un nuovo modello di sviluppo

governo marocco akhannouch

Il neo premier liberale, Aziz Akhannouch, uscito vincitore dalle elezioni dell’8 settembre scorso, ha scelto una squadra di ministri giovani e competenti per eseguire rapidamente i progetti del nuovo modello di sviluppo di re Mohammed VI

Ha visto la luce la sera del 7 ottobre il nuovo governo liberale e socialdemocratico del Marocco, figlio delle elezioni politiche dell’8 settembre che hanno sancito la sconfitta del partito islamico di Giustizia e Sviluppo (Pjd) e la bocciatura da parte degli elettori dei suoi 10 anni di governo.

Il neo premier, Aziz Akhannouch, ha presentato la sua squadra dopo che i ministri proposti sono stati ricevuti dal re Mohammed VI. Ad accogliere il nuovo esecutivo, composto da 24 ministri di cui 7 sono donne, oltre al monarca era presente il principe ereditario, Moulay El Hassan in una cerimonia che si è svolta nel palazzo reale di Fez.

Alla luce del responso dato dalle urne, il neo premier liberale ha deciso di costruire la struttura del nuovo esecutivo basandola sulla necessità di seguire quello che è il nuovo modello di sviluppo del re marocchino.

L’architettura del nuovo governo dà quindi un’idea chiara delle sfide che attendono la squadra di Akhannouch. Istruzione, salute e protezione sociale, occupazione e competenze, inclusione economica e sociale, energia e transizioni digitali. Con la nuova ripartizione dei portafogli ministeriali, ci troviamo di fronte a un organigramma atipico, voluto da un governo d’azione e incentrato su quelle che sono le priorità principali.

A differenza dei governi del passato, questa volta Akhannouch ha deciso di non costruire una squadra limitata a un semplice desiderio di gestire la cosa pubblica. Secondo tutti gli analisti che si sono espressi oggi sulla stampa di Rabat, questo nuovo organigramma dimostra un desiderio di trasformazione. Non è un caso che diversi ministri del governo Akhannouch siano stati in precedenza membri della Commissione Speciale sul Modello di Sviluppo (Csmd), a cominciare dal suo presidente, Chakib Benmoussa (nominato ministro dell’Educazione Nazionale, della Scuola dell’Infanzia e dello Sport), Abdellatif Miraoui (ministro della Istruzione superiore, ricerca scientifica e innovazione) e Leila Benali (ministro della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile).

Si tratta, insomma, di una struttura funzionale di 18 ministeri, organizzati in tre poli principali (quello dei ministeri sovrani, quello capitale sociale e umano e quello economico) e supportati da 5 ministeri delegati.

“Questo schema consente di ottenere coerenza e chiarezza nell’azione del governo”, spiega un membro dell’entourage di Akhannouch a Formiche.net. Si tratta, dice, “di chiarire le responsabilità, affidando un ruolo centrale ai ministri a pieno titolo e a quelli delegati alla Presidenza del Consiglio. Questo ha anche il merito di eliminare le interferenze tra dipartimenti ministeriali, evitando situazioni conflittuali simili a quelle vissute dal duo Abdelkader Amara-Charafat Afailal durante il governo El Othmani I”.

Oltre al premier Akhannouch, che nel precedente esecutivo era ministro dell’Agricoltura, ci sono delle conferme, come il ministro dell’Interno, Abdelouafi Laftit, quello degli Esteri Nasser Bourita e degli Affari islamici Ahmed Toufiq, ma anche delle novità come la giovane Nadia Fettah Alaoui, che passa da ministero del Turismo al ministero dell’Economia, o quella di un’altra donna, Leila Benali. È sul nuovo dicastero che le è stato affidato, quello della Transizione energetica e dello sviluppo sostenibile, che saranno puntati gli occhi e sul quale sono riposte grandi aspettative. Si tratta di una nomina attesa in quanto Benali è una rinomata esperta in strategia energetica e sostenibilità, ex direttore della Strategia presso la Arab Petroleum Investments Corporation (Apicorp).


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